Sciopero generale per i lavoratori del pubblico impiego da sei anni senza contratto. Lo ha indetto da sola l’Usb, come fa sempre, ma la triplice fa fare ai lavoratori solo passeggiatine di sabato
di Giulio AF Buratti
Venerdì 20 novembre sarà sciopero generale dell’intera giornata di tutti i lavoratori pubblici, dei servizi esternalizzati, delle aziende partecipate e degli Lsu-ATA della Scuola, indetto dall’USB Pubblico Impiego contro una Legge di stabilità che prevede ridicoli aumenti contrattuali (5 euro medi lordi mensili); che continua a tenere bloccate le assunzioni nel pubblico impiego ignorando diritti di precari e vincitori di concorso; che taglia i servizi e la Sanità; che riduce da 8.000 a 1.000 il numero delle aziende partecipate, favorendo la definitiva privatizzazione di numerosi servizi territoriali. Lo sciopero si articolerà in tre manifestazioni interregionali: a Roma, con corteo dal Colosseo, ore 9.30; a Milano, da largo Cairoli, ore 9,30, e a Napoli, da piazza Mancini, ore 10.00. Il corteo romanoha avuto bisogno di un lungo braccio di ferro per avere il via libero definitivo. La questura, infatti, lo aveva proibito, inizialmente, rispolverando una vecchia delibera che vieta i cortei in centro nei giorni lavorativi. Un provvedimento liberticida sottoscritto dai confederali in accondiscendenza con l’ossessione dei sindaci di ogni colore con lo svolgimento di cortei nel centro. L’unica questione che ha trovato concordi Renzi, Gabrielli e l’ex sindaco Marino è stata l’insofferenza verso le agitazioni dei lavoratori di Atac, Ama, del Colosseo, in particolare.
Tutto ciò mentre cresce la campagna di stampa contro il diritto di sciopero e contro il pubblico impiego, additato come sanguisuga di risorse che potrebbero essere utilizzate diversamente.
“Una forte adesione all’unico vero sciopero messo in campo sarebbe la migliore risposta da parte dei lavoratori pubblici a chi pensa di poterli offendere impunemente con l’offerta di un aumento contrattuale giornaliero pari a sedici centesimi”, dichiara Luigi Romagnoli dell’Esecutivo nazionale USB P.I. . “Sarebbe anche la migliore risposta nei confronti di chi pensa che di fronte al terrorismo si debba accettare di vedersi limitare la propria libertà e che sia inevitabile destinare nuove risorse agli armamenti”. “Sappiamo che dopo i terribili avvenimenti di Parigi questo sarà uno sciopero difficile – prosegue il dirigente USB – ma è anche uno sciopero indispensabile per rivendicare innanzitutto il diritto a protestare civilmente il proprio dissenso nei confronti di politiche sociali che distruggono il Welfare nazionale e aprono la strada alla definitiva privatizzazione di servizi essenziali”. “Di fronte alla barbarie della guerra, in qualunque modo sia attuata, è giusto unirsi per manifestare netto dissenso nelle forme che il sistema democratico riconosce. Allo stesso modo, di fronte ad un aggressione nei confronti del lavoro pubblico e dei servizi ai cittadini che non ha precedenti nella storia recente del nostro Paese, è giusto fermarsi, unire le forze del lavoro nella forma di protesta che la Costituzione garantisce, ovvero lo sciopero”, conclude il dirigente sindacale della USB.
i “lavoratori” del pubblico sono un milione, con i familiari fanno cinque milioni di voti………otterranno tutto………no pasaran