Il 12 ottobre di 71 anni fa, nel 1944, la città di Atene veniva liberata dall’occupazione nazista iniziata il 27 aprile del 1941.
da Atene, Elena Sirianni
Il 12 ottobre di 71 anni fa, nel 1944, la città di Atene veniva liberata dall’occupazione nazista iniziata il 27 aprile del 1941. Un periodo tremendo e difficilissimo per la città che è passato alla storia greca come “nazistikì katochì”, caratterizzato da povertà e carestia, persecuzione degli oppositori, esecuzioni di massa, collaborazionismo.
La città celebra per la prima volta questa ricorrenza grazie a una bella iniziativa congiunta di diversi enti pubblici, con la provincia dell’Attica in prima fila in collaborazione col Comune di Atene, con l’archivio di Stato, con la TV pubblica ERT, con la Segreteria di Coordinamento del governo, col Ministero della Difesa. Prendono inoltre parte all’iniziativa anche il Museo Benakis, l’Archivio di Storia Sociale Contemporanea, il Museo della Guerra e altri enti culturali. Sul link http://freeathens44.org/ si può anche consultare la mappa con i luoghi della città che ebbero un ruolo significativo sotto l’occupazione e visionare materiale fotografico e audivisivo dell’epoca, nonchè materiale didattico per le scuole.
Del complesso dei luoghi segnalati nella mappa interattiva che si può consultare sul sito di freeathens, tutti significativi e drammatici ( la sede della Ghestapo, la sede del comando di Guarnigione tedesco, i punti di vendita al mercato nero, i luoghi dei primi scioperi e delle prime manifestazioni antifasciste…) ce n’è uno più tragico degli altri ed è l’obitorio di Atene. La Camera Mortuaria della città era allora ubicata in Via Marsiglia (Odòs Massalìas), a fianco alla Facoltà di Legge. Qui giungevano mesti, i furgoni del Comune, carichi di cadaveri di Ateniesi morti per fame, vittime della carestia che flagellò la città nel durissimo inverno 1941/42. La fame fu la prima causa di morte durante l’occupazione tedesca e furono 40.000 gli Ateniesi che morirono di inedia. Le vittime della fame furono i ceti popolari, i profughi del ’22 scampati alla Catastrofe dell’Asia Minore e i nuovi poveri diventati tali con l’Occupazione. All’apice della carestia ad Atene morivano circa 700 persone al giorno.
Chi ha vissuto quei giorni terribili racconta di persone smunte e scheletriche, soprattutto bambini, che a stento si reggevano in piedi per poi accasciarsi per strada e morire sotto gli occhi impotenti dei passanti. Poi passavano i furgoni del Comune a raccoglierli, la maggior parte delle volte nessuno reclamava le salme. Un Ateniese ricorda che “ in quel periodo orribile vedevamo bambini mangiare il vomito degli ufficiali Italiani e Tedeschi fuori dai ristoranti e dalle taverne” .
Molte famiglie, pur di non riconsegnare la tessera annonaria dei familiari morti alle autorità, abbandonavano i cadaveri per strada o fuori dai cimiteri. I morti venivano seppelliti in tombe comuni e anonime. Il trauma collettivo della carestia è stato così profondo che il ricordo della fame ha segnato la mente degli Ateniesi per molti decenni.
Mai stato ad Atene.
però dovresti