Home Senza categoria Colonia, abus...

Colonia, abusi e fantasmi

0

 

1da8e788-f9a6-4820-a071-8728fc527f9c_xl

Tra report e ambiguità della polizia. Perché i fatti di Colonia (e Amburgo, Salisburgo, eccetera) possono diventare un punto nodale dello scontro di (in)civiltà tra Islam e Occidente

di Maurizio Zuccari

L’“elenco della vergogna” è online sulla Bild. Tredici paginette dove in un linguaggio da poliziotto tedesco sono descritti con precisione teutonica gli abusi sessuali di massa che i primi mattinali del neue jahr alla prefettura di Colonia negavano tra un trillare di tweet. Dove non è tanto la ripetitiva dovizia di dettagli su collant sfranti e mutande strappate a fare notizia, quanto, ad esempio, che buona parte degli abusandi identificati e arrestati sono nordafricani, con buona pace di chi ha puntato l’indice sugli esuli siriani, ergo sul maomettano violentatore di fanciulle. E che un certo numero di abusati non sono donne: il branco era di bocca buona, a chi toccava toccava.

Non si conoscono nel dettaglio i rapporti dei questurali nelle altre città germaniche, austriache e financo finlandesi dove la notte di capodanno impazzava il tocca-tocca generale e il furto senza destrezza (oltre 500 le denunce, finora), ma l’esito non appare troppo diverso dal report di Koln. Se le aggressioni sessuali da parte di migliaia d’infoiati ubriachi – ma passi il musulmano arrapato, quello sbronzo è più raro – fanno parte di un più vasto piano organizzato a tavolino per scardinare le libertà occidentali, come dichiara il titolare dell’Interno tedesco e smentiscono gli inquirenti, la jihad è ben oltre i confini dell’Islam. E ben dentro l’orizzonte culturale di migranti che concepiscono la femminilità solo attraverso veli e dominazione. Forse è qui il punto di non ritorno nello scontro di civiltà tra masse di diseredati sfruttate e vogliose, al di là di etnie e fedi, e chi chiude loro le porte e si prepara a sparare dalle finestre.

L’Europa del belpensare scopre con raccapriccio che non solo famigliole e bimbetti s’imbarcano e spesso annegano sulla via dell’Occidente promesso, ma pure giovanotti che se ne fottono di tutto fuorché di fottere tutti. Che tra antirazzismo e antifemminismo può innescarsi un corto circuito dirompente, come i cassonetti bruciati e la caccia all’arabo insegna, dopo i palpeggiamenti. Che non basta offrire una via di scampo e un giaciglio ai richiedenti asilo perché anche il politicamente corretto prenda casa. Forse i profughi islamici hanno capito che l’Ue è femmina e loro hanno libertà di stuprarla, come dice il filosofo euroscettico John Laughland, ma non è certo maschia a rispondere solo con una stretta di vite alle libertà violate di tutti.

Ma Laughland, e con lui l’Europa del malpensare, dai fuorusciti dalle fognature destrorse ai cristiancrociati dell’ultima ora, dice ben altro. Che tutto ciò è il prodotto della femminilizzazione della cultura che da un mezzo secolo in qua ha liberato la donna svirilizzando il maschio, dell’effemminizzazione culturale che da qualche tempo in qua fa del gay un campione dei diritti civili e delle libertà negate. Il problema non è quanto sia opinabile o politicamente scorretto tutto ciò, ma la comune distanza dalla comprensione dell’altro tanto della minorità culturale di questo pensiero socialmente forte come della maggioranza (moda?) culturale dell’opposto pensiero debole. La stessa reificata tra il fantasma Ravera e lo zombi Sallusti invitati a Virus per il dagli al barbaro stupratore imbastito ad hoc dallo sgradevole Nicola Porro. Opposte posizioni per una medesima distanza dall’Islam, irriducibile al pensiero unico della modernità globale.

In chiusa, può essere utile annotare l’ambiguità della polizia di Colonia – quanta delikatessen – nel non agire e tacere la notizia dei simil strupri che montava di ora in ora. Fino a divenire un fenomeno mediatico tale da far rotolare il capo della polizei giù dalle scale e spingere la Merkel a minacciare di rivedere la politica di accoglienza che ha portato in Germania un milione di profughi nel 2015, a fronte dei diecimila fino a pochi anni fa, oltre a draconiane misure contro i “rapefugees”. Subito l’Est europeo prossimo, Slovacchia, Polonia, Ungheria e Slovenia promette di sigillare le frontiere, più di quanto fatto finora, dopo i fatti di Colonia. E persino la Bbc sforna documentari dove Riccardo cuor di leone, massacratore gay a capo della terza crociata, è un antijiadhista ante litteram. Così, Colonia può diventare un punto nodale, più che di non ritorno, nel cortocircuito mediatico di un Occidente preda dei suoi fantasmi, dove si scavano fossati e s’innalzano muraglie, ideali e reali, ma al fondo permeato da una cultura debole, imbelle allo scontro di (in)civiltà in atto, e l’Oriente islamico comunque avverso ai suoi (opposti) valori. Tra chi spaccia la femminilità, o l’omosessualità, e non la persona, come un valore assoluto e chi vede in un dio qualesia, e non nell’uomo, il valore assoluto c’è un abisso che nessuna guerra santa o battaglia sui diritti può colmare.

www.mauriziozuccari.net

Articolo precedenteCaso Uva, il colpo di spugna della pubblica accusa
Articolo successivoFiume, i miti d’Italia
Giornalista e scrittore, è nato il primo novembre 1963 a Poggio Mirteto, in Sabina, e vive a Roma. Dopo l’alberghiero a Rieti e la leva come ufficiale di complemento a Firenze, si è laureato in scienze politiche alla Sapienza di Roma (Comunismo e titoismo, con Pietro Scoppola, 1994) e si è specializzato in scienze della comunicazione (Il consenso videocratico: masse, media e potere nella transizione dalla partitocrazia alla telecrazia, con Mario Morcellini, 1996). Ha scritto su Paese Sera, il Manifesto, Diario, Medioevo, Archeo, Ragionamenti di Storia (dove ha provato, grazie a documenti inediti, l’uso dei gas da parte dell’esercito italiano nella guerra d’Etiopia). Ha ideato e diretto il mensile Cittànova (1996-97). È stato caporedattore dei periodici d’arte Inside Art e Sofà (2004-2014). È opinionista sul quotidiano Metro e su Agi. Ha pubblicato il Dito sulla piaga. Togliatti e il Pci nella rottura fra Stalin e Tito, 1944-1957, Mursia, 2008. Con questa casa editrice è uscito il romanzo fantastorico Cenere (2010), primo di una trilogia sul mito. Sito www.mauriziozuccari.net.
Exit mobile version