A notte fonda il voto del Parlamento di Atene: sì all’accordo. Tsipras: non ci credo ma bisogna votarlo. Varoufakis e un pezzo di Syriza non gli vanno dietro.
di Checchino Antonini
Il piano del premier greco Alexis Tsipras, approvato dal Parlamento greco, ha ottenuto 229 voti a favore, 64 contrari. Ben 34 deputati su 149 del partito di Tsipras hanno votato contro, altri 6 si sono astenuti.
«La famiglia» europea «del centrodestra ha voluto sopprimere le ragioni del popolo greco, erano quelli che ci dicevano che siamo un popolo pigro, che ci prestavano i soldi, ma il momento di grande solidarietà europea è arrivato quando la piccola Grecia dopo la seconda guerra mondiale» ha contribuito all’eliminazione di «tutto il debito della Germania».
E’ l’una di notte, ad Atene, quando Alexis Tsipras prende la parola prima del voto sull’accordo.
Il governo resterà in sella grazie all’apporto decisivo dei partiti che hanno trascinato la Grecia, anzi le sue classi popolari, nel baratro da cui Syriza avrebbe dovuto trarle in salvo inceppando la macchina infernale dell’austerity.
«Non abbellirò la situazione. Non è un bell’accordo ma possiamo fare tante cose e guarire ferite popolo greco», promette. E, ancora, «Quello che è successo con altri governi non accadrà più. C’è differenza tra chi lotta e chi concede senza lottare».
«È un colpo di stato, un crimine contro l’umanità, un genocidio sociale» ed «è stata assassinata la democrazia» ha detto prima del Premier, la presidente del Parlamento greco, Zoe Konstantopolou, nel dibattito sulle “riforme” necessarie al terzo piano di “salvataggio” della Grecia. L’esponente dell’ala radicale di Syriza aggiunge che «se abbassiamo la testa» tutto questo «si ripeterà ancora».
La seduta è drammatica, se dovesse andare sotto, il primo leader di sinistra dell’Eurozona ha assicurato che si dimetterebbe. Tsipras riprende la parola una seconda volta per ripetere di aver fatto una scelta di responsabilità: non credo più di tanto a questo accordo ma siamo obbligati, ripete. L’alternativa sarebbe stato il default.
Il voto sarà uno stillicidio, per chiamata nominale. No di Varoufakis, della Konstantopolou. La Reuters è la prima a battere la notizia che l’accordo è passato.
Ora la parola torna all’Eurogruppo mentre perfino il Fmi avverte sull’urgenza di tagliare il debito greco. Dieci giorni fa la vittoria dell’Oxi al referendum. Sembra un secolo.