Con due raid aerei, Tel Aviv è tornata a bombardare Gaza come rappresaglia per un missile lanciato contro Israele, lancio rivendicato da un gruppo salafita
di Marina Zenobio
Caccia israeliani, di nuovo, questa mattina, hanno bombardato Gaza come rappresaglia per un missile lanciato la notte scorsa dalla Striscia, e caduto in una zona disabitata vicino la città israeliana di Ashkelon, senza provocare vittime.
Da fonti palestinesi si è saputo che i due raid dell’aviazione di Tel Aviv hanno colpito la sede dell’Amministrazione civile di Jabaliya, a nord di Gaza, e le vicinanze del campo profughi di Al-Bureij, zona centrale delle Striscia. Anche in questo caso non si sono registrate vittime, solo danni alle cose. Israele ha giustificato la scelta degli obiettivi perché sarebbero usati da gruppi armati palestinesi, quindi considerati “infrastrutture terroristiche”.
Hamas fin da subito ha rigettato qualsiasi responsabilità nel lancio del missile verso Ashkelon, lancio che, nella tarda mattina di oggi, è stato rivendicato da un gruppo salafita “Brigate dello Sceicco Omar Khadir”.
Ma non è il primo caso di questo tipo che si verifica nella Striscia di Gaza dalla fine dell’attacco israeliano “Margine protettivo” dell’estate scorsa. L’ultimo, prima di ieri, il 24 giugno quando il lancio di missili dalla Striscia avevano provocato la reazione di Israele che ne aveva imputato la responsabilità a Hamas. E anche in quel caso il movimento islamista che governa de facto la Striscia aveva rigettato le accuse.
Secondo l’agenzia Nena News, dietro il lancio dei missili contro Israele ci sarebbero gruppi salafiti radicali che, così facendo, intendono sfidare l’autorità di Hamas impegnata a mantenere saldo il cessate il fuoco con Israele.
Fonti interne palestinesi e israeliani parlano addirittura della possibilità di avviare un dialogo tra le parti con la mediazione del Qatar. “L’obiettivo è quello di giungere ad una tregua di lungo periodo che dia maggior respiro ad una popolazione civile come quella di Gaza, ancora stremata dagli effetti dell’attacco dell’estate scorsa”.
Sarebbe anche in corso una trattativa per il rilascio di due israeliani che, secondo Tel Aviv, sarebbero detenuti nella Striscia: l’etiope israeliano Avraham Mengistu e un giovane beduino di cui non è stata resa nota l’identità. La trattativa, secondo quanto riportato dal quotidiano “The Times of Israel” sarebbe parte di un negoziato più ampio che riguarda la tregua, la riconsegna dei resti dei soldati israeliani Shaul e Goldin, l’allentamento del blocco sulla Striscia di Gaza e la costruzione di un ponte e di un aeroporto.
Nena News riporta fonti arabe secondo cui, già la prossima settimana, si potrebbe fare qualche passo avanti, anche se ufficialmente Israele continua a negare di voler siglare un cessate il fuoco permanente con Hamas. Ma non è facile capire tra notizie prima confermate e poi smentite da entrambe le parti. Secondo il sito web “Ynet News” ci sarebbe la possibilità di uno scambio immanente tra Hamas e Israele, i corpi dei due soldati israeliani in cambio di quelli di palestinesi uccisi durante l’operazione “Margine Protettivo”.