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Tsipras apre al Pasok. Syriza diventa “normale”?

Tsipras governerebbe col Pasok ma senza ex ministri compromessi con l’austerity. E Syriza accusa Unitò popolare: “Colpa loro le elezioni anticipate”

di Giulio AF Buratti

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Syriza verso larghe intese col  Pasok. Come dire guardie e ladri, Oriazi e Curiazi, oppure il Partito della Nazione in salsa Tzatzik. Tsipras, parlando oggi a Salonicco, continua a chiedere la maggioranza assoluta ma l’ex Primo Ministro ha detto, in una recente intervista su Tv Kontra, di essere disposto a governare con il partito socialista, se si libererà dei suoi ex ministri più collusi con le passate stagioni di governo. Un punto di svolta nella storia di Syriza, fatta sotto pressione dalle urne. Si tratta di un tabù importante appena rotto e il proclama di Salonicco si completa con le rassicurazioni per cui un governo di coalizione nascerà in tempi brevi se nessun partito avrà abbastanza seggi per governare da solo. Gli ultimi sondaggi indicano un testa a testa nelle preferenze tra Syriza e i conservatori di Nea Dimokratia. Il leader di ND Vangelis Meimarakis si è già detto disponibile a creare un governo di coalizione con la stessa Syriza «per mantenere la Grecia nell’euro». Per Tsipras, anche se il suo partito non vincerà «la Grecia sarà governata, perché nessuno si prenderà la responsabilità di lasciare il Paese senza governo». Pasok sì ma certamente senza l’ex leader del partito Evangelos Venizelos, vice primo ministro e ministro degli Esteri nel governo di Antonis Samaras dal giugno 2012 al gennaio 2015. Un altra “zavorra” da cui dovrebbe liberarsi il Pasok è Andreas Loverdos, ex ministro del lavoro di Papandreou e non manca nella lista Lukas Papadimos.  Più in generale il Pasok, guidato allora da Konstantinos Simitis (premier 1996-2004), ha spinto la Grecia ad entrare nella zona euro.

Ufficialmente, Syriza punta a rinnovare l’alleanza con la destra indipendente (ANEL) ma negli ultimi sondaggi di opinione Syriza ha preso a precipitare e ANEL sembra che avrà i suoi casini a raggiungere il 3% dei voti necessari per entrare nel Vouli. Da quando ha firmato il terzo memorandum di alleanze a sinistra non se ne parla per Syriza mentre i suoi competitor di Nuova Democrazia possono contare su una quasi certa coalizione con Pasok e To Potami, nuovo schieramento di centrosinistra che potrebbe essere un socio di minoranza anche di un eventuale esecutivo Syriza-Pasok senza nemmeno la macchia di aver preso parte ai governi dell’austerità degli anni 2010-2015. Ma il programma che dovrà gestire il governo che uscirà dalle urne de 20 settembre sarà solo quello di applicare il terzo memorandum firmato lo scorso agosto da Alexis Tsipras. Volendo allearsi con un partito “vergine” di qualsiasi austerità passata è una mera civetteria.   pariza

C’è chi parla di una “pasokisation” di Syriza. In realtà, il PASOK non è cambiato. Resta un partito “pro-memorandum”, basato su una logica di clan. Fofi Yennimata, attuale segretaria, è  la figlia di uno dei fondatori del partito, Yiorgos Yennimata, cinque volte ministro sotto Andreas Papandreou. Bye bye Salonicco e il programma con cui Syriza ha vinto nel gennaio scorso.  Questa apertura di Alexis Tsipras al Pasok rappresenta in realtà l’evoluzione di Syriza che, accettando le condizioni dei creditori, entra nel campo della politica “normale”. Secondo gli osservatori, poco a poco, le differenze tra Syriza e Pasok possono diventare molto più sottili di ora.  Il rischio che Tsipras sembra voler correre è quello di essere lui il traghettatore della Grecia verso la stabilità come continuano ad esortare i partner europei, compreso l’italiano Padoan. Stando ai sondaggi solo la metà degli elettori di gennaio voterà di nuovo per questa soluzione il 20 settembre. Questo è il tasso di mobilitazione più basso dopo quello di ANEL.  Un’ombra di trasformismo che avrà delle conseguenze disastrose sui lavoratori greci e sulle sinistre radicali di tutta Europa.

Di tutto ciò non v’è traccia alcuna nella lettera che Syriza ha spedito ai suoi partner del Partito della Sinistra Europea sperando di replicare l’entusiasmo suscitato nella precedente campagna elettorale. Nella lettera si punta l’indice contro la Piattaforma di Sinistra da cui è scaturita l’esperienza di Unità popolare. “Questa scissione – si legge – era stata premeditata ben prima dell’annuncio delle elezioni anticipate dai suoi fautori. La loro decisione emerse chiaramente dopo la chiusura del gravoso accordo a Bruxelles, quando formarono comitati contro la politica del governo in collaborazione con i membri di gruppi e organizzazioni della sinistra extra-parlamentare. Inoltre, a livello istituzionale, fu chiara attraverso la decisione di votare contro l’accordo in Parlamento e di lasciare la coalizione governativa (che aveva162 seggi dopo il verdetto popolare del 25 gennaio) con meno di 120 seggi, quelli necessari, secondo la Costituzione greca, per presentare un governo di minoranza”. L’accusa è di  “feroce e immorale rivalità” “che mira alla sconfitta elettorale di Syriza”.

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Syriza respinge l’accusa di aver ceduto alla dottrina TINA (“There Is No Alternative” – Non c’è alternativa). “Siamo stati costretti a firmare l’accordo sotto la pressione di un vero e proprio ricatto: l’immediato e incontrollato default della Grecia e la liquidazione delle banche greche, che porterebbe alla perdita dei depositi del popolo greco (la maggior parte dei depositi che rimangono nelle banche greche appartiene a piccoli e medi investitori, dato che i ricchi hanno già trasferito i loro soldi all’estero)”. Mentre da subito dopo il tradimento del referendum era chiaro che Tsipras puntasse a depurare Syriza da candidati di sinistra, nella missiva la ricostruzione dei fatti è stravolta. Il percorso scelto dall’intero partito era quello di un congresso prima di nuove elezioni ma Tsipras ha preferito saltare il confronto politico nella speranza di sfruttare il vento in poppa dei sondaggi. Così la colpa sarebbe di Unità popolare. “La loro decisione di dividere la maggioranza di governo ci ha indotto a scegliere la strada delle elezioni straordinarie, dal momento che per noi sarebbe politicamente devastante dipendere in Parlamento dai voti dei partiti del vecchio establishment neoliberale (Nuova Democrazia, Potami, PASOK)”. Nella fretta di spedire la lettera i dirigenti della Syriza geneticamente modificata dimenticano di citare le ripetute aperture a Pasok e To Potami. “Cosa succede ora? – ci si chiede –  C’è in effetti un’alternativa, quella sostenuta dal governo… La nostra massima priorità è quella di evitare una catastrofe sociale e attenuare le conseguenze del gravoso accordo sui settori più deboli della popolazione. Al fine di raggiungere questo obiettivo, stiamo elaborando un programma governativo che prevede contromisure sociali… Nello stesso tempo, come previsto nell’accordo, spingiamo verso la trattativa finale sulla questione strategica del debito”. “Per vincere questa battaglia, stiamo invitando tutti i membri e gli amici di SYRIZA dentro e fuori il nostro Paese a fare di tutto per aumentare la nostra solidarietà e unità, per vivere all’altezza delle aspettative e dei doveri storici che abbiamo intrapreso verso il popolo greco e i popoli d’Europa”.

pasosiri

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