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L’Europa riduca le emissioni inquinanti

Le più importanti associazioni impegnate sul tema dell’ambiente e della salute chiedono all’Italia di impegnarsi per rivedere al direttiva comunitaria sulle emissioni inquinanti

Di Marco Vulcano

inquinamentoUn impegno per una direttiva europea che riduca le emissioni inquinanti (NEC) in vista della riunione del Consiglio Europeo dell’Ambiente, programmata per il 15 giugno. A chiederlo, in una lettera indirizzata al ministro dell’Ambiente, Galletti, e per conoscenza a quelli della Salute, delle Infrastrutture e ai presidenti di Camera e Senato, è un lungo elenco di associazioni impegnate sul tema ambientale e della salute che vanno dal WWF a ISDE – Medici per l’ambiente, dal Coordinamento Agende 21 Locali Italiane a Legambiente, da Medicina Democratica a Slow Food.

«Ogni anno – scrivono le associazioni – l’inquinamento dell’aria è causa di oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa. È di pochi giorni fa la notizia che il Progetto VIIAS, (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute), coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio e realizzato nel quadro delle iniziative del Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute ha stimato che “l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno in Italia di circa 30mila decessi solo per il particolato fine (PM 2.5), pari al 7% di tutte le morti (esclusi gli incidenti). In termini di mesi di vita persi, questo significa che l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi; 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole. Gli effetti sono maggiori al Nord e il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno”. L’incremento della dei ricoveri – proseguono le associazioni firmatarie dell’appello – e del ricorso alle cure farmacologiche, oltre a milioni di giornate di lavoro perse, costituiscono un enorme costo aggiuntivo per la nostra economia. I costi collegati alla salute derivanti dall’inquinamento dell’aria in Italia si aggirano fra 47 e 142 miliardi solo nel 2010. L’inquinamento dell’aria ha un impatto grave e spesso devastante sulla natura e sulla biodiversità, sui raccolti, sugli edifici e, non ultimo, sul nostro patrimonio artistico ed i monumenti storici. La Direttiva NEC – prosegue l’appello – è quindi uno strumento unico e importante per ridurre le emissioni atmosferiche in tutto il continente Europeo».

Tuttavia le preoccupazioni non mancano, soprattutto per quello che, ad oggi, è lo stato della proposta avanzata dalla Commissione Europea, giudicata dalle associazioni firmatarie dell’appello insufficiente e «non in grado di consentire di raggiungere livelli tali da poter proteggere adeguatamente la nostra salute e l’ambiente».

La direttiva europea di cui il prossimo Consiglio Europeo sull’Ambiente è chiamato a discutere rischia infatti di permettere agli Stati membri di emettere persino più inquinamento di quello previsto dalla legislazione vigente, con uno scenario al 2020 in cui vi sarebbero ancora 340.000 morti premature all’anno in Europa, con violazioni dei livelli raccomandati dall’OMS per il PM2.5. Inoltre, gli impegni a ridurre le emissioni proposti per il 2030, inizialmente previsti per il 2025, vengono giudicati sia troppo distanti nel tempo che troppo deboli per risolvere i problemi di inquinamento atmosferico nell’UE. «La nozione della Commissione Europea di “riduzione del gap” del 67% tra lo scenario di base (quello che sta accadendo in ogni caso prima del processo di revisione NEC) e il massimo di ciò che è oggi tecnicamente possibile – si legge ancora nella lettera inviata al Ministro della Salute – è estremamente angusta ed esclude una serie di misure che potrebbero condurre l’Unione Europea ben oltre ciò che è comunemente percepito come tecnicamente fattibile».

Siamo dunque ben al di sotto rispetto a quello che si potrebbe fare anche nelle stime di fattibilità. Figurarsi nei fatti, di norma ben al di sotto.

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