A Genova arriva a Natale, si chiama Circumnavigando Festival e dura 16 giorni con 16 compagnie diverse provenienti da tutto il mondo impegnate in più di 50 spettacoli e un laboratorio
da Genova, Claudio Marradi
C’era una volta il circo: era quel tendone a strisce colorate che arrivava più o meno una volta l’anno, si fermava sempre nello stesso spiazzo e ospitava sempre gli stessi spettacoli d’arte varia tra trapezisti e domatori di belve, acrobati e giocolieri… E lasciava in bocca un inconfondibile retrogusto di malinconia nel sorriso forzato dei clown e nello sguardo intristito degli animali in gabbia.
C’è ancora il circo, solo che anche lui non è più quello di un tempo. E’ meglio. A Genova arriva a Natale, si chiama Circumnavigando Festival e dura 16 giorni con 16 compagnie diverse provenienti da tutto il mondo impegnate in più di 50 spettacoli (tutto il programma e le info).
Oltre due settimane di danza, performance e appuntamenti di svariata, strampalata, umanità che stanno al vecchio circo un po’ come i pezzi dei Gotan Project stanno al Tango tradizionale argentino. Lo citano con affetto e ironia, lo anagrammano e lo scompongono, in maniera molto postmoderna, in una pratica di gaio decostruzionismo. Ma solo per rimontarlo subito dopo in versione social, compreso un momento di scambio di idee tra pubblico e addetti ai lavori nella giornata del 28 dicembre. Il tutto aggiornato a una sensibilità estetica contemporanea: scordatevi belve feroci e animali esotici, tanto per dire, perché quelli stanno bene nel loro ambiente naturale. E poi quell’idea di un domatore maschio, bianco, che impone con la costrizione la sua volontà alla Natura non pare più tanto politicamente corretta. La specie più pericolosa – ormai lo abbiamo capito tutti – è proprio la nostra. E non è un bello spettacolo.
Preparatevi piuttosto a un circo “liquido”, per dirla alla Zygmunt Bauman, che scorre ovunque in città in mille rivoli di surrealismo e comicità, numeri di giocoleria acrobatica e bolle di sapone, trapezio, filo teso e corda molle, situazioni spiazzanti e laboratori di clownerie che fanno di questo, che con la sua quindicesima edizione è uno dei primi festival del genere nati in Italia, un upgrade radicale del format circense ideato e prodotto dall’Associazione Culturale Sarabanda di Genova e curato da Boris Vecchio, direttore artistico e organizzativo. A partire dalla location, che si libera della staticità di una sola sede per disseminarsi tra i vicoli e le piazze, i palazzi storici e i teatri del capoluogo ligure, affollato di genovesi e “foresti” in un inverno tra i più miti a memoria d’uomo. Senza dimenticare però un autentico tendone da circo, pur doveroso omaggio alla tradizione, appositamente allestito al Porto Antico, dove avrà luogo anche la festa di Capodanno in compagnia del Circo Ribolle e della Compagnia Kadavresky, con un brindisi allo scoccare della mezzanotte che vedrà artisti e pubblico uniti a festeggiare insieme l’avvento del nuovo anno fino a notte fonda.
Ad aprire la rassegna con una prima nazionale è, sabato 26 dicembre, lo scanzonato cosmonauta di “Juri, un clown nello spazio”, il nuovo spettacolo di Giorgio Bertolotti e Petr Forman nell’ambito del progetto Circoscienza®: nella sua navicella spaziale, un igloo montato appositamente a Palazzo Ducale, si dipana la storia di un clown perso nel vuoto, a metà tra arti circensi e divulgazione scientifica. Tra le sedi del festival anche il Teatro Altrove: piccolo, prezioso spazio di cultura e socialità recuperato nel cuore del centro storico genovese che ospita i talenti provenienti da Spagna e Argentina. Come la compagnia ES, costituita da Eva Szwarcer ed Emiliano Alessi Sanchez, giocoliere lui, acrobata lei, che mettono in scena due persone la cui quotidianità è scandita dai turni di guardia a una landa gelida e desolata. Un poetico dialogo gestuale sulle note di Frank Sinatra, la musica Techno e London Calling dei Clash, che scandisce il ritmo di una narrazione tra diffidenza e competizione, seduzione e scoperta reciproca nel desiderio di un futuro altrove e diverso. A seguire il folle universo di Kerol, performer che mischia ritmi percussivi della human beatbox ed esercizi di giocoleria. Don Chisciotte del nostro tempo, idealista e difensore di cause tanto nobili quanto assurde e performer sciamanico che sente dentro di sé almeno tre voci: la testa che gli chiede di trovarsi un lavoro vero, il cuore che gli raccomanda di non preoccuparsi e di ricordare che è unico, come ognuno di noi, e infine l’inguine, che vuole che si trovi a tutti costi una “ragazza speciale”.
A chiusura di una rassegna che vede anche numerosi spettacoli di strada a ingresso gratuito, sarà il workshop “Io clown?”. Laboratorio di clownerie con un focus sull’uso della voce e dell’espressività corporea che terminerà con la grande performance “Clown in bolle a tutto circo” aperta al pubblico e realizzata con la partecipazione della Compagnia Ribolle. Quattro giorni di seminario a iscrizione gratuita dal 7 al 10 gennaio per mettere al mondo il saltimbanco che è in ognuno di noi. Perché quello che non cambierà mai è il nostro bisogno di acrobati e funamboli che ci restituiscano di tanto in tanto il miraggio della leggerezza del vivere, dell’eleganza del movimento dell’esistenza come transito tra il punto alfa e quello omega. Anche quando in questo viaggio si cammina sul filo e sotto c’è il vuoto perché, come cantava qualcuno tanti anni fa, “ferirsi non è possibile, morire meno che mai e poi mai”.