Il giornalista indiano Joginder Singh è stato ucciso. In un recente articolo aveva denunciato il coinvolgimento nel land grabbing di un ministro dello Stato di Uttar Pradesh
Di Carlo Perigli
Accusa un ministro di land grabbing ed attività minerarie illecite e muore bruciato in seguito ad un aggressione. Succede in India, dove il giornalista freelance Joginder Singh è deceduto lunedì, a causa delle ustioni riportate sul 60% del corpo in seguito ad un aggressione avvenuta dentro la sua abitazione il primo giugno scorso.
A denunciare l’omicidio, ed il collegamento con il lavoro di inchiesta svolto da Singh, è stato il figlio del giornalista. Secondo quanto dichiarato dal giovane, non era la prima volta che il padre veniva aggredito da quando aveva pubblicato un articolo in cui accusava Ram Murti Singh Yadav, ministro dello Stato federato di Uttar Pradesh, di essere coinvolto in attività illecite legate all’estrazione mineraria e al land grabbing. L’ultimo episodio, quello fatale, sarebbe avvenuto poco dopo la pubblicazione, da parte di Singh, di alcuni dettagli della sua indagine tramite il suo profilo Facebook. Secondo quanto riportato dal figlio, pochi giorni dopo un gruppo di sei persone, tra cui due poliziotti in abiti civili, si sono recati nell’abitazione del giornalista.
“Hanno fatto irruzione in casa e hanno chiesto a mio padre del post – ha dichiarato il ragazzo – poi hanno iniziato a picchiarlo. Hanno versato della benzina sul suo corpo e gli hanno dato fuoco”.
Secondo quanto dichiarato dall’ispettore di polizia Satish Ganesh, la cui testimonianza è stata ripresa dal Guardian, prima di morire Singh aveva accusato sia Yadav che due ufficiali di polizia dell’aggressione avvenuta. Al momento, nessun arresto è stato reso noto, mentre il primo ministro dal primo giugno non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale.
Amnesty International ha richiesto un’indagine imparziale e approfondita, che porti dinanzi ad un tribunale i responsabili. “L’orribile attacco evidenzia i pericoli che i giornalisti possono incontrare nello svolgimento del loro lavoro“, ha dichiarato Sheemer Babu, responsabile della Ong in India.