Vertice italo francese in una città blindata. Cortei per terra e per mare contro Tav e guerra. Cariche ai barchini in laguna. Dichiarazioni trionfali ma la Tav non si farà. Ecco perchè
di Checchino Antonini. Foto e video da Global Project
La Torino-Lione «è essenziale» per «l’avvenire delle relazioni economiche» tra Francia e Italia, scrive l’Eliseo in un documento diffuso a Parigi nel giorno del 33/o vertice franco-italiano di Venezia. Obiettivo dei due governi è il «lancio della fase di lavori». Ma davvero è così? Le slide allegate in questo articolo fanno i conti con la retorica del governo francese e del suo omologo italiano.
Due le questioni in sospeso dal penultimo vertice: la certificazione dei costi e la loro ripartizione tra Francia e Italia. «Questo accordo – annunciano a Parigi – arriverà durante l’incontro a Venezia e consentirà di avviare gli appalti e i finanziamenti europei. È un grande passo avanti che permetterà il lancio della fase dei lavori». Una ventina di ministri coinvolti. Ma Venezia si conferma una città ribelle anche oggi.
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La questione della devastazione della Valle – occupata militarmente da truppe reduci dalle missioni di guerra – si intreccerà a quella dei migranti e dei profughi nonché a quelle relative alla nuova avventura guerresca che Parigi e Roma stanno ingaggiando con Roma. Per questo il vertice è blindato nella consueta zona rossa e per questo, stamattina, Venezia è stata teatro di una grande mobilitazione di attivisti No Tav e No Grandi Navi per le calli e in laguna. I no Tav hanno preparato delle slide che spiegano l’assoluta inutilità dell’opera e l’incertezza sulla sua realizzazione.
Zona rossa e negozi chiusi, monumenti e campi presidiati da forze dell’ordine e militari non hanno potuto impedire le manifestazioni di chi si batte contro le grandi opere, la guerra e i danni collaterali: miseria e distruzione per molti, corruzione e speculazione per pochi. A Venezia c’è stata la convergenza della Campagna nazionale Stop Devastazione e Saccheggio, dei comitati Trivelle Zero delle Marche, Stop Biocidio di Napoli e tutta la costellazione di comitati attivi nel Nord Est. Presenti anche gli studenti medi in sciopero e i centri sociali del Nord Est con uno striscione che recita “No Grandi Opere , No War, No Borders”. I No dal Molin da Vicenza hanno richiamato al presidio contro la guerra in Libia, che si terrà nella città berica sabato 12 marzo. Una lunga giornata iniziata con i picchetti davanti a tutte le scuole di Venezia e proseguita con il corteo verso
Palazzo Ducale, per terra e per mare con due cortei affiancati.
Un migliaio di persone che ha sfidato la pioggia anche quando, subito dopo mezzogiorno, polizia e guardia di finanza hanno speronato i barchini che provavano ad avvicinarsi a Palazzo Ducale, luogo del vertice, sul limite della zona rossa. La diretta di Global Project è molto utile per capire la dinamica dei fatti e la portata della mobilitazione. Vengono usati idranti. Da terra, cori di sostegno da parte dei manifestanti.
Dalle 13 la zona rossa è estesa a tutto il bacino di San Marco, con relativo divieto di navigazione. Ad una delle imbarcazioni, circondata dalle Forze dell’Ordine, è stato tranciato il timone. Alle 14,30, il corteo è tornato a piazzale FS per concludere una giornata di lotta memorabile.
«La nostra solidarietà ai manifestanti che a Venezia stanno contestando il vertice franco-italiano sulla Tav, esprimendo la loro opposizione alla Torino-Lione e alle grandi navi. Invece di reprimere il dissenso, come al solito, come fa Erdogan, con la forza, il governo ascolti le ragioni dei cittadini che si oppongono alle “grandi opere” inutili e dannose come la Tav in Val di Susa», ha dichiarato Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista alla notizia delle cariche.
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Mai stato a Venezia.