Da uno dei promotori dell’assemblea di Podemos Italia riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Sandro Romagnoli
L’incontro di Bologna vuole riunire quelli, e sembrano essere tanti, che non ne possono realmente più degli sterili e fallimentari accrocchi di segreteria che, come obiettivo primario, da ormai qualche anno ripropongono una vaga “ricomposizione” della sinistra.
Quello di Bologna è un tentativo concreto di far incontrare persone che in comune hanno qualcosa in più che una generica voglia di cambiare: è provare a ragionare insieme sul “che fare” guardandosi nelle palle degli occhi e capire chi ci sta ad impegnarsi in un progetto che, in questo momento, è un po’ più che un embrione ma, volutamente, è ancora lontano da una sua forma definitiva.
Quello del 12 settembre sarà il primo di alcuni appuntamenti che porteranno alla creazione di un soggetto politico il cui nome e logo definitivi, ma anche la formulazione definitiva dello statuto ed il dettaglio del programma politico, saranno frutto di decisioni collettive; perché crediamo fortemente sia ora di restituire ai cittadini la possibilità di decidere della propria vita ed è ovvio che inizieremo dalle decisioni su quella che sarà l’impostazione di questo nuovo soggetto.
Prendiamo a riferimento l’esperienza di Podemos non perché vincente sul piano elettorale ma perché ci convince negli obiettivi che si è prefissa e nel metodo col quale opera; metodo e obiettivi che costituiscono una pratica quotidiana per quelli di noi che sono già parte attiva all’interno di alcuni dei tanti conflitti aperti nella nostra società.
E’ vero che, come qualcuno ha scritto, ci manca “l’indignazione di massa” che ha costituito l’incipit dell’esperienza spagnola ma sappiamo bene che lavorare per una presa di coscienza collettiva è un lavoro lungo.
E siamo disposti a metterci in gioco.