“Her War: Women vs Isis” è il documentario, pubblicato da Russia Tv, che racconta le storie delle giovani combattenti dell’Ypj alle prese con la “rivoluzione nella rivoluzione”
Di Carlo Perigli
Gulan ha 18 anni, e sogna di imparare il francese per diventare un insegnante, per permettere ai bambini curdi di avere un istruzione adeguata. A differenza di molte ragazze della sua età però, tra lei e i suoi desideri si è intromesso l’Isis, ormai diventato l’ennesima costante minaccia che opprime la voglia di libertà del Kurdistan. Una libertà che Gulan ha deciso di prendersi con le sue mani, arruolandosi nell’Ypj, la sezione dell’Ypg – l’Unità di Protezione Popolare – composta esclusivamente da donne.
La sua storia, come quella di molte altre donne che decidono di imbracciare le armi per difendersi dallo Stato Islamico, è stata raccontata in “Her War: Women vs Isis“, un documentario pubblicato il 15 giugno scorso da Russia Tv, all’interno del quale viene illustrato il periodo di addestramento che le reclute dell’Ypj devono affrontare prima di essere mandate al fronte, a difendere la loro terra dalle barbarie dell’Isis.
«Volevo unirmi all’Ypg da molto tempo – ha raccontato Gulan – ora sono pronta a combattere con loro. Le nostre famiglie dicono che gli uomini dovrebbero combattere, mentre le donne devono stare a casa. Abbiamo visto donne con le uniformi dell’Ypg, sono rimasta colpita e ho deciso di unirmi a loro».
Già, perchè l’obiettivo delle Unità di Protezione Popolare è una vera e propria “rivoluzione nella rivoluzione”, che porti ad un cambiamento radicale anche nella stessa società curda. «Siamo cresciuti in una società all’interno della quale le donne sono considerate casalinghe, semplice proprietà degli uomini – spiega Roni, Comandante dell’Ypg. Sposarsi, per le donne, è come andare in carcere. Noi vogliamo creare una società nuova. L’entrata di queste donne nelle forza di autodifesa è una rivoluzione nella rivoluzione».
Un bisogno di cambiamento che parte dal basso, dai ceti più poveri, desiderosi di rovesciare una situazione dominata dalle ingiustizie. «Chi serve nell’Ypg viene prevalentemente da famiglie povere – spiega Tolheldan, Comandante dell’Ypj. Le famiglie ricche fanno altre cose, mentre quelle povere mandano i figli a servire la propria terra. I bambini poveri conoscono le difficoltà, ecco perché combattono per un futuro libero».
L’Isis e le disuaglianze del capitalismo, questi i principali nemici di chi combatte da queste parti. «Il capitalismo controlla tutto – prosegue Tolheldan – la libertà delle donne, degli uomini, la società in generale, anche la natura. Le foreste nel mondo stanno scomparendo, gli alberi vengono abbattuti, tutto viene inquinato. L’economia governa la società, l’economia è suprema; c’è anche un detto: “vali soltanto quanto hai in tasca”. Ecco, noi stiamo cercando di costruire una vita basata sull’uguaglianza, non solo per i curdi ma per l’umanità intera. Vogliamo creare quel sistema democratico che i nostri leader chiamano “confederalismo democratico“. Ecco perchè supportiamo il comunismo, il socialismo e la democrazia. Se dovessi morire e rinascere, mi unirei nuovamente all’Ypj. Perchè mi da forza, fiducia, e la possibilità di realizzare il mio potenziale. Come donna, so di esistere».