Con l’attentato di Suruç si vuole fermare la solidarietà verso Kobane. L’Isis sembra aver dato il via ad una nuova strategia contro Ypg e Ypj
Di Carlo Perigli
Oltre trenta morti, un centinaio di feriti, alcuni dei quali particolarmente gravi. Potrebbe ben presto aggravarsi il bilancio dell’attentato avvenuto a Suruç il 20 luglio, un attacco da molti definito come il cambio di rotta della strategia bellica di Isis contro la Rojava. Già, perchè se la cittadina turca è stata l’obiettivo materiale dell’attentato, quello reale si trova dall’altra parte del confine turco-siriano, in quel lembo di terra che ormai da mesi resiste alle scorribande dello Stato Islamico e non solo. Il centro culturale Amara difatti da diversi mesi è diventato un rifugio sicuro per rifugiati provenienti da Kobane, ma non solo; al suo interno trovano abitualmente riparo volontari, attivisti e giornalisti, che da Suruç partono per attraversare il vicino confine ed aiutare le popolazioni locali o raccogliere notizie.
Ora, per la prima volta, Isis supera il confine e attacca in Turchia, in un attacco che si presenta come un caso unico da quando i curdi della Rojava hanno iniziato a combattere contro lo Stato Islamico. Come riportato da Yvo Fitzherbert su Kurdish Question difatti, l’attentato si differenzia, sia per magnitudo che per obiettivi, anche da quello maturato a due giorni dalle ultime elezioni turche ai danni del partito curdo. Questa volta difatti Isis ha scelto di colpire deliberatamente la Federazione Socialista delle Associazioni Giovanili, la cui delegazione era a Suruç in attesa di partire per Kobane per costruire un parco giochi per bambini, con il chiaro scopo di diffondere paura e dissuadere nuove forme di solidarietà verso i curdi della Rojava. In questo senso, anche il giorno scelto per l’attentato non sembra casuale, dato che il 20 luglio di 3 anni fa veniva istituita la regione autonoma, felice esperimento di autonomia democratica. A sua volta, anche l’intensificarsi di attacchi suicidi – dopo quello in Siria del 25 giugno e un altro durante il Newroz a marzo – dimostrano un cambio di strategia negli attacchi di Isis contro Ypg e Ypj, presumibilmente dovuti alle sconfitte maturate sul campo da settembre ad oggi, tra le quali quella di Kobane lo scorso mese.
Nel frattempo, si rafforzano i sospetti di un legame piuttosto solido tra l’Akp di Erdogan e lo Stato Islamico, un rapporto di cui si parla già da tempo, a maggior ragione dopo i fatti dello scorso giugno, quando per entrare a Kobane i terroristi di Isis avevano oltrepassato indisturbati il confine turco, solitamente più che controllato quando ad attraversarlo sono i curdi. Allo stesso modo, l’attacco al centro culturale di Amara è avvenuto in un luogo particolarmente presidiato dalle forze di polizia turche, che per l’occasione, secondo quanto riporta nuovamente KurdishQuestion, avevano controllato tutti i partecipanti all’entrata. Com’è ormai noto poi, diversi testimoni hanno raccontato di attacchi perpetrati dalle forze di polizia turche nei confronti delle auto che trasportavano i feriti verso l’ospedale della città.
Contro il partito di Erdogan si è scagliata l’Unione delle Comunità del Kurdistan, che in un comunicato ha accusato l’Akp della creazione di Isis in Siria e Turchia, il quale verrebbe utilizzato per realizzare le politiche di Ankara in Medio Oriente. “Come risultato di questa politica – si legge nel documento reso noto all’indomani dell’attentato – il confine tra Turchia e Siria è divenuto un rifugio per Isis e per bande da tutto il mondo, che lo usano per i loro scopi logistici”. Anche Selahattin Demirtaş, presidente del Partito Democratico del Popolo (HDP) ha chiesto all’Akp di chiarire la sua posizione relativa ad Isis, criticando il silenzio di Ankara sull’argomento e ribadendo che attacchi come questi non li obbligheranno ad abbandonare i loro principi di pace, democrazia e giustizia”.