Al processo per l’omicidio di suo figlio, il rapper Pavlos Fyssas, sua madre Magda si scaglia contro l’assassino, membro di Alba Dorata
di Ercole Olmi
Magda, la madre di Pavlos Fyssas, ha lanciato una bottiglia contro l’assassino del figlio Giorgos Roupakiàs al termine della sua deposizione in aula. Era andata a dire quello che sapeva di quei maledetti giorni, poi s’è rivolta al banco degli imputati, tutti nazisti di Alba Dorata, lanciando loro la bottiglietta dell’acqua, gridando che così si sarebbero ricordati di lei. La tensione è stata così forte che sua figlia, Irene, sorella di Pavlos, non è riuscita a finire la propria testimonianza. Processo aggiornato a giovedì.
Era un bel ragazzo, Pavlos, con enormi occhi neri e un bel sorriso. Due pugnalate dritte al cuore hanno fatto del figlio di Magda un simbolo: quello della deriva criminale del partito di estrema destra Alba dorata, entrato per la prima volta nel parlamento greco nel 2012. Si faceva chiamare Killah P, ossia kill the past (“uccidi il passato”). Pavlos Fyssas, rapper di 34 anni, avrebbe preferito diventare celebre per le sue canzoni. Invece è comparso in prima pagina sui giornali come un martire, pugnalato nella notte tra il 17 e il 18 settembre 2013 da militanti di Alba dorata, una formazione dichiaratamente neonazista. La morte del giovane, avvenuta di sera, in una periferia popolare, al termine di una partita di calcio, scatenerà un terremoto politico e si trasformerà in una questione di stato. Per la prima volta dal ritorno della democrazia nel 1974, infatti, lo stato maggiore di un partito rappresentato in parlamento si troverà esposto a gravissime accuse penali.
Due anni dopo, l’omicidio verrà rivendicato dal leader di Alba Dorata in piena campagna elettorale, a pochissime ore dal voto del 20 settembre scorso e dall’anniversario dell’omicidio. Almeno cinquemila persone avrebbero sfilato nel quartiere del Pireo in cui fu ucciso proprio la sera del discorso finale del premier Tsipras in piazza Syntagma. Fra loro, nella delegazione italiana NoMemorandum, anche Nicoletta Dosio, No Tav valsusina venuta a Keratsini con la precisa intenzione di incontrare Magda e invitarla in Italia a nome di Haidi Giuliani, mamma di Carlo, e Stefania Zuccari, madre di Renato Biagetti.
«Ammetto la nostra responsabilità politica nella morte di Pavlos Fyssas, ma nego che abbiamo avuto un qualche ruolo penale nella vicenda che consideriamo come un atto riprovevole». Intervistato da Nikos Charzinikolaou, uno dei giornalisti più noti del paese, Nikolaos Michalaliakos, il piccolo fuhrer, ha riconosciuto la paternità dell’omicidio senza che questo scalfisse il consenso elettorale.
Eppure, dopo il delitto, in molti avevano sottolineato l’importanza di questa “morte di troppo” che sarebbe riuscita a scuotere una volta per tutte l’opinione pubblica e le autorità. Perché contrariamente a tutte le precedenti vittime di Alba dorata, quasi esclusivamente immigrati, Fyssas era greco.
Chi ha veramente guidato la mano dell’assassino, un camionista di 45 anni, padre di due figli, dall’aspetto alquanto ordinario, che aveva soltanto da rimetterci facendosi coinvolgere da un delitto? E’ quello che sta cercando di appurare il processo in cui oggi ha deposto Magda.
Quel 17 settembre Pavlos incontra la sua ragazza Chryssa e altri amici per andare a vedere la partita tra l’Olympiakos e il Paris Saint-Germain. Due o tre individui, secondo alcuni testimoni, si sarebbero scambiati sms mentre tenevano d’occhio Pavlos durante la partita. Al termine del match, una ventina di uomini infervorati, fuori da un bar di Keratsini, comincia ad apostrofare il rapper e i suoi amici che indugiano in strada. Ben presto il tono cambia. Tre uomini si staccano dal gruppo e si avvicinano a Pavlos, lo spintonano. Rimasta indietro, Chryssa, la sua ragazza, osserva tutto e lancia l’allarme, cerca di avvisare un gruppo di poliziotti che stranamente sta seguendo la scena a distanza, senza intervenire. Tutto inutile. Lei li supplica di fare qualcosa, quando all’improvviso arriva un’automobile a manetta e si ferma proprio davanti all’assembramento. Dalla macchina scende un tipo, afferra Pavlos come se volesse abbracciarlo e lo pugnala due volte al cuore.
Rompendo l’inerzia dei suoi colleghi, un poliziotto tira fuori la pistola e la punta sull’assassino. Prima di crollare a terra, il giovane fa appena in tempo a indicare il suo assassino ai poliziotti che finalmente si sono avvicinati. In quel preciso istante, rompendo l’inerzia dei suoi colleghi, un poliziotto tira fuori la pistola e la punta sull’assassino, che sembra così sicuro della propria impunità da attardarsi in macchina dopo aver gettato il coltello nel canaletto di scolo. Senza quel poliziotto anomalo che ha arrestato l’assassino i giornali avrebbero continuato a scrivere di una una rissa finita male come accade in Italia pure per omicidi come quello di Renato Biagetti.
Georges Roupakias, l’assassino arrestato, è iscritto ad Alba dorata. Controllando il suo cellulare si scopre anche che poco prima di commettere l’omicidio e subito dopo ha telefonato a parecchi responsabili del partito. Iscritto da appena un anno, era pagato dal partito e appariva spesso nelle fotografie scattate in occasione di assembramenti organizzati da neonazisti, malgrado le smentite dei dirigenti di Alba dorata che in un primo tempo hanno affermato di non conoscerlo.
Fyssas, in arte Killah P. ha scritto brani che parlano di intolleranza e di forze oscurantiste, di crisi e anche di amore. Come il padre ha lavorato nella “Zona”, i cantieri navali di Perama, la grande zona portuale industriale di Atene, area chiusa in cui i magazzini con i muri ricoperti di tag costeggiano le banchine davanti a qualche mercantile arrugginito. Un quarto delle famiglie di Perama non ha più la corrente elettrica, perché non hanno più i mezzi per pagarla. Tre giorni prima dell’uccisione di Pavlos un incidente aveva fatto impressione: la sera del 14 settembre alcuni militanti comunisti della Zona si trovavano sul viale della Democrazia. Stavano incollando manifesti per annunciare un festival, quando improvvisamente sono stati attaccati da una cinquantina di membri di Alba dorata, foraggiati dagli armatori. Era la prima volta che osavano attaccare così apertamente. In agosto, uno dei loro responsabili locali era andato nella Zona. Aveva tenuto una riunione nel corso della quale aveva promesso di cacciare i comunisti e il Pame, il loro sindacato. L’uomo che aveva fatto queste minacce, Yannis Lagos, deputato di Alba dorata, è tra gli arrestati per il maxiprocesso ai vertici del partito nazista. È uno di quelli che hanno comunicato diverse volte per telefono con l’assassino di Pavlos, subito prima e subito dopo il delitto. A metà ottobre una perquisizione presso un armatore in fuga ha permesso di scoprire in una stanza segreta un vero e proprio museo nazista. Le inchieste sul finanziamento di Alba dorata, aperte dopo la morte di Pavlos, hanno anche confermato il coinvolgimento di almeno altri due armatori, sponsor regolari dei neonazisti.