Genova, cibi scadenti per gli alunni. La Giunta Doria impone un mega appalto scavalcando i comitati di genitori che chiedevano cibo sostenibile e locale
da Genova, Sabina Calogero
Se Genova ha circa un centesimo degli abitanti italiani, una rozza moltiplicazione dice che in Italia la ristorazione scolastica vale circa 2 miliardi di euro annui. In parte (non piccola) a carico delle famiglie, il resto grava sulle casse comunali. Non a caso, i grandi nomi delle Compagnie del Cibo hanno fatturati da capogiro e i loro nomi si leggono talvolta nelle inchieste per mafia (vedi la Nuova Cascina che a Genova rischia di essere esclusa dai prossimi bandi).
Dati certi, da palazzo Tursi è molto difficile averli, pare quasi si vada indagando sulle spese militari…invece si vorrebbe sapere di risotti e mele gialle.
Un anno di lotta per avere la pubblicazione dei capitolati (ben in bianco le voci relative ai costi di prodotti e servizi) pare tanto per una giunta Doria; ma così è andata.
Non è stata una passeggiata quella dei genitori delle Commissioni Mensa che si sono costituiti in rete (ReteCMG) ed hanno iniziato a fare domande sulla qualità dei prodotti usati per cucinare, all’inizio, e a farsi un’idea poco rassicurante su come funzionano i controlli, poi.
Partendo da una scuola materna, in poco più di un anno sono passati da un questionario rivolto via email al Comune per avere risposte sugli alimenti (E’ vero che al posto delle uova si usano ovoprodotti liquidi di categoria B? Il pesce può venire dal Giappone? La carne è OGM?), a una Commissione in Consiglio Comunale. In uno slancio di generosità, il Consiglio li appoggia all’unanimità al 13 Maggio e chiede di farli sedere al Tavolo per la stesura dei nuovi capitolati, salvo poi abbandonarli al loro destino in pieno Agosto, quando si scopre che il tavolo non si farà mai, ma un mega appalto per rinnovare tutti i lotti cittadini con le vecchie procedure, quello sì, invece, si farà: a sorpresa, entro la fine del mese.
I genitori non ci stanno e in pieno Agosto scrivono una lettera aperta al sindaco, che, infelice tempismo, proprio il giorno prima sul Manifesto lamentava le difficoltà di un sindaco di sinistra a coinvolgere la cittadinanza e la società civile. Gli fanno sapere che le Compagnie del Cibo servono cibo scadente in base a capitolati di favore, e che pur con un così basso livello di qualità richiesta, quando qualcosa non va il servizio comunale addetto al controllo quasi sempre si schiera dalla parte delle ditte: perché i conti delle ammende (mostrati una sola volta in una diapositiva volante in consiglio comunale, e immortalati da una mamma molto veloce) non tornano proprio. Sei associazioni cittadine e regionali, addirittura l’ARCI Genova, firmano un appello per bloccare l’appalto balneare e lavorare per un anno-ponte a un nuovo appalto verde; forniscono addirittura il tutoring di un funzionario veneto disposto a venire (gratuitamente, si specifica, essendo a Genova) fino a Tursi, per collaborare alla stesura di linee guida in favore di produzione e consumo di cibo sostenibile e locale, grazie ai Green Public Procurement.
La risposta di Doria, che passa di fretta sotto a uno striscione davanti a palazzo Tursi (“mensa verde o appalto balneare?”) non si fa attendere: appalto balneare. Piena fiducia e delega alle scelte dell’assessore Boero, studioso di fiabe per l’infanzia.