Guerra militare contro il Pkk e guerra politica contro Chp e Hdp. Il presidente turco Erdogan gioca tutte le sue carte per ottenere elezioni anticipate
di Marina Zenobio
Se da una parte il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e impegnato nella sua guerra militare contro il Pkk e fa la mossa di combattere anche l’Isis, dall’altra organizza la sua guerra politica per costringere la Turchia ad andare a nuove elezioni.
Lo aveva fatto capire nei giorni scorsi, ma oggi l’ho ha detto chiaramente: “intravedo la possibilità di convocare nuove elezioni davanti alla probabilità di un fallimento nei negoziati per formare un nuovo governo indicato dalle elezioni dello scorso 7 giugno”.
Proprio in quelle elezioni il partito di Erdogan, l’Akp (Partito della giustizia e dello sviluppo, islamico e conservatore), ha perso la maggioranza assoluta che gli aveva permesso di governare indisturbato dal 2002 e della quale ha estremo bisogno per far avverare il suo desiderio di trasformare la Turchia in una repubblica presidenziale che gli concederebbe il potere di governare.
In quelle stesse elezioni c’è stato anche un grande vincitore morale, Selahattin Demirtas, leader del Partito democratico del popolo, Hdp filo-curdo, che ha conquistato 79 seggi in parlamento. Contro di lui Erdogan si sta scatenando facendo in modo che si avviassero indagini con l’accusa di aver fomentato le violenze curde e si prepara a chiedere che gli venga tolta l’immunità parlamentare.
La dichiarazione di Erdogan che “intravede la possibilità di nuove elezione” arriva il giorno prima della riunione chiave tra Ahmet Davutoglu, primo ministro e segretario dell’Akp, e Kemal Kiliçdaroglu, leader della maggiore formazione all’opposizione, il Partito repubblicano del popolo (Chp, che rappresenta la principale forza politica di centro-sinistra della Turchia). Secondo Erdogan un eventuale accordo tra i due partiti potrebbe rappresentare un suicidio per entrambe le formazioni perché non hanno nulla in comune.
Il capo di stato turco ha reso la dichiarazione nel palazzo presidenziale, davanti alle tv turche e a un gruppo di sindaci che, di risposta, hanno iniziato a fare coretti per richiedere elezioni anticipate piuttosto che la coalizione con il Chp.
Erdogan nella sua performance ha anche ricordato che il termine massimo per la formazione del governo è di 45 giorni, termine iniziato a partire dal 9 luglio, quando ha dato l’incarico a Davutoglu.
Quindi il termine scade il 22 agosto, tra dieci giorni, e il presidente Turco sta giocando il tutto per tutto per non perdere il potere, ed effettivamente le probabilità che si vada a nuove elezioni è molto alta.
Uno dei partecipanti all’incontro, che ha preferito rimanere anonimo, ha dichiarato all’agenzia Efe che il leader del Chp si è mostrato molto pessimista riguardo la riunione con Davutoglu, convocata per domani con l’obiettivo di prendere una decisione definitiva. “E’ improbabile la formazione della coalizione perché il controllo non è nelle mani di Davutoglu ma di Erdogan, e lui vuole le elezioni anticipate”.