Il fattaccio degli accordi Sapienza/Kcube di Carrai. Le politiche di privatizzazione dell’interesse generale ai tempi di Renzi: dall’università ai servizi segreti
di Maimonide
Sulla Università La Sapienza e la via italiana alla privatizzazione dei saperi sapevamo da tempo: negli ultimi 10/15 anni le università hanno avuto da tutti i governi sia disposizioni di legge che atti amministrativi che hanno spalancato il portone all’entrata del privato senza se e senza ma. Ma quello che è accaduto alla Sapienza col Giglio Magico di Renzi ha qualcosa dell’incredibile: è oltre. Un quotidiano nazionale ci ha informati che una società la Kcube srl era entrata alla Sapienza di Roma per fare affari coi farmaci. La Kcube, costituita nel 2014, non è una società qualsiasi; tra i nomi di spicco nel cda troviamo Marco Carrai e Alberto Bianchi, notoriamente vicini a Renzi. Alla Kcube è stato concesso dal cda della Sapienza un generoso accordo per sfruttare i brevetti e le ricerche realizzate dall’ateneo romano in materia farmaceutica e biotecnologica. Ma cosa è esattamente la Kcube?
Visionando l’atto costitutivo leggiamo che il Presidente è Carrai. Luciano Caglioti è titolare delle quote Kcube per il 20%. Luciano Caglioti è stato influente professore di chimica farmaceutica e prorettore della Sapienza, presente in una miriade di organismi transnazionali per la rappresentanza della ricerca universitaria e della Repubblica italiana. Attualmente, si apprende dal sito della Sapienza, riveste la carica di Professore Emerito; quindi Caglioti è contemporaneamente Professore emerito della Sapienza e socio fondatore titolare del 20% della azioni di una Srl che intesse rapporti commerciali con la Sapienza stessa: che dire?
Nel cda della Kcube si riscontra Tommaso Di Tanno, già PDS, DS ed oggi vicino al PD, attualmente sotto processo per l’affaire Monte dei Paschi di Siena, in quanto ex Presidente del Collegio Sindacale MPS; ma Di Tanno era già avvisato di garanzia da almeno un anno ai tempi della costituzione della Kcube nel novembre 2014.
Troviamo Flavio Matteis nel cda di Kcube che ebbe un ordine di d’arresto nella storica inchiesta Farmacopoli su de Lorenzo & Co nel 1993, in quanto era il presidente della Glaxo, azienda farmaceutica; alla fine patteggiò per il reato di corruzione. Flavio Matteis è oggi vicepresidente nel cda di Farbanca, del gruppo Banca Popolare di Vicenza; incidentalmente, il presidente del Collegio sindacale di Farbanca è Paolo Zanconato, uomo molto vicino dell’indagato Zonin, di cui così scrive il blog quotidiano Vvox il 21 settembre 2015 ha “anche incarichi nel sistema societario della famiglia Zonin (dalle holding alla Casa Vinicola). Zanconato è inoltre l’unico amministratore di una società del presidente Zonin, da cui riceve «un modesto ma regolare stipendio». Sempre Zanconato è al centro delle pesanti vicende dell’Hotel San Marco di Cortina, come riferito dal Corriere Economia.
Infine il quarto membro del cda di Kcube è Alberto Bianchi. Dal sito ufficiale della fondazione Open, notoriamente vicina a Renzi: il Consiglio direttivo della fondazione è composto da Alberto Bianchi (Presidente), Maria Elena Boschi (Segretario generale), Marco Carrai e Luca Lotti; sull’Espresso del 21 luglio 2015 apprendiamo a proposito dei finanziamenti della fondazione Open “Il finanziamento più grande, sempre stando a quanto scritto sul sito della Fondazione Open, arriva però dalla British American Tobacco: 100mila euro è il contributo lasciato dalla seconda più grande società produttrice di sigarette al mondo”. Qui c’è qualcosa di decisamente incoerente. Bianchi presiede una fondazione che è sponsorizzata dalla lobby del tabacco, che è causa nell’uomo di gravi se non gravissime malattie ed è nello stesso tempo nel cda di Kcube che fa accordi con la Sapienza per futuri brevetti farmaceutici universitari sviluppati alla Sapienza stessa per curare le malattie umane, di cui una parte è dovuta al tabacco. Direbbe lo sceriffo Pepper, come nei confronti di James Bond, ma Bianchi “da che parte sta?”
Ma a parte la discutibilità e la opportunità che la Sapienza stringa rapporti di affari con Kcube, che non sembra avere un cda specchiatamente etico, come perlomeno ci si dovrebbe aspettare per questi tipi di rapporti con l’Università pubblica, gli aspetti dell’accordo tra Kcube/Sapienza lasciano profondamente perplessi. L’accordo tra Kcube e la Sapienza ricade sotto la forma del contratto di associazione in partecipazione ex art 2549 del codice civile. Così non c’è alcuna selezione del partner privato con evidenza pubblica da parte della Sapienza come invece deve avvenire ordinariamente nella Pubblica Amministrazione e nelle Università, almeno per le attività a carattere eminentemente pubblico, quali proprio la ricerca. Inoltre la parte di profitto a vantaggio eventualmente della Sapienza appare piuttosto ridotta, come fanno notare in un comunicato i Giovani Comunisti di Roma (leggi qui). Infine il contratto di associazione in partecipazione Kcube/Sapienza prevede nell’articolo 5: “(Ingresso di nuovi associati) per la realizzazione dell’iniziativa Kcube potrà stipulare altri accordi di associazione in partecipazione con altre università e centri di ricerca senza fini di lucro senza l’obbligo di ottenere il consenso de la Sapienza”; una clausola particolarmente penalizzante però “digerita” tranquillamente dal cda della Sapienza.
Dopo le manganellate agli studenti e ai manifestanti che protestavano qualche mese fa contro la kermesse Maker Faire, che per tre giorni si era presa lo spazio della Sapienza, chiudendo per 3 giorni l’attività didattica e di ricerca, ora c’è un secondo passo nel delirio. L’autorità per la concorrenza, la Corte dei Conti, l’autorità anticorruzione non hanno niente da dire sull’accordo Kcube/Sapienza? Possibile che la concorrenza viene predicata sempre in casa altrui e razzolata male in casa propria? Nessuna voce parlamentare ha niente da dire? E gli studenti universitari tacciono?
Infine, un’ultima ma grave considerazione. Carrai era ventilato per diventare il capo della sicurezza informatica nazionale, oggi si parla di lui come superconsulente di Renzi nel medesimo settore. E’ una cosa ragionevole questa candidatura per un uomo che sarebbe il paladino dell’interesse generale e presiede la Kcube srl, una società in materia di ricerca farmaceutica che fa accordi piuttosto anomali con la Sapienza e che presiede serenamente, a sua insaputa forse, un cda dove uno è sotto processo per il Buco del Monte dei paschi di Siena ed un altro fu coinvolto, patteggiando, nella orrenda vicenda dello scandalo della corruzione farmaceutica dei farmaci dell’allora ministro della sanità De Lorenzo? Se ciò è all’insaputa di Carrai quale incarico di “supersbirro” può andare mai a rivestire?