Il Nobel per l’economia Joseph Stiglitz attacca il piano di austerità imposto ad Atene: “dannoso sia per la Grecia che per i creditori”
di Carlo Perigli
Nuovo attacco di Joseph Stiglitz alla troika e alle misure che questa sta imponendo alla Grecia. Dopo il sostegno al “No” per il referendum del 5 luglio, il premio Nobel per l’economia è tornato a spiegare perchè il piano di salvataggio che i creditori stanno imponendo alla Grecia sia totalmente privo vi senso. “Alcune leggi fondamentali richieste dalla troika – scrive Stiglitz in un articolo apparso lo scorso sabato sul New York Times – riguardano l’equilibrio tra tasse e spese, mentre altre hanno a che vedere con le norme regolano determinati mercati”. Ebbene, secondo l’economista, “per entrambi gli obiettivi [il piano] non ha senso nè per la Grecia nè per i creditori“. Un film già visto, che riporta la memoria di Stiglitz, ex direttore della Banca Mondiale, agli “effetti devastanti dei programmi imposti ai Paesi che si erano rivolti per un aiuto al Fondo Monetario Internazionale” alla fine degli anni ’90. Conseguenze nefaste, dovute “non solo all’austerità, ma anche ai c.d. programmi di aggiustamento strutturale” imposti dal Fondo.
Una serie di misure che, ad esempio, nel 1998 portarono al collasso del sistema bancario indonesiano e che sono stati la causa primaria di danni a diverse economie, prima e dopo le crisi scoppiate in America Latina, Asia e Africa, “trasformando regressioni in recessioni, recessioni in depressioni”.
“Pensavo che le lezioni date da questi fallimenti fossero state imparate – ha aggiunto Stiglitz e mi sorprende che l’Europa, da cinque anni a questa parte, ha deciso di imporre questi rigidi e inefficaci programmi ad uno Stato membro dell’organizzazione. A prescindere che il programma sarà attuato correttamente o meno, porterà ad un livello insostenibile del debito, come successe con un approccio simile in Argentina”. A causare buona parte dei danni secondo l’economista saranno l’asuterità, “causa principale della depressione greca” e l’assurdità della situazione attuale. “Se gli obiettivi (del Piano) non verranno raggiunti, come probabilmente succederà a causa proprio del programma stesso, verranno introdotte dosi aggiuntive di austerità”.
Una ricetta che “non ha senso neanche dal punto di vista dei creditori. “È come la prigione dei debitori del XIX secolo. Proprio come i debitori imprigionati non potevano realizzare un profitto utile a pagare il debito, la crescente depressione in Grecia la renderà sempre meno in grado di restituire il denaro“.
Ma se sia la Grecia che i creditori verranno danneggiati da queste misure, chi ne beneficerà? Secondo Stiglitz “in Grecia c’è un sentimento diffuso secondo cui speciali interessi, dentro e fuori il Paese, stanno usando la troika per ottenere ciò che non avrebbero potuto ottenere da un processo più democratico“. La risposta, insomma, va cercata in quelli che l’economista definisce “gli oligarchi“, ovvero quel gruppo di persone che in Grecia controllano il sistema bancario ed editoriale. Non a caso, scrive ancora Stiglitz”le importanti riforme che avrebbero frenato gli oligarchi greci sono state escluse dall’agenda – non una sorpresa dal momento che la troika già a suo tempo è sembrata schierata dalla loro parte“.