Dopo la Camusso anche il Forum dei movimenti per l’acqua chiede a Civati di fare un passo indietro sui referendum: «Prima un confronto ampio nella società»
di Checchino Antonini
«Civati non scherzare coi referendum, ripensaci». Firmato Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, titolare dei referendum contro le privatizzazioni del giugno del 2011. Il Forum sente «la necessità di prendere parola in merito al deposito di diversi quesiti referendari presso la Corte di Cassazione effettuato lo scorso 16 luglio dall’associazione “Possibile” promossa da Pippo Civati». Si tratta di otto quesiti che spaziano dalla materia elettorale al Jobs Act, dalla “Buona scuola” allo “Sblocca Italia”, con l’intenzione dichiarata di raccogliere le oltre 500mila firme necessarie entro il prossimo 30 settembre. «Riteniamo di dover prendere parola perché in base alla nostra esperienza – quella di due referendum che nel giugno 2011 hanno portato la maggioranza assoluta del popolo italiano a dichiarare l’acqua bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa – crediamo che si stia sbagliando nel metodo e nel merito».
Il referendum, secondo il Forum, è uno «strumento spuntato dalla crisi della democrazia, come abbiamo sperimentato con la mancata applicazione di quanto deciso sull’acqua, ma sicuramente capace di costruire sensibilizzazione culturale, mobilitazione sociale, partecipazione collettiva. Elementi senza i quali, l’annuncio di nuovi referendum rischia di essere il già conosciuto tentativo di sovradeterminare i conflitti reali aperti nella società». «Ha idea l’onorevole Civati di cosa voglia dire raccogliere le firme in tutto il paese entro il 30 settembre?».
Il Forum non ha mai smobilitato e oggi è direttamente impegnato in molte delle lotte ambientali contro lo Sblocca Italia e nella costruzione dell’attivazione sociale necessaria per fermare la nuova ondata di grandi opere inutili e devastanti, il nuovo ciclo di privatizzazione dei servizi pubblici locali. «E’ solo dall’elaborazione e dall’esperienza dei comitati direttamente impegnati che può maturare l’eventuale decisione di costruire una campagna referendaria». Un confronto sull’eventualità di una nuova stagione di “referendum sociali” interessa parecchio alla coalizione che promosse i referendum del 2011 a patto che si connettano le lotte in corso nella società contro l’attacco sistematico alla democrazia e ai beni comuni portato avanti dal governo Renzi e dai dogmi dell’austerità dell’Ue: «In nessun caso, crediamo che questo confronto possa essere by-passato o addirittura “rappresentato” da proposte velleitarie interamente giocate dentro lo schema di un autoreferenziale riposizionamento dentro il quadro politico. Sulla base di queste riflessioni, e come già richiesto pubblicamente dal variegato movimento per la scuola pubblica, crediamo sia necessario chiedere all’associazione “Possibile” di ritirare la propria proposta. La democrazia è troppo importante per essere affidata ad annunci velleitari ad uso mediatico».
Non pervenuta la risposta di Civati ma una richiesta analoga è pervenuta all’ex piddì da Susanna Camusso che, dalle colonne del manifesto, gli aveva detto che un referendum non si improvvisa, che non è questo il tempo e che lei preferisce la proposta: il nuovo statuto dei lavoratori. Alla leader Cgil, Civati ha risposto dal suo blog: «Nessuno ha presentato referendum su due piedi, ma su due mesi di lavoro, riprendendo uno spunto peraltro minacciato dalla stessa Cgil fin dall’approvazione del Jobs Act – ribatte Civati – basta volerlo. E, se non si vuole, basta dirlo. Da ultimo: non è vero che non si accompagneranno ai quesiti proposte inedite e nuove soluzioni. Anzi. Li presentiamo proprio per liberare il campo dalle schifezze, che personalmente ho contrastato anche quando ero in maggioranza (votando contro praticamente da solo), e aprire una stagione di cambiamento vero, che coniughi mobilitazione e progetto di governo. Nelle prossime settimane, inizieremo a parlarne, proprio utilizzando la campagna referendaria. Peraltro, sulle trivelle, come dimostra anche l’intervista a Michele Emiliano sul Fatto, la mobilitazione incrocia l’azione delle regioni che si stanno muovendo contro le trivelle, oggetto di due quesiti da parte nostra. Lo diciamo e scriviamo dall’inizio di maggio. E davvero non capisco perché sia meglio parlare da mesi di referendum per poi spostarli a dopo: ciò comporta un voto nel 2017. Tra due anni. Che a me sembrano un’enormità».
In realtà quello che è in ballo è la leadership di quello che resterà a sinistra a del Pd. A molti la fuga in avanti di Civati e dei suoi pare un tassello di quella partita ma i “referendum che Possibile offre al paese” sembrano una fuga in avanti anche ai movimenti sociali interessati e ai possibili partner di Civati nella ricostruzione di un soggetto politico un po’ più attrattivo di quello che esiste a sinistra del Pd.
qualcuno ha presente quanti referendum il popolo ha vinto? negli anni 80 ne abbiamio firmati ……molti e vinto, e quello proposto da Di Pietro che con un cavillo fu gettato nel cestino…………rivoluzione
e il disgusto sale, sale e ancora sale …
come l’onda del mare …