Le grande tele del maestro in mostra a Monza, nella reggia dove Bresci giustiziò Umberto I. Aspettando la retrospettiva che manca
di Maurizio Zuccari
È un’esposizione minimalista, solo una quindicina tra dipinti e bozzetti, ma tra le più interessanti del momento. In occasione del centenario della nascita di Salvatore Fiume (Comiso 1915-Milano 1997), la reggia di Monza ospita, fino al 24 del mese, una personale dedicata a una parte minima ma corposa dei lavori del maestro. «In Sicilia si preferisce non fare le cose ma dirle, fingendo d’averle fatte, e la soddisfazione di dirle è maggiore di quella che altrove si prova facendole», amava ripetere l’artista siciliano di nascita ma milanese d’adozione che di cose volle farne e dirne parecchie.
Pittore, scultore, scenografo, architetto e scrittore, Fiume è una delle personalità artistiche più eclettiche del Novecento italiano, con uno stile che rilegge in chiave contemporanea la cifra rinascimentale di Piero della Francesca e Paolo Uccello. Tra i precursori di quella che si sarebbe definita land art, negli anni ‘70 affresca con le sue scene il castello diruto e la cattedrale in rovina di Fiumefreddo Bruzio, in Calabria. In Etiopia, dipinge negli stessi anni le sue Isole di statue sulle rocce della valle di Babile, dopo aver affrescato col medesimo soggetto, una storia immaginaria di Manhattan, le sedi delle riviste newyorchesi Time e Life. Pezzi della sua intensa produzione sono nei maggiori musei, dai Vaticani al palazzo Reale di Milano, dall’Ermitage al Moma.
Curata da Elena Pontiggia, la personale allestita nel serrone della villa reale dove Umberto I finì i suoi giorni per mano di Gaetano Bresci, illustra L’Italia dei miti. Un ciclo di opere del finire degli anni ‘40, diviso in due sezioni. Nella prima, una decina di dipinti e quattro bozzetti del ciclo Avventure, sventure e glorie nella storia dell’Umbria, commissionati all’artista da Bruno Buitoni, presidente della Perugina, esposti in permanenza nella sala Fiume di palazzo Donini, a Perugia. La seconda è dedicata al grande dipinto Italia mitica, da cui la mostra prende nome, realizzato su commissione di Gio Ponti per il transatlantico Giulio Cesare, coèvo all’altro che l’architetto milanese gli affidò per l’Andrea Doria, la mega tela Le leggende d’Italia. Andata perduta come le tante opere d’arte sulla nave da crociera, vanto della marina mercantile italiana, nell’affondamento del ‘56.
Accompagna l’esposizione il catalogo del centenario edito da Skira, con una sintesi delle mostre e dei temi – una quarantina – che compongono il lavoro di un artista, assai noto al suo tempo ma da tempo assente dai grandi circuiti dell’arte, che a quasi vent’anni dalla scomparsa non ha ancora una retrospettiva degna del nome. Salvatore Fiume, L’Italia dei miti, Monza, villa reale, fino al 24 gennaio, info www.reggiadimonza.it; www.fiume.org.