Con un deficit di 101 milioni di dollari, la crisi economica colpisce anche l’Unrwa, e i primi a pagarla saranno i rifugiati palestinesi
di Marina Zenobio
Da qui a settembre, i rifugiati palestinesi in Siria, Libano, Gaza e Cisgiordania resteranno senza servizi essenziali a causa della grave crisi finanziaria che attraversa l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi in Medio Oriente (Unrwa, nell’acronimo inglese).
A denunciarlo alla stampa lo stesso portavoce dell’Unrwa, Chris Gunness, colui che l’estate scorsa, dopo l’attacco israeliano alle scuole di Gaza, durante una intervista a Al Jazeera non resse l’emozione e scoppio in lacrime dicendo: “I diritti dei palestinesi e dei loro figli sono completamente negati e questo è terrificante”.
Riguarda la crisi economia dell’Agenzia, Gunnes ha dichiarato: “Nonostante abbiamo adottare severe misure di austerità, l’Agenzia ha accumulato un debito di 101 milioni di dollari e, per come stanno ora le cose, da settembre l’Unrwa non avrà più risorse sufficienti nemmeno per finanziare le attività essenziali” quelle che permettono a bambini, uomini e donne palestinesi rifugiate nei centri Unrwa di sopravvivere.
L’Unrwa, secondo quanto dichiarato da Gunnes, ha due fonti di finanziamento: “Il nostro fondo generale che finanzia i servizi basici come l’educazione, l’assistenza sanitaria e i servizi sociali; e poi abbiamo il fondo di emergenza destinato a Gaza e Cisgiordania perché, rispettivamente, il primo è sotto embargo economico e l’altro sotto occupazione israeliana. Inoltre dobbiamo pensare a più di 400 mila persone sfollate in Siria, i 45mila rifugiati in Libano e altri 15.000 che hanno attraversato la frontiera con la Giordania”.
Dopo la devastante aggressione militare di Israele contro Gaza, giusto un anno fa, l’Unrwa aveva lanciato una iniziativa di ricostruzione per un valore di 720milioni di dollari alla conferenza internazionale di donatori tenuta nell’ottobre del 2014 al Cairo. Ma dato che vale più investire in armi che in aiuti umanitari (per aiutare poi chi? I palestinesi?), la raccolta non raggiunse l’obiettivo.
Le elemosine raccolte, in parte, sono state utilizzare a sussidi d’affitto per gazawi che a causa dei bombardamenti israeliani avevano perso la casa, un’altra parte per la ricostruzione.
“Ma a febbraio del 2015 l’Unrwa ha dovuto sospendere il programma per aver accumulato un debito, in quel momento, di 585 milioni di dollari. Di conseguenza neanche una casa a Gaza è stata ricostruita” ha denunciato Gunnes.
I palestinesi che erano già rifugiati in Siria, con lo scoppio della guerra civile hanno ripreso un drammatico “pellegrinaggio” raggiungendo la loro già numerosa diaspora in Libano. Per assisterli l’Unrwa chiese all’Onu 417 milioni di dollari, ne è arrivato solo il 52% e l’organizzazione ha dovuto ridurre della metà i suoi sei progetti di aiuti umanitari: per ogni rifugiato 50 centesimi di dollaro al giorno.
In Libano, i rifugiati palestinesi provenienti dalla Siria dipendono completamente dall’Unrwa, compresi i sussidi per l’affitto di una casa. “Stiamo dando un sussidio d’affitto mensile di 100 dollari. Ma è troppo poco in un paese caro come il Libano”, ha precisato Gunnes.
“L’ultima volta che sono stato nel Paese dei cedri ho fatto visita ad una famiglia di rifugiati palestinesi nel poverissimo campo di Shatila, a Beirut. Pagavano 200 dollari al mese per vivere un ambiente di 12 metri quadri, con un bagno e una cucina inesistenti” racconta il portavoce Unrwa aggiungendo che “il sussidio è stato tagliato a fine giugno, e sospetto che quella famiglia ora viva per strada. E’ questa la realtà della crisi… per una sola famiglia di rifugiati palestinesi. Solo una delle storie in relazione con i fondi di emergenza che riceve l’Urnwa”.
Per quanto riguarda la parte generale del finanziamento, Gunnes racconta che “negli ultimi anni c’è stato un aumento graduale del deficit strutturale del fondo generale Unrwa, cosa che portato all’attuale deficit di 101 milioni di dollari”.
Le spese di funzionamento dell’ Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi in Medio Oriente sono di circa 35 milioni di dollari al mese, in queste sono compresi i salari di 30.000 impiegati, tra cui 22.000 tra maestri e professori, e la distribuzione di articoli di prima necessità come gli alimenti.
“A meno che non si intervenga per alleviare la crisi dell’Urwa, probabilmente sarà necessario prendere decisioni molto più dure nelle prossime settimane” ha concluso Gunnes. E saranno i rifugiati palestinesi, ancora una volta, a soffrire per primi le conseguenze.