Presentata sotto la pioggia la stagione del teatro romano. Tanta roba, all’insegna del “Cambiamento reale” e della contemporaneità
di Maurizio Zuccari
Se vale per i teatri quel che si dice per le spose, la stagione dell’Orologio sarà fortunatissima. Sotto un acquazzone impenitente, il teatro romano ha presentato il programma per la stagione al via. Tanta roba, per dirla come il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, roba forte. Una cinquantina di spettacoli in cartellone nelle tre sale, dieci volte tante alzate di sipario, più di trenta compagnie con oltre 230 artisti impegnati, una quindicina di prime nazionali, una “manita” di percorsi monografici, residenze e spettacoli pensati ad hoc per i più giovani. Con questi numeri la stagione diretta da Fabio Caselli, in arte Morgan, si preannuncia degna d’uno stabile e tra le più interessanti del panorama artistico, non solo capitolino. Giacchina verde intrisa d’acqua e baffo bagnato, è lui stesso – sì, quello della campagna abbonamenti “da perderci la testa”, col boia dell’Is (meglio, Us) che tanto ha scandalizzato la buona stamperia – a spiegare il senso delle proposte, all’insegna di un “cambiamento reale” che è il motivo guida della nuova stagione. «L’offerta sarà vastissima», dichiara il longilineo direttore artistico, «tutta volta verso un teatro che racconti storie, mai autoreferenziale, un teatro d’arte popolare contemporaneo che cerca fortemente il suo riconoscimento nel pubblico».
Tanta roba, dunque. Forte. Si comincia il 6 ottobre con una roba fortissima, Invidiatemi come io ho invidiato voi, dramma dell’infanzia abusata tratto da un fatto di cronaca. Una riflessione sull’umanità prodotta da Proxima res, come pure Fuorigioco, con la storia che si ripete come partita esistenziale, dopo una prima volta vissuta come tragedia e una seconda come farsa. A cavallo tra ottobre e novembre è la volta di Emigranti, opera di Slawomir Mrozek, portata in scena dal duo Giancarlo Fares e Marco Blanchi e le scenografie di Alessandro Calizza, con due migranti chiusi in una cantina a raccontarsi la vita l’ultimo dell’anno, mentre sopra di loro la città straniera è in festa. E ancora, a metà novembre, uno spettacolo per adulti sulla condizione femminile: due atti unici dello psichiatra veronese Vittorino Andreoli, La bambola e La putana. Carnage, il dio del massacro, di Yasmina Reza, portato sugli schermi da Roman Polanski, è in scena dall’8 al 20 dicembre. Ancora una prima nazionale, tra gennaio e febbraio, per L’ora accanto che apre la Trilogia di mezzanotte di Filippo Gili e Francesco Frangipane. W l’amor-te di Giuseppe Roselli, con le foto di Manuela Giusto – fotografa ufficiale del teatro – e Love bombing di Giuseppe Miale di Mauro, dove si racconta di un mondo ormai nelle mani del califfato, sono i pezzi forti di marzo. Padre figlio e sotto spirito, tre vite in crisi ai margini della crisi, è un’altra prima nazionale in cartellone ad aprile, per la regia di Mauro Santopietro. Ma la roba è davvero tanta e l’unico modo per non perdere pezzi è tenere d’occhio il cartellone, sul sito www.teatroorologio.com.
L’anno scorso sono stati 40mila gli spettatori che, sera dopo sera, si sono seduti in una delle salette del teatro romano a due passi dall’omonima piazza dell’Orologio, in un centro storico tanto bello quanto problematico. Una piazza che la scorsa stagione ha visto una sorta di matrimonio tra attori e spettatori, in un happening che quest’anno è stato pensato come ora del tè all’aperto, con gli attori a girovagare tra i tavoli, tra critici e spettatori, a raccontare in anticipo le loro pièce. Una performance bagnata dalla pioggia e, se i detti non son fole, dalla fortuna. Ché se questa premia gli audaci, nessuno ha più coraggio di chi porta avanti, con pochi mezzi e molta passione, la quotidiana lotta di fare un teatro contemporaneo di livello e d’avanguardia, in un panorama come l’attuale. E che il cambiamento sia con voi.