Continua a non avere data il processo per giudicare l’ex rappresentante del Vaticano in Repubblica Dominicana, monsignor Wesolowski, accusato di pedofilia
di Marina Zenobio
“Monsignor Wesolowski ha lasciato l’ospedale dopo una settimana di ricovero, continua ad essere agli arresti presso il Vaticano e ancora non si conosce la data in cui riprendere il processo a suo carico”. E’ la laconica risposta della Santa Sede quando si chiedono notizie su Jozef Wesolowski.
Un mese fa circa, l’11 luglio, l’ex nunzio apostolico in Repubblica Dominicana doveva presentarsi alla prima udienza del suo processo presso il tribunale dello Stato di Città del Vaticano, ma non l’ha fatto.
L’ex porporato polacco è accusato di aver abusato sessualmente di minori durante il quinquennio del suo incarico nel paese caraibico, tra il gennaio del 2008 e l’agosto del 2013, quando fu costretto a dimettersi. Sembrerebbe anche che durante la sua permanenza a Roma, prima di essere arrestato dalle autorità del Vaticano, sia stato ritrovato tra le sue cose del materiale pedopornografico.
I capi di imputazione
Sono cinque i capi di imputazione a carico di Wesolowski: per “aver detenuto e comunque per essersi procurato da siti internet materiale raffigurante minori di anni diciotto coinvolti in attività sessuali esplicite, reali o simulati, nonché immagini di organi sessuali di minori esibiti a scopi prevalentemente sessuali. Con l’aggravante della detenzione di ingente quantità”, nella Città del Vaticano ed altrove, da epoca imprecisata fino al 22-9-2014. Nonché per ricettazione e lesioni gravi “costituite da perturbamenti della mente agli adolescenti vittime degli abusi sessuali”, per aver “corrotto” adolescenti con atti di libidine in un luogo pubblico, e anche per “aver serbato una condotta che offende i principi della religione o della morale cristiana per aver ripetutamente eseguito accessi a siti pornografici”.
Tuttavia, poco prima dell’inizio della prima seduta, il promotore di giustizia Gian Piero Milano, una sorta di procuratore capo del Vaticano, ha spiegato che Wesolowski era stato ricoverato d’urgenza in ospedale.
E anche se questo non ha impedito l’apertura del processo, il primo per pedofilia in un tribunale dello Stato della Città del Vaticano, a sei minuti dall’inizio dell’udienza il giudice ha ordinato il rinvio del procedimento.
“Rinchiuso” in 40 ettari
Il ricovero in ospedale è durato tre giorni, Jozef Wesolowski è stato dimesso qualche giorno, il 21 luglio, lo ha comunicato il direttore aggiunto dell’ufficio stampa della Santa Sede, Ciro Benedettini aggiungendo che è tornato agli arresti presso il Vaticano. Ma non agli arresti domiciliari, ha precisato, “Monsignor Wesolowski non è rinchiuso nella sua abitazione, può camminare per il Vaticano, per i suoi 40 ettari”. Così l’ex porporato aspetta che riprenda il processo a suo carico, ma di date non se ne parla, anche è uscito dall’ospedale e per i medici non sussiste alcun impedimento a che possano riprendere le udienze.
Il problema è che “in virtù dell’art. 471 del Codice di procedura penale”, per stabilire una nuova data si deve “aspettare che cessi la causa che determinato il rinvio”. Tuttavia la sala stampa del Vaticano non abbonda certo in dettagli sul caso, soprattutto per quanto si riferisce allo stato di salute dell’accusato. “Sono questioni private di cui non possiamo dare informazioni” ha dichiarato tagliando corto Benedettini.
Chi lo giudicherà
In mancanza di dati e informazioni, l’unica cosa certa per adesso è la composizione del tribunale.
Il presidente del tribunale, Giuseppe Dalla Torre, giurista esperto in diritto canonico e docente presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa) di Roma, affiancato dai giudici Pietro Antonio Bonnet, Paolo Papanti-Pellettier e il giudice supplente Venerando Marano. Nonché, come già detto, il promotore di giustizia del tribunale Vaticano Gian Piero Milano (l’accusa), affiancato da giudici Alessandro Diddi e Roberto Zannotti.
L’avvocato difensore dell’ex nunzio è Antonello Blasi, anch’egli ovviamente esperto in diritto canonico e docente presso la Pontificia Università Lateranense.
Josef Wesolowski era già stato giudicato dalla Congregazione per la dottrina della fede, l’antico Sant’Uffizio. In base alle regole del diritto canonico il tribunale ecclesiastico lo ha “spogliato” del suo stato clericale.
Ma il processo che prima poi dovrà affrontare, potrebbe terminare non con la scomunica o con l’espulsione dal sacerdozio, ma con il carcere, anche se non è ben chiaro quale.