Ambientalisti divisi tra apocalittici e integrati. Anche Guariniello boccia la legge sugli ecoreati
Di Carlo Perigli
Finalmente abbiamo una legge sugli ecoreati, ma servirà a qualcosa? La domanda appare lecita, specialmente a vedere il grande dibattito che fin da subito si è scatenato, dividendo tra favorevoli e contrari le stesse realtà che concordavano sulla necessità di una norma che prevedesse i reati ambientali. Festeggia Legambiente, che ieri ha brindato in Piazza Navona srotolando uno striscione recante la scritta “Dopo anni di battaglie gli ecoreati sono nel codice penale. Ecogiustizia è fatta”. E sicuramente l’introduzione di una legge che l’Italia aspettava da oltre 20 anni è di per sé un fatto positivo. La domanda piuttosto è un’altra: questa norma ha le carte in regola per rispettare le aspettative? Qualche dubbio sorge ad esempio ascoltando le parole di Guariniello, fino a pochi mesi fa pubblico ministero nel processo contro Eternit, naufragato a causa della prescrizione. «E oggi, se potessimo ricominciare tutto da capo, finirebbe allo stesso modo – ha dichiarato il magistrato – Perchè i tempi sono stati raddoppiati, è vero, ma la struttura è rimasta la stessa». Il problema di fondo, secondo il magistrato, risiede nella decisione della Cassazione, secondo cui “questo reato si consuma quando avviene l’evento”, un principio che questa legge ha mantenuto, facendo si che il reato cominci “a prescriversi quando ancora non si è nemmeno manifestato”.
Ad aumentare le perplessità, la previsione secondo cui il disastro ambientale è tale solamente se “abusivo“, quindi in violazione delle leggi esistenti, e se reca danni “a porzioni estese o significative di suolo o sottosuolo”. In questo senso si sono espressi Paolo Ferrero e Angelo Bolelli, rispettivamente segretario di Rifondazione Comunista e dei Verdi. «Il pensiero corre veloce allo “Sblocca Italia” – ha dichiarato Ferrero – che sembra fatto più per favorire gli inquinatori e gli speculatori ambientali, togliendo ogni regola ed ogni vincolo per la tutela dell’ambiente e del territorio”».
Ultimo terreno di scontri tra favorevoli e contrari è infine l’esclusione dalla norma del divieto di ricorrere all’air gun, una tecnica di ispezione dei fondali marini basata su una serie di spari di aria compressa, le cui onde riflesse permettono di estrarre dati sulla composizione del sottosuolo. Inizialmente aggiunto con un emendamento al testo della Camera, il divieto espresso nei confronti di tale tecnica è stato stralciato su richiesta di Palazzo Chigi. Di “scelta giusta” ha parlato Pietro Cavanna, presidente settore Idrocarburi di Assomineraria. “Se fosse passato il divieto – ha dichiarato ad Adnkronos – saremmo stati i primi al mondo”, poichè “l’air gun non utilizza esplosivo ma aria compressa e serve sia per scopi di ricerca degli idrocarburi ma sopratutto per fini scientifici”. Toni decisamente contrastanti con quelli tenuti dal presidente del Consiglio Regionale della Puglia Onofrio Intona, decisamente contrariato per la scelta del governo. Secondo Intona si tratta difatti di “un brutto stop al divieto di usare tecniche invasive geosismiche nelle prospezioni petrolifere in mare, appena mitigato dalla notizia che i delitti ambientali entrano finalmente nel codice penale“. In particolare, a far storcere il naso è quel paradosso secondo cui “non si possono maltrattare tartarughe e cetacei, e questo è giustissimo, ma si può di fatto ucciderli, sparando bordate d’aria compressa contro i fondali marini, per scandagliare sacche sotterranee di idrocarburi”. Per Intona l’esclusione del divieto di ricorrere all’air gun è una chiara vittoria del “partito dell’oro nero”, che minaccia la salute dell’Adriatico e dello Ionio”, mettendo in pericolo sia la salute dei grandi cetacei che, spostandosi con l’udito, sono minacciati dalle onde sonore sparate sul fondo, ma non solo, perché, il basso adriatico “ospita” sia origini delle guerre mondiali che ben sei siti di affondamento, “nei quali gli aerei Nato hanno sganciato bombe inutilizzate nelle incursioni in Bosnia e Kosovo“. “Non voglio nemmeno pensare – ha aggiunto Intona – a cosa potrebbe innescare una ricerca air gun nel posto sbagliato”. Insomma, l’approvazione di questa legge, almeno per il momento, ci lascia una certezza e un interrogativo. Sicuramente, dopo tanti anni di attesa il codice penale italiano prevede finalmente i reati ambientali. Il dubbio è che dietro i tanti proclami si nasconda nient’altro che un’arma spuntata.
Io penso che un governo come quello di Renzi non possa che fare che danni o al massimo cose non servono a nulla e che servono solo per fare un pò di sceneggiata in Tv. Però vedremo, tanto si fa presto a capire, i reati ambientali in Italia sono all’ordine del giorno..