Secondo l’ex ministro Yanis Varoufakis dietro le accuse rivoltegli ci sarebbe la volontà di troika e oligarchi di delegittimare cinque mesi di negoziati
Di Carlo Perigli“Il bizzarro tentativo di vedermi accusato di tradimento, presumibilmente per aver cospirato al fine di spingere la Grecia fuori dall’Eurozona, riflette qualcosa di molto più ampio“. Inizia così Yanis Varoufakis sul suo blog, nel tentativo di fare chiarezza una volta per tutte sulle accuse che a breve gli potrebbero venire formalizzate, e che riguardano l’ormai noto “Piano B” preparato dalla squadra dell’ex ministro nel caso in cui la Grecia fosse stata esclusa dall’Eurozona. A giorni il Parlamento dovrà rispondere alla richiesta presentata dal procuratore della Corte Suprema per poter giudicare Varoufakis, con una serie di accuse che vanno da inadempimento del proprio dovere alla formazione di una banda criminale, con l’ipotetica aggiunta del tanto sbandierato “alto tradimento“, la cui formalizzazione viene però esclusa da diversi ed autorevoli giuristi.
Varoufakis, com’è nel suo stile, non le manda certo a dire, e risponde punto per punto a quello che per lui “rappresenta uno sforzo determinato per delegittimare i nostri cinque mesi di negoziati con una troika furiosa, durante i quali abbiamo avuto l’audacia di contestare la saggezza e l’efficacia del suo fallimentare programma per la Grecia”. Una serie di mosse che, secondo l’ex ministro, punterebbero a caratterizzare una volta per tutte “il nostro ribelle atteggiamento negoziale come un’aberrazione, un errore o meglio, dalla prospettiva dell’establishment oligarchico amico della troika, come un ‘crimine’ contro l’interesse nazionale della Grecia“.
Ma quali sono questi crimini? Per ora si va dall’hacking dei sistemi informatici alla diffusione dei dati personali, ma per Varoufakis le “accuse” reali sono altre. Come “aver affrontato i leader dell’eurogruppo come un eguale che ha il diritto di dire “NO” e presentare forti ragioni analitiche per respingere l’illogicità catastrofica di un enorme prestito ad un paese insolvente in condizioni di controproducente austerità“, oppure “dimostrare che si può essere un europeista devoto [..] e allo stesso tempo rifiutare le politiche dell’Eurogruppo che danneggiano l’Europa. Ancora, “pianificare una serie eventualità [considerato che] importanti colleghi europei ed ufficiali della troika mi stavano minacciando durante discussioni private” e “svelare come i precedenti governi greci hanno trasformato i dipartimenti greci” [..] in strutture effettivamente controllate dalla troika“.
“Invece di accusare e perseguire quelli che ad oggi, nel settore pubblico ricoprono i ruoli di lacchè e luogotenenti della troika – prosegue Varoufakis – politici e partiti che l’elettorato ha condannato per i loro sforzi di trasformare la Grecia in un protettorato, ora stanno perseguitando me, in concorso con la complicità dei media degli oligarchi. Indosso le loro accuse come una medaglia all’onore“.
Ma ad aizzare veramente i sostenitori interni ed esterni della troika è stato, secondo Varoufakis, il risultato portato a casa dal governo greco, ovvero l’aver avviato un dibattito pubblico relativo al deficit democratico che affligge l’Europa, definito un “successo storico” dall’ex ministro.
In difesa di Varoufakis già da qualche giorno si è schierato Paul Krugman, che lunedì sul suo blog scriveva: “La gente a quanto pare è sconvolta nell’apprendere che la Grecia aveva un piano per introdurre una moneta parallela qualora fosse stato necessario [..] Sarebbe stato sconvolgente se non ci fosse stato nessun piano alternativo. Prepararsi per qualcosa che sai potrebbe accadere non dimostra la tua volontà affinchè questo accada“.
Scandalizzati i parlamentari dell’opposizione, con Neo Demokratia in testa, quelli che hanno guidato la Grecia al collasso economico, prostrandosi ripetutamente di fronte alle volontà della troika e accettando senza battere ciglio sia le devastanti misure di austerità imposte negli ultimi cinque anni, che l’esautorazione della sovranità popolare greca da parte della troika.
Gli stessi, giusto per dare un’idea, che ora si strappano le vesti contro il Piano B di Varoufakis, ma che non manifestarono lo stesso sdegno quando i partner della Grecia minacciavano, senza troppi giri di parole, di far collassare il sistema bancario ellenico.