L’allarme nel rapporto annuale di Oms Europa e Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) pubblicato in occasione della giornata mondiale contro l’Aids dell’1 dicembre
L’Hiv negli ultimi dieci anni è sparito dai media, non è più oggetto di campagne e in generale ha smesso di suscitare attenzione, e gli effetti purtroppo si vedono ora. Dal 2005 a oggi, segnalano Oms e Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), il numero di nuove diagnosi in Europa è aumentato continuamente, e ora ha toccato un livello mai visto neanche negli anni ’80. Il sistema di sorveglianza ha registrato per lo scorso anno 142mila nuove infezioni nei 53 paesi della regione europea dell’Oms, di cui circa 30mila nella sola Unione Europea, il numero più alto mai visto da quando è iniziato il conteggio. «Dal 2005 le nuove diagnosi sono più che raddoppiate in alcuni paesi Ue, e diminuite del 25% in altri – sottolinea Andrea Ammon, direttore dell’Ecdc -, ma complessivamente l’epidemia non vede grandi cambiamenti. questo testimonia che la risposta al virus non è stata efficace nell’ultimo decennio». Sono in aumento, segnala il rapporto, le nuove infezioni dovute a rapporti omosessuali, che erano il 30% nel 2005 mentre ora sono il 42%, mentre quelle dovute a rapporti eterosessuali sono il 32%. Marginale invece l’apporto di nuove infezioni da parte di tossicodipendenti che usano droghe iniettabili, appena il 4,1%. L’11% delle infezioni avviene nella fascia tra i 15 e i 24 anni e il tasso tra gli uomini 3,3 volte rispetto a quello tra le donne. «L’Europa – afferma Ammon – deve aumentare gli sforzi per raggiungere il gruppo degli omosessuali, anche valutando le nuove forme di intervento come la profilassi pre-esposizione». L’Italia non fa eccezione, come segnalano sia i dati dell’Istituto Superiore di Sanità che quelli dell’associazione dei microbiologi italiani (Amcli). Sono soprattutto i giovani tra i 25 e i 29 anni i bersagli preferiti dal virus dell’Hiv nel nostro paese, afferma il Centro Operativo Aids dell’Iss, e, nonostante anni di campagne informative, si contagiano nell’84% dei casi attraverso rapporti sessuali senza preservativo, che avvengono nel 40% casi dei tra omosessuali maschi. Il mancato calo delle nuove diagnosi, unito comunque alla bontà delle cure per chi scopre di avere un’infezione, fa sì che nel nostro paese ci siano 140mila sieropositivi, il numero più alto d’Europa. La profilassi pre esposizione, l’assunzione cioè dei farmaci prima di contrarre l’infezione, ridurrebbe i contagi del 90%, ricorda uno studio del Cdc di Atlanta, ma non è molto conosciuta neppure dai medici oltreoceano, tanto che oltre un terzo non ne ha mai sentito parlare.