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LasciateCientrare: dignità e libertà per chiunque arrivi in Europa

Nuove azioni e obiettivi della campagna LasciateCIEntrare: perché chiunque arrivi in Europa trovi dignità e libertà. Le politiche di accoglienza in Italia, tra detenzione amministrativa e diritti negati

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Lo scenario europeo che si va delineando dopo la definizione dell’Agenda Immigrazione” proposta dal Commissario all’immigrazione Dimitris Avramopoulos, o l’“agenda Junker” presentata a settembre 2015, è quanto mai inquietante e lascia presupporre che il tema del trattenimento di migranti considerati irregolari andrà ad incrociarsi sempre più con le questioni connesse all’accoglienza. Nel frattempo, in troppi Paesi aumentano le barriere ed i nuovi spazi di confinamento o verso l’esterno (Bulgaria e Grecia verso la Turchia, Ungheria verso la Serbia) o interni (Francia verso Gran Bretagna) in un sistema in continua ed imprevedibile evoluzione. Sono altresì preoccupanti i controlli ed i “respingimenti” che avvengono anche tra frontiere (Ventimiglia) e sui treni per esempio tra Italia e Svizzera.

Il rischio di un ampliamento degli scenari di guerra, dalla Siria alla Libia al vicino oriente ai paesi Sub Sahariani, potrebbe produrre ancora accelerazioni e ulteriori crisi di tipo umanitario e di assetto geopolitico. I Processi di Khartoum e di Rabat, tanto auspicati dal governo italiano, vanno visti, soprattutto dopo il fallimentare vertice di Malta, come un ennesimo tentativo di veder ridotto l’arrivo di persone in Europa, anche a costo di stipulare accordi con governi che non rispettano i diritti umani.

Da questo quadro la Campagna LasciateCIEntrare trae alcuni elementi di riflessione indispensabili nel definire i propri obiettivi e le azioni di monitoraggio sui centri per stranieri di varia denominazione in Italia.

Non avendo ancora alcuna base legale, sembra sempre più evidente che i nuovi Hot Spots e gli Hub “chiusi” diventeranno, per ragioni di sicurezza, simili ai CIE e sottoposti ad una limitazione della libertà personale sia di chi vi vive che di chi vi vuole entrare, decisa e regolata non dalla legge ma dalla discrezionalità di autorità amministrative, dunque dalle Prefetture e dalle Questure, o dagli Enti Gestori. Ricordiamo a tale proposito che i richiedenti asilo che riceveranno un diniego, potrebbero essere trattenuti in dette strutture fino all’esito del ricorso (anche 12 mesi) che, se negativo, potrebbe portare immediatamente al rimpatrio verso paesi che, anche se lacerati da conflitti o governati da dittatori, saranno considerati “sicuri”. In questo quadro appare inquietante il silenzio delle grandi organizzazioni internazionali, convenzionate in passato con il Ministero dell’Interno nell’ambito del progetto Praesidium.

Alcuni CIE ora chiusi e alcune strutture (soprattutto caserme) utilizzate per l’Emergenza Nord Africa come CAI (Centri di Accoglienza e Identificazione) dovrebbero riaprire a breve e non si sa in quale forma. Il CIE di Trapani Milo è stato recentemente convertito in Hot Spot, ma non si ha traccia delle basi legali sulle quali si fonda questa modifica di destinazione. Altri centri di prima accoglienza come quelli di Pozzallo e Lampedusa funzionano come centri di identificazione nei quali si limita a tempo indeterminato la libertà personale, in assenza di un controllo giurisdizionale.

Il proliferare di strutture di accoglienza di tipo “privatistico” e, nella maggior parte dei casi, senza i requisiti per svolgere attività di accoglienza nel tempo, rischia di alimentare gli episodi di corruzione e di speculazione, senza un valido controllo che a nostro avviso deve essere esercitato oltre che dall’ente di prossimità (preferibilmente il Comune) anche da ogni espressione indipendente della società civile.

La questione dei rimpatri e dei respingimenti in frontiera (da Ventimiglia al Brennero a quelli ipotizzati dal governo italiano verso chi arriva da paesi ritenuti incompatibili con le richieste di protezione) rischia di creare altre gabbie interne alle zone aeroportuali e portuali e di limitare il diritto alla difesa di chi si trova prigioniero fra due confini. Deve quindi essere consentito e garantito l’accesso alla difesa e l’accesso delle associazioni della società civile all’interno di tutti i centri per stranieri, per un monitoraggio indipendente.

La politica nazionale sta dimostrando una pressoché totale inadeguatezza nell’affrontare con un minimo di progettualità tali tematiche, senza restare confinata alle misure di carattere unicamente repressivo, le uniche sulle quali sembra possibile raggiungere un accordo a livello europeo. La Commissione Parlamentare di Inchiesta sui CIE e in generale sull’accoglienza, sta agendo, per quanto ci è dato sapere, in maniera estremamente prudente nonostante abbia un ruolo definito e limitato nel tempo, tanto che non potrà garantire la necessaria continuità nell’azione di controllo capillare sul vasto e frammentato sistema dell’accoglienza.

La politica europea, malgrado gli sforzi di singoli esponenti, è stretta fra gli egoismi nazionali, la crescita di forze xenofobe e populiste ormai diffuse in tutto il continente, l’incapacità dielaborare proposte da rendere funzionali e utili a tutto il territorio dell’Unione.

L’attività della Campagna LasciateCIEntrare, fermo restando la necessità di dover anche in tempi rapidi rapportarsi ad ulteriori mutamenti di quadro, si concentrerà nei prossimi mesi sui seguenti obiettivi: ribadire il proprio ruolo di indipendenza da ogni tipo di condizionamento politico o di ogni altra natura in nome di un obbiettivo comune: “la libertà dei cittadini e delle cittadine migranti a muoversi in sicurezza e dignità”.  In vista di questo obiettivo va garantita la trasparenza delle procedure ed il rispetto dei diritti fondamentali delle persone migranti, quale che sia il loro stato giuridico. Una parte consistente delle energie della campagna sarà impegnata nelle attività di advocacy e di denuncia di eventuali violazioni riscontrate. Far emergere le contraddizioni che i sistemi di concentramento e accoglienza stanno producendo e sensibilizzare in prima istanza soprattutto all’opinione pubblica, valorizzando la presenza delle associazioni locali che da sempre si occupano dei temi dei diritti dei migranti. Svolgere attività di ricerca e monitoraggio (anzichè analisi) dell’accoglienza nei CAS e negli Hot Spot. Sviluppare una più diffusa capacità di ricerca e di monitoraggio capillare, dislocando tutte le forze disponibili nei nuovi luoghi della cosiddetta accoglienza, temporanea o stabile, nei centri che saranno preposti al rimpatrio, in modo da fornire una tutela più estesa a quanti vengono trattenuti o accolti in luoghi privi di uno statuto legale preciso, oltre ad una informazione immediata in merito a quanto in questi luoghi avviene, spesso nel silenzio più assoluto.

il documento completo: http://www.lasciatecientrare.it/j25/italia/news-italia/186-nuove-azioni-e-obiettivi-della-campagna-lasciatecientrare-perche-chiunque-arrivi-in-europa-trovi-dignita-e-liberta-le-politiche-di-accoglienza-in-italia-tra-detenzione-amministrativa-e-diritti-negati

 

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