Dopo la testimonianza dell’attivista italiana Stop-Ttip presente a Place de la République, ecco un video da Parigi dove la polizia fa riflettere sullo “stato d’emergenza” imposto dal presidente Hollande
di Giampaolo Martinotti
Le immagini parlano da sole. In Francia i cittadini che manifestano per il clima e contro lo “stato d’emergenza” vengono scambiati per terroristi e trattati come pericolosi sovversivi. Le violenze ingiustificabili di domenica 29 da parte della CRS (Compagnies Républicaines de Sécurité) sono un fatto gravissimo che nel 2015 catapultano di fatto un paese membro dell’Unione europea fuori dallo stato di diritto e dentro lo stato di polizia.
Quando François Hollande, “le Président normale de la République”, parla di “sacralità violata” e del ricordo delle vittime “infangato”, mostra inconsapevolmente il degrado intellettuale del quale la politica transalpina è afflitta. I sei deputati che giovedì 19 novembre non hanno votato in favore delle “mesures de restriction des libertés” all’Assemblée nationale rappresentano il livello di considerazione attribuita al popolo dai suoi governanti, mentre la sinistra parlamentare francese vive un periodo di confusione sconcertante. Le misure speciali previste dallo stato d’emergenza, benché applicate in maniera temporanea, appartengono a tutti gli effeti a quel retaggio fascista che oggi rende impalpabile la linea di demarcazione che distingue un sistema democratico da un regime autoritario.
In un contesto nel quale i terroristi tentano con violenza di ridurre le libertà democratiche alle quali sono ostili per natura, il governo francese effettua una pericolosa svolta a destra, imponendo proprio la soppressione delle libertà pubbliche, mettendo da parte i diritti umani e paventando una riforma costituzionale che gli garantirebbe maggiori poteri. Se la risposta alle minacce del terrorismo globale passa per la repressione aggressiva del dissenso popolare è plausibile pensare che il processo di erosione della democrazia, in atto già da tempo, sarà molto difficile da contenere.
In questo senso, la guerra ai migranti e le sciagurate operazioni militari in Medio Oriente fanno parte delle logice di globalizzazione dell’odio e del profitto che giorno dopo giorno spingono la società europea verso il baratro del fascismo “democratico”.