Il Comando Sud USA ha reso noto che nei prossimi giorni 280 marines saranno dislocati in Centro America con il pretesto di combattere la criminalità organizzata
di Marina Zenobio
Un editoriale del quotidiano messicano La Jornada informa che, nei prossimi giorni, il Comando Sud delle forze armate nordamericane inizieranno a dispiegare una “task force” composta da 280 marines, truppe di aria mare e terra, in diversi paesi del Centro America. Il pretesto dichiarato della “task force” statunitense è quello di combattere la criminalità organizzata e aiutare le popolazioni civili in caso di disastro naturale. Il numero più consistente di tale forza sarà concentrato in Honduras, con 180 effettivi inviati nella base militare USA di Palmerola. Gli altri 100 distribuiti tra Guatemala, El Salvador e Belize.
“In caso di situazioni di emergenza nella regione, i marines avranno la possibilità di raggruppare velocemente personale ed equipe” si legge sul comunicato del Comando Sud.
Una notizia che deve preoccupare perché, come da precedenti storici, la presenza delle forze militari USA non ha portato mai nulla di buono per le popolazioni centroamericane.
Fin dall’incursione del filibustiere William Walker in Nicaragua, Costa Rica e Honduras a metà del XIX secolo, per arrivare all’appoggio genocida delle amministrazioni Reagan e Bush alle dittature guatemalteca e salvadoregna negli ultimi decenni del secolo scorso, la presenza dei contingenti militari USA in America centrale si è tradotta in massacri, violazione massiva dei diritti umani, appoggio a tiranni impresentabili e perdita di sovranità per le nazioni colpite.
In realtà, queste avventure belliche sono finite in occupazione – come avvenuto in Nicaragua con Walker che proclamò una repubblica schiavista o, 70 anni dopo, con truppe regolari la cui presenza provocò l’inizio della guerra di liberazione guidata da Augusto Cesar Sandino -, oppure nella creazione di regimi fantoccio, come accaduto sempre in Nicaragua con la dinastia dei Somoza, in Guatemala con Carlos Castillo Armas, e in Honduras con governi civili puramente decorativi fino a trent’anni fa.
Oggi non è che Washington sia più rispettoso dei diritti umani e delle sovranità nazionali rispetto a 30, 60 o 100 anni fa. Lo dimostrano gli stessi abusi di polizia perpetrati sempre più spesso nelle strade delle città statunitensi, le torture di Guantanamo e Abu Ghraib, le incursioni belliche dell’amministrazione Obama in Libia e Siria. E sarebbe ingenuo credere che gli Stati Uniti abbiamo tanto meno rinunciato al proprio orientamento colonialista e alla sua ingerenza su quello che da sempre considera il suo giardino di casa
In queste circostanze un nuovo dispiegamento delle truppe di Washington in Centro America apre la prospettiva di un nuovo ciclo di violazioni massive dei diritti umani e di atrocità, come quelle perpetrate da militari e paramilitari presenti nella regione sotto la direzione, l’addestramento e il finanziamento del Pentagono e della CIA.
A peggiorare le cose, se i governi della regione non sono in grado di affrontare la criminalità organizzata e portarne i capi davanti alla giustizia, c’è da dubitare sulle loro capacità di punire le truppe occupanti che, come accade anche con i caschi blu dell’ONU, hanno garantita l’impunità per commettere qualsiasi tipo di abuso contro la popolazione civile.
La notizia arrivata dal Comando Sud USA apre una prospettiva inquietante per le popolazioni di Guatemala, Honduras, El Salvador e Belize. Non resta che sperare che i governanti di questa nazioni riconsiderino e rifiutino tale “aiuto”.