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Parigi, lo Stato di polizia fa male al clima

Migliaia di manifestanti a Parigi sfidano Hollande per la giustizia climatica e contro lo Stato d’eccezione. Video e photogallery. Marce anche in Italia. A Roma ventimila in piazza

di Checchino Antonini

 

«Police partout, justice nulle part», «Etat d’urgence, on s’en fout, on ne veut pas d’Etat du tout», «Police nationale, police du Capital» e, ancora, «Flics, porcs, assassins». Sono stati questi gli slogan con cui, alcune centinaia di persone, forse duemila, hanno sfidato a Parigi lo Stato d’eccezione, e lo Stato in generale, alla vigilia dell’apertura di Cop 21, il summit dei potenti e dell’Onu per l’emergenza climatica. In Place de la Republique è andata in scena l’opposizione alla sospensione dei diritti umani stabilita da Hollande all’indomani degli attentati del 13 novembre.

Utilizzando gas lacrimogeni, pestaggi, decine di arresti violenti, il governo Hollande non ha esitato ad utilizzare misure drastiche per impedire ai manifestanti di opporsi alla COP 21. Il governo consente di svolgere le commemorazioni degli attentati del 13 novembre, partite di calcio, concerti … ma reprime le manifestazioni. La ragione sta nel fatto che EDF, BNP Paribas, Air France, GDF Suez, sponsor della COP 21, sono tra i primi inquinatori al mondo.«Cambiare il sistema, non il clima! Reprimere gli inquinatori, non i manifestanti!», chiede l’Npa, combattiva sigla della sinistra anticapitalista. Centinaia di manifestanti sono stati circondati e arrestati in massa dalla polizia in Place de la République. Tra loro Christine Poupin e Olivier Besancenot, portavoce NPA, e decine di altri esponenti dell’organizzazione, e AL Ensemble. «Questi arresti sono la prova che non è contro il terrorismo Daesh che vengono indirizzate le misure eccezionali da stato di emergenza ma contro tutti coloro che esercitano le libertà fondamentali: la libertà di manifestare».

La tensione l’ha alzata ad arte il governo francese nelle ore che hanno preceduto l’appuntamento col divieto di ogni manifestazione e con le tonnellate di abusi di polizia commessi, in nome dell’emergenza, contro attivisti tutt’altro che filo Isis, da un capo all’altro della Francia. Il responsabile legale della coalizione francese promotrice delle manifestazioni per la giustizia climatica è stato costretto ai domiciliari con l’obbligo della firma. La motivazione è piuttosto singolare: perché fa parte dell’estrema sinistra. Il senso reale della proclamazione dello stato d’eccezione si fa più chiara in queste ore. Verso sera, il numero delle persone fermate dalla polizia sale a 149, come rende noto  un portavoce della polizia citato dall’agenzia tedesca Dpa. Il prefetto Michel Cadot ha inoltre precisato che le autorità stanno cercando di identificare le 2-300 persone considerate più facinorose.

La situazione, scrive il quotidiano Liberation, è peggiorata poco prima di 14 ore quando un corteo improvvisato ha tentato di prendere in prestito l’avenue de la République, dietro uno striscione di diverse organizzazioni anarchiche. Dopo un faccia a faccia-teso, per una ventina di minuti con la polizia antisommossa, i manifestanti hanno cominciato a marciare scontrandosi con gli agenti in tenuta antissommossa che, a loro volta, hanno “incartato” la piazza con una fitta coltre di nebbia dovuta au lacrimogeni. Alcuni manifestanti hanno cercato il materiale da lanciare anche attorno al memoriale delle vittime del 13 novembre mentre un altro settore del corteo ha voluto formare, attorno al memoriale, una catena umana.

Nel frattempo, più di un migliaio di persone hanno continuato a lanciare slogan per la giustizia climatica, prima di lasciare gradualmente il luogo. “Fondamentalmente, avremmo dovuto marciare per il clima, ma la situazione è degenerata. Siamo delusi che il messaggio del clima abbia perso priorità – hanno detto al quotidiano francese Lucas e Charlotte, due giovani di vent’anni in servizio civile nella regione- ma era importante venire, la strada è la nostra unica area di espressione”. Poco dopo le 15 i furgoni della polizia hanno cominciato dei caroselli per evacuare i manifestanti ancora presenti.

La giornata era iniziata presto nel quartiere. All’alba, i volontari della ONG Avaaz hanno installato migliaia di scarpe in Place de la Republique a simboleggiare la determinazione della società civile di esercitare pressioni sui capi di Stato di tutto il mondo venuti per COP 21 che inizierà lunedì 30. In tarda mattinata, una catena umana di migliaia di persone è stata costituita tra la République et Nation, proprio dove sarebbe dovuta transitare la manifestazione. I promotori parigini avevano annunciato che avrebbero cercato le modalià più creative possibili per manifestarsi. La folla s’è dispersa pacificamente intorno alla mezza dopo che attivisti-clown hanno sbeffeggiato la volontà delle autorità di “imbavagliare il movimento sociale” vietando le dimostrazioni e costringendo ai domiciliari numerosi attivisti ambientali.

 Cortei in Italia, in ventimila a Roma

“Oggi lottare per un buon accordo globale sul clima vuol dire combattere le lobbies delle fonti fossili, rifiutare il terrorismo, rilanciare la democrazia e la pace. Parigi oggi è il luogo simbolico per eccellenza per esplicitare le connessioni profonde tra clima e pace, tra petrolio e guerra. L’emergenza climatica non può essere affrontata con gli strumenti della guerra e richiede un accordo globale e un organismo autorevole che ne verifichi l’applicazione”. Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, è intervenuto così, oggi mentre partecipava alla Marcia per il clima che si è svolta a Roma.

L’appuntamento era uno dei 2300 eventi in tutto della Global Climate March, la più grande mobilitazione della storia contro i cambiamenti climatici, animata da organizzazioni della società civile, sindacati, studenti, cittadini e gruppi religiosi di 150 paesi, per chiedere ai loro governi di sottoscrivere a Parigi un accordo legalmente vincolante, equo ed efficace contro i cambiamenti climatici. “I governi di tutto il mondo, riuniti a Parigi – ha proseguito Cogliati Dezza – dovranno giungere a un accordo equo e legalmente vincolante, che consenta di limitare il riscaldamento globale almeno al di sotto di 2°C e acceleri la transizione verso la decarbonizzazione. La scommessa è che si possa assicurare un futuro giusto e sostenibile per tutto il pianeta con un mondo alimentato al 100% da energia rinnovabile entro il 2050. Serve una forte volontà politica per un irreversibile cambio di rotta”.

Il corteo della capitale non è stato, infatti, l’unico evento della Global Climate March nella Penisola, la grande marcia italiana si è snodata in oltre 30 città, tra cui Aosta, Ivrea, Alba (Cn), Torino, Cuneo, Asti, Milano, Legnano (Mi), Germignana (Va), Bolzano, Trento, Bassano Del Grappa, Venezia, Verona, Trieste, Udine, Savona, Modena, Imola, Piacenza, Rimini, Sassuolo e una marcia a piedi, in bici, in treno è stata promossa da 29 sindaci e da oltre 50 organizzazioni nelleprovince di Cremona, Mantova e Parma. Tanti appuntamenti in cui si è marciato anche per coloro che non hanno potuto manifestare nella capitale francese, per rispondere con wemarch4you all’appello dei Parigini ai cittadini di tutto il mondo affinché marciassero anche per loro e in solidarietà con tutti coloro che in diversi paesi sono stati colpiti dal terrorismo.

A Roma il corteo è stato seguito da un grande Concerto per il Clima in via dei Fori imperiali. Sul palco Bandabardò, Piotta, Dolcenera, Meganoidi, Têtes de Bois, Kutzo, Sandro Joyeux, MedFreeOrkestra, La casa del vento, Stag, Anonima Armonisti, Ricky Anelli, Zio Felp, Andrea Rivera, Giobbe Covatta e Luca Abete, presentati da Massimo Cirri e Sara Zambotti della trasmissione Caterpillar. Oltre un migliaio di cittadini napoletani hanno preso parte alla marcia musicata promossa dal coordinamento di realtà di base di per la tutela del Bosco di Capodimonte. Contro disservizi, cementificazione all’interno (che c’è stata già in questi mesi come denunciato più volte dal coordinamento), mancanza di trasparenza della sovrintendenza e i rumors di un futuro ingresso a pagamento. Per la tutela paesaggistica e la totale fruizione pubblica del Bosco.

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