Registi e intellettuali francesi contro la vergogna di Calais dove in seimila vivono in una bidonville infernale. Su “Libération” l’appello degli 800
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Registi e intellettuali contro la vergogna di Calais. Su “Libération” l’appello degli 800
La chiamano “la giungla”, ma non si trova in Africa, bensì in piena Europa: un vero buco nero dove diritti, salute, dignità dei migranti affondano nel fango di una terribile bidonville, mentre il governo francese sta a guardare.
La giungla è sorta a Calais, città del Nord della Francia, da dove i migranti sperano di poter accedere al tunnel sotto la manica per arrivare in Gran Bretagna: ogni notte decine di uomini, donne e bambini sfidano la sorte per entrare nell’Eurotunnel, a volte perdendo la vita nel tentativo.
Le condizioni nella bidonville sono terribili: 6mila persone venute da Africa e Medio Oriente si dividono i magri pasti forniti dalle ONG e dai volontari e le risse sono all’ordine del giorno.
In questo inferno si trovano famiglie intere, con donne e bambini, provenienti da Irak, Afganistan, Siria, Sudan. Le violenze sessuali sono comuni e i piccoli sono la popolazione più fragile. Il rischio di epidemie è altissimo e quest’estate Médcins san frontières ha lanciato un’operazione di emergenza, effettuando più di 3.000 visite, 1.500 cure infermieristiche e prendendo in carico 50 feriti.
Le violenze delle forze dell’ordine sono quotidiane.
Le spedizioni punitive dell’estrema destra si moltiplicano.
Una inferno, insomma.
Ma finalmente ora il mondo dello spettacolo e gli intellettuali francesi hanno deciso di mobilitarsi, con un appello apparso sul quotidiano Libération il 20 ottobre:
Fino a quando potremo rimanere in silenzio?
Con il pretesto che condizioni di vita meno disumane potrebbero produrre un richiamo per altri rifugiati, il governo del nostro paese ha deciso di scaricare la responsabilità dell’accoglienza sulle associazioni e la generosità dei cittadini. Che sono ammirevoli, ma non riesco a rispondere a tutto.
Questo disimpegno del potere pubblico è una vergogna in un paese che, anche in tempi di crisi, resta la sesta più grande economia al mondo.
La spirale del peggio è iniziata.
I discorsi reazionari o fascisti hanno per anni continuato a dividere le persone, ad oppore tra loro categorie sempre più frammentate per meglio diffondere la loro ideologia di odio.
Oggi la loro propaganda avanza la tesi secondo la quale non ci sarebbe più spazio per gli esuli provenienti da qualsiasi paese, in nome della difesa dei francesi più poveri.
Questa messa in competizione degli indigenti è spregevole.
Essa ci ha abituati all’idea che ci sarebbero miserie da difendere e altre no.
Essa mina le fondamenta dei valori costitutivi della Francia.
Esso nega la nostra comune umanità.
Ci sta preparando al peggio.
Proprio mentre queste associazioni, questi volontari, questi stessi uomini e donne di buona volontà ci avvisano oggi di quanto accade a Calais e che agiscono da anni per guarire tutte le miserie della Francia.
Proprio mentre sono esattamente gli stessi politici, gli stessi discorsi che alimentano il fuoco soffiando sulla brace delle divisioni mortifere che, per la loro azione o mancanza di azione politica, aumentano la povertà dei più poveri e sono incapaci di combattere efficacemente contro la carenza di alloggi o la povertà alimentare.
Oggi abbiamo deciso di prendere la parola tutti insieme per dire no alla situazione riservato a coloro che sono attualmente i più poveri in Francia: gli esuli di Calais.
In nome dei nostri valori comuni di asilo e universalismo.
E perché saremo domani più forti per lottare insieme contro altre forme di ingiustizia e miseria.
Noi solennemente chiediamo al governo un ampio piano di emergenza per far uscire la giungla di Calais dalla situazione indegna in cui si trova.
L’appello di Calais è stato sottoscritto da più di 800 artisti e intellettuali, tra i quali molti registi, da Matthieu Amalric a Rebecca Zlotowski, passando per Catherine Corsini, Claire Denis, Jean-Luc Godard, Nicolas Philibert ; da attori (Jeanne Moreau, Reda Kateb, Mélanie Laurent) ; da autori di fumetti (Blutch); da filosofi (Judith Butler, Jean-Luc Nancy, Toni Negri), da scrittori (Fred Vargas) e da economisti (Thomas Piketty).