Venezia. L’intreccio di passi e di barche, fino alla zona rossa. La folla di bandiere e di ombrelli colorati. Le barche investite da getti potenti, ma continuano l’arrembaggio, tra fumogeni colorati
da Venezia, Nicoletta Dosio
Venezia, infiniti vicoli che si perdono tra campielli e canali; edifici corrosi dai secoli, misteriosi fondaci un tempo regno di artigiani e mercanti, dove pare ancora aleggiare il sentore di spezie e profumi d’oriente.. E’ questa la Venezia che ci accoglie e che percorriamo, in un intreccio di passi e di barche, fino a punta della Dogana
L’altra Venezia, quella regale e curiale di piazza San Marco, dove tra poche ore si ritroveranno i governi italiano e francese per siglare l’ennesimo patto di guerra agli uomini e alla natura, ci è interdetta, zona rossa blindata da mezzi militari e forze armate. Tra poco, solo per i loro macabri cerimoniali si accenderanno i candelabri di Palazzo Ducale, risplenderanno gli ori delle sale antiche. Immagino Piazza San Marco deserta, invasa dal grigiore di questa primavera che tarda, imprigionata dal gelo del clima e della storia. Mi figuro i colombi percorrere a piccoli passi uno spazio divenuto immenso, sconcertati da tanto vuoto.
Ma questa Venezia dove si è ritrovato il popolo che lotta, si prepara per via di terra e d’acqua a contrastare il divieto.
Una folla di bandiere, di ombrelli colorati avanza sotto la pioggia verso il Canale della Giudecca; una piccola flotta di barche che innalzano bandiere NO TAV e NO GRANDI NAVI sbuca dal reticolo di canali nel grande braccio di mare su cui domina la mole della Dogana da mar, procedendo leggera verso il bacino di San Marco.
Ma la corsa non dura molto, va a cozzare contro un cordone di motoscafi della polizia. Le piccole imbarcazioni non cedono, cercano di insinuarsi nei varchi, ben presto speronate da poliziotti su moto d’acqua. Arrivano anche gli idranti, una grande macchina da guerra, come una torre natante che spara acqua di mare da innumerevoli cannoni.
Le barche sono investite da getti potenti, ma continuano l’arrembaggio, tra fumogeni colorati: ci sembra di rivivere i momenti più memorabili delle lotte in una Clarea trasposta nel mare di Venezia.
Quando tutto finisce e donne e uomini resistenti toccano terra fradici ma non domati, sta ormai nascendo nell’immaginario collettivo il mito dei “pirati NO TAV”in lotta contro l’ingiustizia.
A sera, sui pullman del ritorno si intrecciano impressioni e racconti. Qualche anziano ha visto Venezia per la prima volta e per la prima volta è stato in barca; tutti raccontano con orgoglio che si fa già nostalgia la “battaglia navale” cui hanno partecipato.
Scocca ormai la mezzanotte quando rientriamo in Valle.
Dall’alto ci accoglie la Sacra di San Michele illuminata.
All’orizzonte, tra le montagne sommerse dalla notte, la Clarea ci aspetta.
Grazie Nicoletta!
E grazie a tutti quelli, Valsusini e no, Veneziani e no, che erano li’ a manifestare a terra e in acqua.
Grazie per averci dato questo bel momento e questo bel po’ d’aria pulita da poter respirare, in quest’italia mefitica in un’europa incapace e feroce.
Grazie.