Cosa c’insegna la rinuncia di Tsipras al “programma parallelo” a finalità sociali? Rinforzare la lotta in Europa, contro l’oligarchia eurocratica attuale, per i diritti umani per tutti
di Riccardo Petrella
Se i quotidiani consultati – Le Monde, The Guardian, La Libre Belgique – sono affidabili (in generale, lo sono) la decisione del governo Tsipras del 17 dicembre di abbandonare il “programma parallelo” a finalità sociali deve, ancora una volta, farci riflettere sull’inesistenza di margini di manovra per un paese che si sottomette ai piani di austerità della Troika.
Il programma parallelo, proposto il 14 dicembre al parlamento greco, prevedeva, fra altre misure: la copertura medica per coloro che non erano coperti da alcuna sicurezza sociale, una “bolletta sociale” per l’elettricità a livelli molto bassi per le famiglie impoverite, il prolungamento di un anno della zuppa popolare a carico dello Stato. Queste misure sono state immediatamente rigettate dalla cellula tecnica dell’Eurogruppo di stanza ad Atene ritenendole inaccettabili. L’eurocrazia ha peraltro ricattato il governo Tsipras minacciando, in caso di approvazione del programma parallelo, il non trasferimento di un miliardo di euro atteso dalla Grecia.
Eppure, la Grecia ha realizzato in novembre un eccedente primario di bilancio di 4,4 miliardi di euro rispetto all’obiettivo di 2,6 miliardi. Niente da fare, la Grecia non può allocare parte dell’eccedente in più a finalità sociali perché secondo il terzo memorandum imposto dalla Troika al governo di Tsipras e da questo firmato il 19 agosto scorso: a) nessuna misura di bilancio supplementare può essere adottata senza l’accordo dei creditori. e b) in caso di superamento degli obiettivi, gli eccedenti ottenuti devono andare, per un quarto, al rimborso del debito. Risultato “logico”: Tsipras ha abbandonato il programma parallelo. Il 30% della popolazione greca che vive senza protezione sociale non avrà alcuna assistenza medica.
Questi i fatti. Cosa dedurne? A mio parere, poco conta sottolineare il nuovo “cedimento” del governo greco. Oramai totalmente imprigionato dalle condizioni del memorandum, nessun Ercole potrà far spezzare le catene, salvo una spontanea rivolta/insurrezione popolare. Quel che conta soprattutto è mettere in luce, e condannare, la politica cinicamente perseguita dai poteri forti dell’Europa unita (sic!) che si comportano peggio degli usurai. Almeno quest’ultimi non sono, in generale, all’origine dell’indebitamento dei loro clienti. I creditori europei ed internazionali della Grecia, come dell’Irlanda, del Portogallo, della Spagna…., lo sono a causa delle loro scelte politiche ed socio-economiche che hanno indotto i paesi più fragili e deboli dell’economia europea a entrare nella logica infernale dell’indebitamento sui mercati dei capitali europei e mondiali, per di più privati, in posizione svantaggiata e di sottomissione.
Rifiutando il “programma parallelo” i poteri dell’ l’Europa attuale hanno dimostrato che a loro interessa un fico secco la salute, le condizioni di vita e la dignità del popolo greco ma che danno la priorità assoluta agli interessi dei “creditori”. Rifiutando di allocare all’urgenza umanitaria parte degli eccedenti primari superiori agli obiettivi, l’Europa attuale sta commettendo dei gravi crimini contro gli esseri umani (ipocritamente “nel rispetto dei trattati firmati “) e contro un popolo in stato di abbandono e di miseria. Il cinismo di questa Europa non merita il rispetto politico. La loro legittimità politica non può essere asservita in maniera assoluta e quindi cieca agli interessi d’istituti di credito predatori e porsi al disopra della giustizia sociale e dei principi della dignità umana per tutti.
Come proposto dal Gruppo DIP (Dichiariamo Illegale la Povertà), dobbiamo batterci affinché il 2016 veda modificato il sistema finanziario europeo e radicalmente ridotta la potenza della finanza attuale: ripubblicizziamo le casse di risparmio e le banche di credito d’importanza europea, creiamo la cassa europea dei depositi e prestiti, reinventiamo la finanza locale, comunale, togliamo l’indipendenza politica alla BCE, diamo all’euro il suo ruolo di moneta europea al servizio dei cittadini della “comunità europa” e favoriamo la moltiplicazione delle monete locali al servizio dello sviluppo comune socialmente e ambientalmente sostenibile, facciamo un vero Parlamento europeo responsabile del bilancio europeo e effettivo rappresentante di tutti i cittadini dei paesi che sono disposti ad avanzare sul piano dell’integrazione politica. L’Europa politica unita è determinante se promuove i diritti umani, e non per andare contro di essi! Ora, l’Europa “politica” attuale è asservita alle logiche di guerra (militare, economica e sociale) e non di pace.
Gli obiettivi proposti non sono oggi realizzabili fintantoché il potere politico appartiene all’attuale becera generazione di politici che hanno scelto di affidare detto potere agli interessi privati. Ciò non deve impedire i cittadini di buona volontà di agire e d’impegnarsi nella lotta per la loro realizzazione. Come? Impegnandosi dove è possibile secondo i propri mezzi superando il solo fatto dell’indignazione (necessaria). Accettare la situazione nella speranza che il domani arrangerà le cose, è compiere un atto di complicità. Non è facile per nessuno, ma la fiducia che un domani esisterà perché noi abbiamo agito è la grande forza dell’umanità.
Riccardo Petrella
nato nel 1941 a La Spezia, Dottore in Scienze Politiche e Sociali (specializzazione in Politica economica) Università di Firenze (I). E’ stato nominato Dr. honoris causa di otto università: Umea (Svezia), Roskilde (DK), KUB (Belgio), Facoltà Politecnica di Mons (B), Università del Québec a Montréal (CND), Institut Polytechnique de Grenoble (F), Università Nazionale di Rosario (Argentina), Università di Corsica (F). Posizione attuale: Professore emerito dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio), Presidente dell’Institut Europeen de Recherche sur la Politique de l’Eau (IERPE) a Bruxelles (www.ierpe.eu), Presidente della « Università del Bene Comune » (UBC) un’associazione senza scopi di lucro attiva ad Anversa (B) e a Sezano/Verona (Italia) Fra le esperienze professionali, dal 1978 al 1994 ha diretto il dipartimento FAST, Forecasting and Assessment in Science and Technology (Prospettiva e valutazione della scienza e tecnologia) alla Commissione delle Comunità europee a Bruxelles e nel 2005-6 è stato presidente dell’Acquedotto Pugliese. Nel 2007 ha fondato l’Institut Européen de Recherche sur la Politique de l’Eau (IERPE) Bruxelles di cui è presidente. Bibliografia succinta (unicamente libri disponibili in italiano, esclusi i libri collettivi. Ultimi 20 anni): • Le fabbriche della povertà, UBC, Sezano, 2013 • Capitalismo blu, Quaderni del Vivere Insieme, UBC/Monastero del Bene Comune, 2011 • Res publica e beni comuni, Quaderni del Vivere Insieme, UBC/Monastero del bene Comune, 2010 • Il manifesto dell’acqua del XXI secolo; Edizioni EXPO 2008, Saragozza, 2008 (disponibile anche in spagnolo, francese ed inglese) • La sfida della descrescita. Il sistema economico sotto inchiesta (con Serge Latouche e Enrique Dussel). Cooperativa L’Altrapagina, 2008 • Economia come teologia? (con Enrique Dussel e Enrico Chiavacci), Cooperativa l’ AltraPagina, Città di Castello, 2007 • Una nuova narrazione del mondo. Milano: EMI, 2007 (versione originale in francese. Disponibile in 5 lingue) • Il diritto di sognare. Le scelte economiche e politiche per una società giusta. Sperling & Kupfer, Milano, 2005, (versione originale in francese. Disponibile in 4 lingue) • Il bene comune. Elogio della solidarietà. I muri bianchi, Edizioni Diabasis, Reggio Emilia, 2003, (Versione originale in francese. Prima edizione italiana 1997. Disponibile in 5 lingue) • Il Manifesto dell’acqua. Il diritto alla vita per tutti, EGA-Edizioni Gruppo Abele Torino, 2001. (versione originale in francese. Disponibile in 9 lingue) • I limiti della competitività. Per un contratto sociale mondiale, Edizioni Il manifesto, Roma, 1998 (Versione originale in francese ed inglese. The MIT Press, Boston, 1995, Disponibile in 12 lingue) Prima edizione in italiano, fuori commercio, ad opera del CNEL (Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro, 1995)
Questo articolo è molto bello e si legge d’un fiato fino quasi alla fine quando dall’analisi della realtà che stiamo vivendo si inoltra verso quello che vorremmo che fosse l’europa delle popolazioni, perché i popoli li lasciamo al linguaggio della destra, e non ci indica in nessun modo “come” fare, quale strada percorrere nel 2016 per quell’elenco di proposte del gruppo DIP che parte con la modifica del sistema finanziario europeo, cosa da poco … Per Riccardo Petrella “solo una spontanea rivolta/insurrezione popolare” potrebbe dare una soluzione ai problemi dei greci, perché nessun Ercole potrà spezzare le catene che fanno la Grecia schiava della troika, questo potrebbe essere un buon suggerimento sul “come” cambiare il volto dell’europa e vale anche per noi, e nell’attesa della rivoluzione cosa facciamo? Per me non c’è alternativa alla rottura dei trattati europei, non c’è alternativa alla distruzione di questa europa con l’abbandono della moneta a cambi fissi chiamata euro, perché l’euro è lo strumento di governo principe della UE ed è intrinsecamente politico perché unito all’intero impianto dei trattati europei e della governance dell’UE. Le monete sono delle convenzioni, ricordiamocelo, e noi dobbiamo assumere la battaglia politica di rottura dell’euro, leva potentissima per il rovesciamento dei trattati. Altrimenti nessun Ercole potrà spezzare le catene dell’eurocrazia.
Siamo davanti ad uno scenario dove i poteri si rivelano impropri per salvare la dignità del nostro vivere, dopo un processo di sviluppo sociale politico economico,non attento alle vere necessità, ma investendo sulla debolezza dell’uomo come preda, e non come risorsa di sviluppo complementare.
Questa dinamica ha tolto capacità creativa di molti per consegnarla ai poteri di pochi.La crisi è mondiale i conflitti generano guerre e terrorismo,il denaro è visto come potere non come scambio non fluisce dove necessita, ma dove non serve.Al potere serve il denaro, il popolo serve solo al cannibalismo demenziale di tutti i poteri.Ognuno di noi è la Grecia.La Grecia insegna ma i poteri sono idioti.