Sabato prossimo, a Bologna, l’assemblea fondativa degli epigoni italiani di Podemos. Senza traccia di indignazione di massa
di Giulio AF Buratti
Mentre l’Altra Europa si appresta a rievocare i fasti della Brigata Kalimera – una gita ad Atene a sostegno di Tsipras – nascerà a Bologna la versione italiana di Podemos. Il partito degli “indignados”, dopo il boom spagnolo, ci prova anche in Italia e promuove la sua assemblea costituente proprio sotto le Due Torri, dove negli ultimi anni si è assistito anche ad una buona prova della lista Tsipras. Succederà sabato 12 settembre, allo spazio culturale “ZonaZago7” di via Zago. “Abbiamo scelto Bologna come spazio della prima iniziativa perché è città simbolo, contraddittoria e dialettica, emblema della crisi e della transizione politica, economica, intellettuale europea e italiana”, scrivono i promotori Vito Barresi, Sandro Romagnoli, Marco Giustini e Milva Cavazza. “Abbiamo speranza che le compagne e i compagni bolognesi e non solo sapranno condividerci”. L’assemblea costituente di Podemos, che arriva giusto a pochi mesi dalle amministrative a Bologna (dove peraltro è da tempo in gestazione una lista civica di sinistra), sembra voler pescare fra i delusi del grillismo quando dice di voler costruire un’alternativa tanto al Pd quanto al Movimento 5 stelle e a una “antipolitica funzionale al regime”. Uno degli impulsi, infatti, arriva dal frastagliato mondo della diaspora grillina come Progetto X che parteciperà alla prima assemblea nazionale attraverso la presenza di Giampaolo Sablich. Progetto X nasce dall’impulso dei senatori della componente Movimento X del gruppo misto del Senato e da Progetto 8 Giugno, entrambi tesi a contribuire alla ritornare allo scopo originario del Movimento 5 Stelle, cioè quello di permettere ai cittadini italiani di contribuire alla vita politica italiana ridondando loro dignità di protagonisti, incentivando il merito, la responsabilità, l’etica comune. Progetto X ha da sempre dichiarato di trovarsi molto vicino al tipo di organizzazione di Podemos, di averne tratto ispirazione nello studio dello statuto e dei regolamenti che propone.
L’obiettivo dei Podemos italiani, come recita una nota, è “costruire insieme una politica e una coalizione di unità popolare di respiro europeo, in una nuova epoca di riscoperta globale delle prospettive storiche marxiste e gramsciane, che si vuole aprire anche per affrontare le nuove e straordinarie opportunità offerte dalla galoppante disgregazione verticale delle formazioni politiche autoritarie, antipluraliste e ideologicamente totalizzanti come il Pd e M5s”. “Noi intendiamo rivolgerci a un giacimento politico, elettorale, sociale ed economico enorme che non trova canali né giusta espressione nella rappresentanza istituzionale attuale. Storie di vita, storie di comunità, vicende di piccoli e grandi gruppi, di partiti e intellettuali, protagonisti simboli e martiri del pensiero di giustizia e uguaglianza, il cui contributo storico oggi appare denegato da una vera e propria industria del profitto politico che ha pianificato il catastrofico genocidio culturale della sinistra italiana, la sua violenta disidentificazione, la brutale demolizione e infine la garrula rottamazione renzista dei suoi simboli e dei grandi ideali”. Tutto questo, secondo Podemos, “si è imposto nella forma di una ‘politica confezionata’, seriale, replicante, piccolo borghesizzata che ha prodotto e riproduce manichini in abiti da cerimonia da indossare davanti a un microfono, di fronte a una telecamera, nelle assise sovrane e democratiche ridotte a bivacco dalla corruzione”.
Nessuna traccia nella genesi italiana della formazione della componente anticapitalista, la seconda gamba dell’originale esperienza di Podemos nello Stato Spagnolo assieme all’eredità della vasta indignazione popolare che seguì, a cavallo dell’inizio del decennio, l’adozione delle misure di austerity da parte dei governi a guida Pp e Psoe.