Guerra sporca in Turchia. Ecco come agisce la polizia di Erdogan che fa campagna elettorale sulla pelle dei curdi fingendo di combattere l’Is
di Checchino Antonini
Polizia di Erdogan in azione contro la popolazione civile. Un video divenuto virale mostra una trentina di uomini, lavoratori curdi, ammanettati sdraiati a faccia in giù e circondati da ufficiali di polizia turchi, soldati e veicoli. Protagonista quello che sembra il comandante. Un ossesso in divisa che urla: «Vedrete il potere della Repubblica dello Stato turco! So che tutti voi, voi che siete dei traditori, voi che state tradendo, dovrete affrontare le conseguenze! Questo stato cosa vi ha fatto?! Tutti voi, tutti voi subirete le conseguenze! Vedrete la potenza del turco! Vedrete!». Poi, rivoloto a qualcuno che ha osato sollevare lo sgurado: «Non guardarmi! Guarda in terra!».
Il video, diffuso dalle reti di solidarietà col popolo kurdo, ricorda scene ancora più frequenti negli anni ’80 e ’90, quando lo stato turco ha condotto una “sporca guerra” contro il popolo curdo: la pratica della tortura, delle sparizioni e delle esecuzioni extragiudiziali forzate come mezzo per sconfiggere la lotta curda per i diritti nazionali e sociali.
Metodi che il governo di Erdogan sembra aver rispolverato con gli ultimi attacchi da parte delle forze di sicurezza a Silopi, dove sono stati uccisi tre civili curdi, come anche gli arresti di massa di HDP e DBP e i bombardamenti aerei delle zone della guerriglia del Pkk. Lo stato turco la definisce «guerra sincronizzata contro il terrorismo», un colpo a obiettivi dello Stato Islamico (Is) in Siria, ma soprattutto alle basi del Pkk nel nord dell’Iraq e nel sud della Turchia. Il vero obiettivo di Erdogan sono le milizie curde.
«I turchi sostengono di combattere lo Stato islamico (Is), ma in realtà stanno combattendo il Pkk», ha dichiarato uno dei leader del movimento curdo, Cemil Bayik, in un’intervista alla Bbc. Dietro i massacri dell’Is c’è Erdogan (Recep Tayyip, ndr). Il suo obiettivo è fermare l’avanzata curda contro i jihadisti dello Stato islamico con il solo scopo di «turchizzare la Turchia».
La difesa delle organizzazioni del popolo curdo prova a contrastare le forze della sicurezza di Ankara. Si registra l’attacco con lanciarazzi a un commissariato di polizia a Lice, nella provincia di Diyarbakir, nella Turchia sudorientale. Nelle stesse ore altri sospetti militanti del Pkk sono stati protagonisti di uno scontro a fuoco con la polizia sempre nella medesima provincia. Quattro poliziotti sono stati uccisi e un quinto è rimasto ferito nella provincia di Sirnak, nel sudest della Turchia, in seguito all’esplosione di una mina posizionata probabilmente da militanti curdi del Pkk. Nella stessa zona un soldato turco è rimasto ucciso e un altro è stato ferito in seguito a un attacco, sferrato da militanti del Pkk, contro un elicottero militare che portava militari nel distretto di Beytussebap.
Proseguono, intanto, ma senza successo i colloqui per la formazione di una coalizione di governo in Turchia. Se non verrà raggiunto un accordo entro la fine di novembre il paese dovrà tornare alle urne. La campagna elettorale di Erdogan è la guerra nell’accondiscendenza dei suoi alleati occidentali. Renzi e il Pd non fanno eccezione al punto che perfino il capogruppo dei senatori di Forza Italia, Romani, può fare un figurone su twitter chiedendosi «Perché dobbiamo tollerare che la Turchia membro della Nato bombardi indiscriminatamente i curdi in Siria, invece di fare la guerra all’Isis?».