Al Teatro Olimpico di Roma le canzoni dei Beatles che i Fab Four non hanno mai suonato in concerto: Sgt. Pepper’s Magical Mystery Live
di Danilo Lollobrigida
Ascolto una volta ancora quegli accordi alla chitarra acustica, poi il pulsare del basso e gli accordi al pianoforte, quindi la voce di John spaziata dal riverbero, splendida ed emozionante. Sempre un brivido e un sentimento struggente quando sento l’inizio di A Day in the Life.
Non sono solo a provare emozioni, il pubblico attorno a me non riesce a trattenere un breve ma intenso applauso. Un giovane John ci sorride dal palco e prosegue il suo canto accompagnandosi con la chitarra acustica. Il tastierista alle sue spalle continua con le note di piano, mentre Paul prosegue a far pulsare il basso Rickenbecker, che per questo disco ha sostituito il mitico Hohner a forma di violino; intanto George suona la chitarra Stratocaster dipinta con colori psichedelici e Ringo conduce il ritmo del gruppo con la gloriosa batteria Ludwig. Dietro a loro una grande orchestra di fiati e uno splendido quartetto d’archi tutto al femminile. Al momento del ritornello, dall’altra parte del palco rispetto a John, interviene Paul con la sua voce inconfondibile. Il brano prosegue, meraviglioso come sempre e si conclude con una versione lunghissima del potente e caotico crescendo orchestrale che chiude Sgt. Pepper’s.
Nel frattempo il palco si oscura e gli spettatori vengono investiti da fasci di luce bianca che percorrono gli spalti del teatro. Con l’ultimo possente accordo di MI maggiore del pianoforte tornano le luci sul palco e appare al pubblico, ricostruita fedelmente on stage con uso di figuranti immobili e sagome di cartone, la mitica copertina di Sgt. Pepper’s, al cui centro sostano John, Paul, George e Ringo con i loro coloratissimi abiti da banda militare con i quali si sono esibiti durante lo show. L’accordo di piano si spegne lentamente, seguito dallo storico loop di 4 secondi inserito nell’inner groove dell’LP, tramite il quale mantenendo il disco sul giradischi una vocetta ripeteva all’infinito “Never could be any other way” (“Non c’era altra maniera”).
E’ il bellissimo finale della prima parte dello show Sgt.Pepper’s Magical Mystery Tour, presentato martedì 5 gennaio al Teatro Olimpico di Roma. Prima parte identica a quella già proposta il 29 maggio scorso nello stesso luogo, che ha visto la riproposizione integrale di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.
La seconda parte è invece una novità: in sostituzione del potpourri di canzoni dei Beatles proposto a maggio, viene presentata l’esecuzione live integrale di Magical Mystery Tour, album pubblicato nel dicembre 1967, sei mesi dopo Sgt. Pepper’s.
Al termine della rappresentazione live dei 12 brani dell’album, per l’esecuzione di All You Need Is Love, la canzone di chiusura di Magical Mystery Tour, il palco viene invaso da musicisti e figuranti, riproponendo la scenografia in stile flower power utilizzata dai Beatles durante la trasmissione via satellite di tale canzone del 25 giugno 1967, prima storica diretta TV in mondovisione.
Il bis finale propone alcuni classici dei Beatles composti da McCarney: una splendida Yesterday, eseguita da Paul accompagnato dalla chitarra acustica e dal quartetto d’archi, l’altro grande classico Let It Be e chiude il tutto il medley che conclude Abbey Road, l’ultimo album registrato dai fab four. Un medley che rappresenta il termine della irripetibile vita artistica della più famosa e idolatrata delle rock band, che in un decennio, dal 1960 al 1970, ha impresso un’impronta perenne nella storia della musica e del costume.
I 4 giovani Beatles e il tastierista aggiunto che si sono esibiti sul palco del Teatro Olimpico di Roma sono i componenti della tribute band italiana Across The Beatles, straordinari nel suonare come i Fab Four e soprattutto nel cantare in maniera incredibilmente simile. In particolare i John e Paul italiani si sono esibiti come copie vocali e interpretative impressionanti, quasi speculari ai Lennon e McCartney originali.
John è Paolo Angioi, voce, chitarra, tastiere e basso; Paul è Mario Lucchesi, voce, basso, chitarra e tastiere; George è Sebastiano Forte, voce e chitarra solista; mentre Ringo è Alberto Maiozzi, batteria, oltre che voce solista in With a Little Help from My Friends. Simone Temporali, tastierista e quinto fondamentale componente del gruppo, è anche stato il bravissimo arrangiatore dello show.
Ulteriore arricchimento dello spettacolo è stata la presenza di musicisti aggiuntivi di notevole capacità, che hanno ampliato le potenzialità musicali ed espressive del gruppo, permettendo allo show di riprodurre la varietà, la complessità e la grandiosità degli arrangiamenti originali dei dischi.
Si sono esibiti una sezione fiati di 7 elementi, realizzata integrando tre diverse sezioni fiati, composta da Mario Caporilli alla tromba solista; David Cerasuolo al sax baritono e clarinetto basso; Luciano Orologi al sax tenore e al clarinetto; Maurizio Leoni al sax alto e al clarinetto; e il trio composto da Giacomo Bianchi, Giovanni Piacente e Luca Risoli al corno.
Determinante la presenza del Quartetto Sharareh, che ha caratterizzato molte canzoni del concerto e reso splendidi i brani più delicati come She’s Leaving Home e Yesterday, quartetto composto da Marzia Ricciardi e Farfuri Nuredini al violino, Roberta Pumpo alla viola e Federica Vecchio al violoncello.
Suggestiva la partecipazione del trio etnico Pejman Tadayon Ensemble che ha impreziosito e caratterizzato, assieme al Quartetto Sharareh, l’ambientazione indiana che permea il brano Within You Without You composto da George Harrison. Nel ruolo di fisarmonicista e di Mr.Kite, personaggio di una canzone di Lennon su Sgt. Pepper’s, che svolge il ruolo di maestro di cerimonie dello spettacolo, ha partecipato l’attore Mirko Dettori.
Lo spettacolo (come quello del maggio scorso) non è stato una semplice riproposizione storica di quanto già avvenuto quasi 50 anni fa, ma una novità assoluta, perché i Beatles quei due album non li hanno mai eseguiti in concerto.
Infatti la band inglese, terminato l’ulteriore tour USA alla fine dell’agosto ’66, aveva deciso di farla finita con le esibizioni live. Troppo stressanti le tournee mondiali, la Beatlemania scatenava giovani fan, paparazzi e giornalisti, oltre ad attirare atteggiamenti minacciosi a ogni loro azione mal interpretata. Il tutto costringeva il gruppo a una vita blindata ovunque andassero a suonare, sottoponendoli al possibile rischio di attentati alla loro incolumità. Ma anche dal punto di vista artistico i Beatles non erano più soddisfatti dei loro concerti. La strumentazione e soprattutto la limitata potenza dell’amplificazione dell’epoca erano del tutto inadeguate ai grandi spazi e alla quantità di pubblico urlante dei loro concerti. In pratica in molti spettacoli il pubblico era in grado di sentire quasi nulla della loro musica e spesso le urla delle fan erano tanto forti che il quartetto non riusciva neppure a sentirsi l’un l’altro, con il risultato di esibizioni di mediocre qualità.
Inoltre i Beatles si erano evoluti, l’invenzione compositiva di Lennon, McCartney e Harrison, costantemente supportati in studio dalle brillanti idee dell’esperto produttore George Martin, generava gioielli musicali sempre più sofisticati e complessi, che richiedevano molto tempo per la realizzazione in studio, risultando splendidi all’ascolto sul disco, ma ormai impossibili da riprodurre dal vivo con la tecnologia a disposizione all’epoca.
Quindi tutta la produzione musicale dei Beatles dalla seconda metà degli anni ’60 in poi, a cominciare dall’album Revolver, non è stata mai eseguita dal vivo dalla band di Liverpool, eccetto i pochi brani dell’album Let It Be eseguiti nel Rooftop Concert sul tetto della sede della Apple Records del 30 gennaio 1969 a Londra.
E’ stato quindi estremamente emozionante ascoltare la incredibilmente fedele riproposizione integrale dei due album dei Beatles pubblicati nel 1967 e mai suonati in concerto. Sgt. Pepper’s è universalmente riconosciuto come uno dei album più belli e rilevanti della storia del rock. Dotato di canzoni splendide, sonorità e arrangiamenti curatissimi e complessi, con i brani per la prima volta collegati tra loro senza soluzione di continuità, venne realizzato in ben 700 ore di studio di registrazione, un lavoro produttivo enorme per l’epoca, e fu assolutamente innovativo sia dal punto di vista musicale sia da quello grafico per la splendida copertina, rappresentando l’evoluzione del genere e diventando immediatamente ispirazione e riferimento per gli artisti dell’epoca. Fu anche l’ultimo album pubblicato con il manager Brian Epstein ancora vivo.
Quanto a Magical Mystery il disco è stato proposto al Teatro Olimpico nella versione LP pubblicato nel ’67 negli USA, composta nel lato A da 6 brani inediti, costituenti la colonna sonora del omonimo film TV diretto dai Beatles, e nel lato B da 6 brani già pubblicati nei tre 45 giri usciti nel corso del ’67. Seppure di qualità musicale complessivamente meno elevata del capolavoro precedente, è un disco che contiene anch’esso canzoni straordinarie come Strawberry Fields Forever, Penny Lane, All You Need Is Love, I Am a Walrus, The Fool on the Hill.
Sgt. Pepper’s Magical Mystery Live non è stato uno show per nostalgici, bensì un affascinante viaggio nel tempo per spettatori di ogni età, trasportati magicamente attraverso la musica, i costumi, le scenografie e le fotografie proiettate sullo sfondo del palco, direttamente nell’anno 1967.
Uno spettacolo dotato di qualità interpretativa di eccellente livello, in cui i musicisti hanno utilizzato gli stessi modelli di chitarre, basso e batteria utilizzati dai Beatles nelle incisioni originali, impreziosito da un accuratissimo lavoro sui suoni e sugli arrangiamenti dei tanti musicisti impegnati, tramite i quali è stata riprodotta con grande capacità e passione ogni singola canzone e particolare dei dischi.
Con il passare degli anni, il progressivo invecchiamento e la scomparsa dei grandi maestri del rock, la testimonianza della loro splendida musica e dei loro spettacoli resterà esclusivamente legata alle registrazioni audio e video. Se altri valenti musicisti non avranno la capacità di riprodurne fedelmente le opere, l’emozione di assistere dal vivo a quelli spettacoli eccezionali che hanno segnato un’epoca si perderà per sempre.
Nel prossimo futuro il ruolo delle tribute band si evolverà e si avvicinerà sempre più a quello delle orchestre sinfoniche che ripropongono nel tempo e mantengono vivi e appassionanti i capolavori musicali delle epoche passate.
Gli Across the Beatles rappresentano questo livello qualitativo delle tribute band, non più semplici ripropositori di brani famosi, ma accurati musicofili in grado di riprodurre in rigorosi e affascinanti concerti dal vivo i suoni, le atmosfere e le emozioni di un passato che gli artisti originali non possono più riprodurre.
Il loro spettacolo è stata una straordinaria dimostrazione di grande amore per i Beatles e per la loro musica, ma anche un evento culturale, accurata proposizione per gli spettatori di ogni generazione di due fondamentali opere artistiche del XX secolo.