Il canale della tv di stato prima conferma e poi smentisce. Sarebbero 60 i “terroristi neutralizzati” nell’attacco delle ‘forze di sicurezza’ turche. L’operazione ‘anti-terrorismo’ ostacola i soccorsi a Cizre.
di Giampaolo Martinotti
Cizre, cittadina curda di 130mila abitanti all’estremo sudest della Turchia, piange nuovamente i suoi morti. La notte scorsa decine di donne, uomini e bambini, intrappolate nei sotteranei di una palazzina all’interno della quale avevano trovato rifugio un paio di settimane fa, sono state travolte dall’ennesimo attacco d’artiglieria dell’esercito turco che avrebbe, come di consueto, impedito i soccorsi.
In questa zona del Kurdistan turco la brutale guerra del presidente Erdoğan al popolo curdo va avanti da tempo sotto gli occhi indifferenti dell’alleato occidentale che finanzia il regime per la costruzione di prigioni a cielo aperto, destinate ai profughi curdo-siriani, e utilizza la Turchia come avamposto militare strategico.
Cizre è in stato d’assedio da settembre, dopo che il governatore della regione decise di dichiarare lo stato d’emergenza. La situazione è drammatica e da mesi il feroce coprifuoco imposto dalle autorità di Ankara fa vivere alla città una catastrofe umanitaria spaventosa che ci parla di arresti arbitrari, rastrellamenti, omicidi, bombardamenti, violenze e abusi d’ogni genere da parte dei soldati e dalla polizia del regime di Erdoğan.
In questo contesto, le famigerate operazioni anti-terrorismo delle forze di sicurezza rassomigliano sempre più a tragiche operazioni di pulizia etnica ai danni del popolo curdo. Secondo fonti locali nell’ultimo attacco sarebbero state impiegate armi chimiche, informazione che se confermata andrebbe a rafforzare ulteriormente l’idea di una campagna militare repressiva chiaramente funzionale al massacro sistematico, un genocio, della popolazione civile.