Tsipras ha fatto bene i suoi conti: andare alle elezioni sbarazzandosi della sinistra e prima che il memorandum faccia sentire i suoi effetti. Stavolta ha vinto la paura
da Atene, Checchino Antonini
Da domani in Grecia comincerà l’inferno del Memorandum, dice Panagiotis Lafazanis, leader di Unità popolare, mentre lascia il gazebo ai Propilei che ha funzionato da quartier generale di Lae in questa campagna elettorale sfortunata – per un pugno di voti non sfonda il quorum del 3% – per il cartello elettorale dei dissidenti di Syriza e altre organizzazioni anticapitaliste che non hanno voluto ingoiare la logica del meno peggio e del voto utile.
Da domani in Grecia comincerà l’inferno del Memorandum ma di questo non c’è traccia nel discorso di esultanza di Tsipras che si guarda bene dal nominare quella parola ma esibisce il leader di Anel, partito di destra che ce l’ha fatta a superare l’asticella, con cui replicherà la compagine governativa per questa fase di applicazione delle pretese della Troika senza, per ora, ricorrere ai puntelli di Pasok e To Potami.
Da domani in Grecia comincerà l’inferno del Memorandum ma Tsipras ha fatto bene i suoi calcoli: andare alle urne, prima che si sentano gli effetti dell’intesa e dopo essersi sbarazzato della sinistra interna che in meno di due mesi non è riuscita a mettere le radici necessarie. Syriza oramai solo di nome è la ”Coalizione della sinistra radicale” da quando la sottoscrizione del terzo memorandum ne ha geneticamente modificato la natura di partito contro l’austerità e la scissione. Tsipras nei due mesi dopo il referendum ha imposto la svolta programmatica del partito, ha impedito la consultazione dei delegati dell’ultimo congresso che aveva definito il programma radicale poi assunto a Salonicco.
Da domani in Grecia comincerà l’inferno del Memorandum ma non ci sarà più, nella rappresentanza parlamentare, lo slancio dell’Oxi di luglio, il 62% di greci che aveva detto No all’accordo con Ue, Bce, Fmi. Un ciclo di lotte popolari iniziato nel 2008 rischia di essere mandato in soffitta per sempre mentre in Italia, sui social, inizia la sarabanda della grottesca esultanza dei filo Tsipras di casa nostra che si apprestano a mettere su un nuovo soggetto della sinistra – prendendo a prestito il logo di Syriza – con un ex sottosegretario del governo Monti e i reduci della sinistra del Governo Prodi.
Da domani in Grecia comincerà l’inferno del Memorandum dopo la campagna elettorale meno entusiasmante degli ultimi anni. Il partito dell’astensione è quello che ha fatto registrare il maggior incremento. «Sono voti nostri!», ha detto, preoccupatissima, la rappresentante di lista di Lae in un seggio di Zoografo, già nel pomeriggio. Un milione di elettori che pure erano andati a votare il 25 gennaio scorso sono rimasti a casa. Anche rispetto al referendum del 5 luglio i voti validi sono stati 700.000 in meno. Neanche la estrema polarizzazione tra il partito di Syriza e la destra di Nea Democratia ha convinto questo settore di elettori a mobilitarsi nel voto. Per il resto è un voto che fotografa i risultati di gennaio, un punticino meno a Syriza, uno in più a Nuova democrazia, ma senza la speranza che aveva suscitato in Grecia e in tutta Europa tra lavoratori e disoccupati stremati da sette anni di austerità.
Ha vinto la paura, questa volta.