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Grecia: Syriza come l’Spd di cento anni fa

La provocazione di un giornalista greco: il rischio che Syriza si comporti i social-democratici tedeschi al tempo della Repubblica di Weimar

di Yorgos Mitralias

TsiprasIl 13 luglio 2015, il giorno nero della Grecia, può richiamare un solo precedente storico: il 4 agosto 1914, quando il Partito social-democratico tedesco, nel Reichstag di Berlino, scrisse l’inizio della tragedia del 20° secolo, una tragedia le cui conseguenze vengono sentite ancora oggi.

E ancora oggi, come allora, l’intera catastrofe è stata preceduta da decine, se non centinaia, di giuramenti di fedeltà ai valori del socialismo e di implacabile opposizione al ricatto di destra, capitale e borghesia. “Mai più guerra”, ci promisero allora; “Non sarò mai un altro Papademos”, ci hanno detto ieri [Papademos è stato il banchiere e primo ministro provvisorio che ha sostituito Papandreou nel 2011].

Ma, ahimè, i nostri fini burocrati hanno presto ceduto alle pressioni; all’epoca votarono per i crediti di guerra, mentre acconsentono alla trasformazione della Grecia in una “debt colony” – affermando di nuovo, naturalmente, che loro hanno “evitato il peggio”, e promettendo comunque di tornare presto sulla retta via.

Certamente, sappiamo che lo svolgimento degli eventi è diverso. Non solo non sono tornati al passato socialista, ma si sono distanziati progressivamente dalle loro radici, per superare il Rubicone e trasformarsi in fedeli manager del sistema capitalista e delle sue barbarie.

Comunque, bisogna fare attenzione. La marcia dei burocrati verso la totale degradazione e il completo tradimento delle loro aspirazioni giovanili ha, e continua ad avere, la sua inesorabile logica. Per arrivare all’infamia, il partito social-democratico non ha dovuto solamente epurare dai suoi ranghi gli incorreggibili sostenitori della “linea rossa” del passato, ma anche sterminarli! Infatti, ci fu un ministro di rilievo, Noske il segugio – che bombardò i quartieri popolari della città tedesche, affogò nel sangue la rivolta della Lega di Spartaco, assassinò Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, e pose le basi per l’emergenza e il trionfo finale del mostro nazista.

E ora? Possiamo etichettare quanto detto come storia antica, senza alcuna rilevanza per la nostra epoca “postmoderna”? Guardando a tutto quello che sta accadendo da quando è stato firmato il famigerato Accordo di Bruxelles, nessuno può osare di dire che la storia non si sta ripetendo. Le teste di Zoe e Lafazanis [Zoe Kanstantinou, presidente del Parlamento greco, e Panagiotis Lafazanis, leader della Piattaforma di Sinistra di Syriza – entrambi “bestie nere” per i reazionari greci] non sono più richieste solamente dai loro abituali nemici di classe, ma anche e sopratutto dai loro compagni di una volta. E sfortunatamente sono questi ultimi che si stanno distinguendo per lo stesso odio feroce mostrato nei secoli dai vari Noskes che riempiono la storia della social-democrazia.

Allora preoccupiamoci affinchè la storia non si ripeta, non necessariamente come farsa ma nuovamente come tragedia. Come allora, anche oggi possono accadere cose, e sono già accadute, che ieri sembravano impossibili, inconcepibili: cose che vanno oltre la comprensione umana, come i compagni di ieri che fanno fronte comune con i loro nemici di classe per sopprimere gli “incorregibili romantici” che persistono nel negare che “i maiali possono volare”. E, peggio di tutto, stiamo già  intravedendo un gruppo di mediocrità burocratiche all’interno del governo e di Syriza che si affannano per preparare le loro credenziali per il ruolo di moderni cloni di Noske il segugio.

Sappiamo che gran parte della sinistra si sente, in buona fede, incapace di spiegare cosa sta succedendo, o di digerire giorno dopo giorno la “slealtà” dei suoi compagni. La loro confusione è giustificata e comprensibile. Dopo tutto, non era lo stesso Lenin che, per diversi giorni dopo il giorno nero del 4 agosto 1914, si rifiutava di credere ai rapporti secondo i quali il suo buon amico Kautsky e il suo partito avevano votato per i crediti di guerra, e che continuò a considerare false le copie del quotidiano del SPD che elogiava la partecipazione dei social-democratici nella “sacra unione” e nel massacro della prima guerra mondiale?

Comunque, oggi come allora la posta in gioco è di un’importanza storica tale che abbiamo il dovere di mettere da parte il prima possibile confusione e disorientamento – prima che sia troppo tardi, non solo per i nostri cittadini e per la sinistra greca, ma anche per la sicurezza dei lavoratori e della sinistra in tutta Europa. Questo perchè Syriza, che è stata spesso idealizzata, fino a ieri era un punto di riferimento e di speranza per milioni di persone in tutto il vecchio continente, e questa resa incondizionata da parte della sua leadership minaccia conseguenze catastrofiche di lungo termine ben oltre i confini della Grecia.

In altre parole, ora è il momento delle grandi decisioni, perchè è urgente per ognuno di noi – in Grecia come in tutta l’Europa – scegliere da che parte stare. Si, certo, questa scelta non è né facile né insignificante, specialmente in un momento in cui la sinistra e i movimenti sociali sono difficilmente al massimo della forma. Comunque, è imposta su di noi dai terribili pericoli dei nostri tempi, dalle nubi nere della minaccia neo-fascista che si stanno unendo in Europa, e dall’arroganza e dall’insolenza del capitalismo trionfalista che può promettere solo disastri per l’umanità.

Un secolo fa, l’inizio della ricostruzione e della ricomposizione ebbe il punto di partenza a Zimmerwald. Cosa potrebbe essere la Zimmerwald dei nostri difficili e pericolosi tempi?

Tradotto da:  Black days: 4th August 1914 Germany and 13th July 2015 Greece (traduzione dal greco all’inglese di Roger Silvermann)
Traduzione a cura di Carlo Perigli

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