Tre le navi Nato nel tratto di mare tra Grecia e Turchia. Il rischio, per Amnesty International e Medici senza frontiere, è che l’operazione si traduca in una chiusura delle vie di fuga e in respingimenti illegali
BRUXELLES – Sulla carta dovrebbe trattarsi soprattutto di un’operazione di “intelligence, ricognizione e sorveglianza”, eppure desta non poche preoccupazioni la missione che l’Alleanza Atlantica ha deciso di dispiegare nell’Egeo. Dopo la richiesta giunta da Germania, Turchia e Grecia, la Nato ha acconsentito ad inviare “senza indugio” una forza militare per pattugliare quel tratto di mare che separa la Turchia dalla Grecia, da cui transita la maggior parte dei migranti in arrivo in Europa. Si tratterà inizialmente di tre navi (turca, tedesca e canadese) sotto comando tedesco, ma diversi altri paesi hanno già assicurato la disponibilità a contribuire con altri mezzi.
“L’obiettivo è aiutare Grecia, Turchia ed Unione Europea a fare fronte al flusso di profughi e migranti e a una situazione molto pesante. Non si tratta di respingere o rimandare indietro i migranti”, ha assicurato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Ma la preoccupazione è che le forze dell’Alleanza atlantica si traducano in un nuovo ostacololungo la già accidentata via dei profughi.
“In nessun modo le forze della Nato devono diventare una nuova barriera tra i rifugiati e la protezione internazionale a cui hanno diritto”, mette in guardia Iverna McGowan, capo dell’ufficio europeo di Amnesty International, secondo cui “intercettare rifugiati che tentano di raggiungere l’Europa, spingendoli indietro verso la Turchia, dove ne sono ospitati già due milioni e mezzo, sarebbe una grave violazione del loro diritto di chiedere asilo e contrasterebbe con il diritto internazionale”. Amnesty ricorda che “centinaia di rifugiati, inclusi molti bambini, sono già morti quest’anno tentando l’insidioso viaggio attraverso l’Egeo” e chiede che le navi della Nato conducano operazioni di ricerca e salvataggio, senza “rimandare illegalmente i rifugiati verso la Turchia”.
La nuova operazione desta la preoccupazione anche di Medici senza frontiere, che parla di una decisione “pericolosamente miope” e denuncia gli “ostacoli che l’Ue e ora anche i leader della Nato” mettono sul cammino dei migranti. “Quanti morti ci vorranno – chiede Aurelie Ponthieu, advisor di Msf per gli affari umanitari – prima che l’Europa, la Turchia e gli altri concentrino le loro energie sul prevedere soluzioni umanitarie piuttosto che su misure di deterrenza che chiaramente non servono?”.
Piovono critiche anche da Pro Asyl, la più grande organizzazione pro immigrazione della Germania, il paese che più ha spinto perché la Nato lanciasse immediatamente la missione. “In realtà si vuole ottenere che le vie di fuga dalla Turchia verso l’Europa siano bloccate”, denuncia l’associazione, secondo cui l’intervento Nato si tradurrà in un “respingimento illegale” dei migranti e comporterà nuove “violazioni dei diritti umani”. (Letizia Pascale)
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