#Svegliatitalia. L’Italia ancora non prevede nessun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso. Domani, 23 gennaio, manifestazioni in tutta Italia. E dal 28 presidio al Senato
di Giampaolo Martinotti
“L’Italia è uno dei pochi paesi europei che non prevede nessun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso. Le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali non godono delle stesse opportunità degli altri cittadini italiani pur pagando le tasse come tutti. Una discriminazione insopportabile, priva di giustificazioni”, si legge nell’appello rivolto a governo e Parlamento dalle svariate associazioni lgbt che lottano per i diritti civili e che chiedono a tutte e a tutti di scendere in piazza domani per “raccontare l’uguaglianza”.
La mobilitazione che è stata messa in marcia è capillare, con presidi in più di 80 piazze italiane, ed è supportata da una miriade di organizzazioni: Amnesty, Uuar, Cgil, Legambiente, Unione degli Universitari, Rete Genitori Rainbow e tante altre.
“Chiediamo al Governo e al Parlamento di guardare in faccia la realtà, di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscano la piena dignità e i pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, cittadini e cittadine di questo Paese”.
Rivendicazioni “semplici e pratiche” e che, se non esaudite, continueranno a condizionare in maniera profondamente discriminatoria la vita di milioni di persone e famiglie alle quali vengono brutalmente negati pieni diritti e piena dignità. “La reciproca assistenza in caso di malattia, la possibilità di decidere per il partner in caso di ricovero o di intervento sanitario urgente, il diritto di ereditare i beni del partner, la possibilità di subentrare nei contratti, la reversibilità della pensione, la condivisione degli obblighi e dei diritti del nucleo familiare, il pieno riconoscimento dei diritti per i bambini figli di due mamme o di due papà, sono solo alcuni dei diritti attualmente negati”, continua l’appello.
In questo contesto il ddl Cirinnà, estendendo alcuni diritti già esistenti a chi ancora oggi ne è privo, non rappresenta certo una rivoluzione ma è senz’altro un passo in avanti se si tiene presente che l’Italia è l’unico paese europeo che non prevede una piena forma di tutela in materia di unioni civili, anche per quanto riguarda le convivenze di fatto della coppia eterosessuale. L’unione di due persone dunque trova pieno riconoscimento solo nel matrimonio, un istituto ‘semplicemente’ negato alle coppie dello stesso sesso.
L’Italia è prigioniera di un regime di discriminazione che fa delle disuguaglianze la forza di una parte fondamentalista e reazionaria della società. Frange estreme che da tempo hanno messo in atto una campagna di disinformazione vergognosa e che esibiranno tutta la loro deprimente pochezza umana e intellettuale nel prossimo ‘Family Day’, o forse tra i banchi del Parlamento avversando il ddl.
“Noi siamo sicuri di una cosa: gli italiani e le italiane vogliono l’uguaglianza di tutte e di tutti”. Domani scendiamo in piazza per i diritti e la dignità di tutti, domani facciamo un “primo passo verso l’uguaglianza”.
Dare diritti a tutti equivale darli anche a pedofili e assassini, basta solo questo per interdire diritti a tutti.
Civile non sta per coglione, mentre coglione sta per incivile.
Fatevene una ragione, anche perchè è l’unica.