Gli Stati Uniti hanno ufficializzato l’esclusione di Cuba dalla lista degli Stati che appoggiano il terrorismo. Una misura più simbolica che pratica, almeno finché rimarrà in vigore l’embargo
Di Carlo Perigli
Cuba non appoggia più il terrorismo. Questo, in estrema sintesi, il contenuto della comunicazione resa nota quest’oggi dal Dipartimento di Stato Americano, a 45 giorni dalla decisione del Presidente statunitense Obama di escludere il Paese dalla lista nera, scelta che nel frattempo non è stata osteggiata dal Congresso. La notizia è stata accolta come un importante passo in avanti verso la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra i due Paesi, un percorso che potrebbe passare presto o tardi attraverso la riapertura delle rispettive ambasciate.
Tuttavia, l’esclusione di Cuba dall’elenco degli Stati che sponsorizzano il terrorismo – lista che ad oggi include Siria, Iran e Sudan – ha un valore più simbolico che pratico. Se difatti viene rimosso il divieto per l’isola di ricevere aiuti economici, esportazioni militari statunitensi, tecnologia a doppio uso (civile/militare) oltre alla concessione di prestiti da parte di istituzioni finanziarie internazionali, è bene sapere che tali misure rimarranno comunque in vigore, insieme ad altre anche più significative per via dell’embargo che gli Stati Uniti applicano nei confronti di Cuba dai primi anni ’60.
Come sottolineato anche da un articolo di Paula Martinez Alonso apparso su Granma, Cuba continuerà difatti a trovarsi sotto il fuoco incrociato degli effetti della Legge sul commercio con il nemico (1917), del Foreign Assistance Act (1961) e della Export Aministration Act (1979), che sostennero, nei primi anni della Rivoluzione, la politica di guerra economica contro Cuba. Accanto ad esse, un ruolo di primo piano continuerà ad essere svolto dalla legge Torricelli (1992), dalla Helms-Burton (1996) e dalla Legge di Riforma delle Sanzioni Commerciali ed Espansione delle Esportazioni (2000), che hanno dato all’embargo un carattere extraterritoriale, incidendo sui rapporti che Cuba ha anche con aziende non riconducibili agli Stati Uniti.
Anche le transazioni finanziarie con le banche estere, sebbene saranno sicuramente agevolate dal venir meno, nei confronti di Cuba, delle misure varate da Washington contro il terrorismo nel 2001, non subiranno cambiamenti significativi proprio a causa dell’embargo. Difatti, l’Ufficio del Controllo dei Beni Stranieri del Dipartimento del Tesoro americano, ossia l’organo che vigila sul rispetto delle norme di blocco e di penalizzare le istituzioni bancarie che lo violano, ha mantenuto il medesimo atteggiamento nei confronti delle transazioni finanziarie cubane anche dopo gli annunci “distensivi” fatti da Obama il 17 dicembre 2014. In questo senso è possibile leggere le multe rese negli ultimi mesi nei confronti di Paypal e Commerzbank.