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Pubblica amministrazione, tagli e licenziamenti grazie ai grillini

Decisivo l’impegno delle opposizioni a cinque stelle per il numero legale necessario a Renzi per un’altra ondata di tagli e licenziamenti: la “riforma” della pubblica amministrazione

di Checchino Antonini

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Pubblica amministrazione: grazie al numero legale assicurato in Senato dalle opposizioni, grillini in testa, è dunque passata la “riforma”. Altri tagli si stanno per abbattere su un comparto già martoriato dal blocco del contratto collettivo da sei anni e dalla macelleria sociale di Tremonti-Monti-Letta-Renzi (500 mila posti di lavoro in meno nell’arco di pochi anni). Tutto ciò mentre la stampa perbene dedica sempre maggiore spazio alla preparazione dell’attacco ulteriore al diritto di sciopero.

Si dice che i correligionari di Grillo e Casaleggio l’abbiano fatto solo in cambio di una poltrona per Freccero nel nuovo Cda della Rai. Va detto che l’opaca galassia grillina, in queste ore, registra anche l’ascesa al ruolo di responsabile legislativo alla Camera di Antonio De Parolis, democristiano di lungo corso, con una lunga carriera nell’Udc (il partito con uno dei maggiori coefficienti di inquisiti in base al numero di e in Scelta civica, anche all’ombra di Giovanardi. Niente male per chi giura di aver fatto della lotta alla casta la propria ragione di vita.

«Spettacolo a dir poco indecoroso!», reclama Usb, che pure ha flirtato e flirta con i conquestellati assieme a pezzi della Rete dei comunisti, il suo braccio politico. Dice ancora Cristiano Fiorentini, dell’Esecutivo nazionale USB Pubblico Impiego: «Evidentemente hanno tutti una gran paura di un possibile ritorno alle urne e non ci si vergogna di fare da stampella al governo anche quando il cuore della riforma è il ritorno all’ accentramento più spinto dei poteri. Ci vorranno decine di decreti delegati per la piena attuazione della riforma. Il governo dichiara che li farà in brevissimo tempo, anche se non è chiaro, però, se prima verranno definiti i decreti delegati attuativi delle precedenti riforme, su cui si sono cimentati tutti gli ultimi governi, o se queste andranno definitivamente in soffitta e ci si dovrà nuovamente districare in una giungla di norme in contraddizione tra loro».

A preoccupare Usb l’accentramento presso la Presidenza del Consiglio delle funzioni di controllo sulle Agenzie, l’aggressione alle partecipate, in cui lavorano decine di migliaia di incolpevoli lavoratori; la sottomissione della dirigenza al potere politico. «Il 4 agosto 2015 verrà ricordato come una pessima giornata, nella quale maggioranza e opposizione, a colpi di fiducia, si sono accanite contro i cittadini e i lavoratori di questo Paese tagliando servizi essenziali e decretando mobilità e licenziamenti», ricorda Licia Pera, dell’Esecutivo Nazionale Usb Pubblico Impiego.

«Bruxelles ordina e Roma esegue», dicono anche i Cobas Pubblico impiego. Già i governi precedenti avevano sancito la liquidazione di aziende comunali giudicate non strategiche (finanziaria 2014), ora il Governo Renzi fa un ulteriore passo verso la dismissione del pubblico senza dare alcuna certezza occupazionale e senza spiegare ai cittadini i costi di queste privatizzazioni. Anche la liquidazione, ossia l’accorpamento, del Corpo Forestale nei carabinieri sembra una cambiale politica pagata al partito del cemento. Poi ci sono i tagli alla sanità di oltre 2,3 miliardi di euro, la rinegoziazione al ribasso dei contratti per la fornitura di servizi e beni per la pubblica amministrazione. Il DL enti locali, infatti, infligge ulteriori tagli lineari alla sanità pubblica, con centinaia di prestazioni mediche messe a totale carico dei cittadini, la diminuzione per legge delle giornate di ricovero e, attraverso il taglio di beni e servizi, il licenziamento dei lavoratori delle ditte esternalizzate, un altro colpo inferto ai lavoratori dopo la messa in mobilità dei 20 mila delle Provincie. Il significato dei tagli alla sanità pubblica sarà comprensibile già a settembre, quando per curarsi i cittadini dovranno ricorrere ai privati perché i medici saranno costretti a rifiutare loro le prescrizioni degli esami diagnostici soppressi per decreto.

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