Ignazio Marino e Fassina verso quelle che qualcuno chiamerà “primarie rosse” a cui parteciperà anche Peciola. Bray si sfila o forse no. Che cosa farà Rifondazione? Il mito di Marino a “sinistra”
di Giulio AF Buratti
Ignazio Marino, a quanto si apprende, ieri sera ha incontrato Stefano Fassina, all’apparenza candidato di Sinistra Italiana al Campidoglio, e Nicola Fratoianni, leader di Sel. Obiettivo: trovare una candidatura ampia e unitaria per il Campidoglio o, più precisamente, per far crescere le azioni della “sinistra” al probabile ballottaggio. Slittato a oggi l’incontro con l’ex ministro Bray, dell’entourage di D’Alema ma, mentre le agenzie scrivono che i due dovrebbero vedersi o sentirsi nei prossimi giorni, con lo stesso obiettivo, il manifesto scrive che Bray avrebbe già deciso di fare un passo indietro rispetto a uno spazio già troppo affollato.
Fra poco uscirà il libro-verità di Marino sulla sua cacciata dal Campidoglio ma «Parte Civile» già raccoglie le firme per la sua candidatura.
Anche l’ex capogruppo capitolino di Sel, Gianluca Peciola, sarebbe pronto a candidarsi a quelle che qualcuno chiamerà certo “primarie rosse”, per fornire una sponda di sinistra all’aggregazione tra sinistra già radicale e malpancisti del Pd che sembrano rivendicare le centinaia di schede bianche delle recenti primarie del Pd romano. Peciola sarà anche alla manifestazione cittadina del 19 marzo contro una delibera, prodotta dalla Giunta Marino quand’era vicesindaco Nieri di Sel, che rischia di sfrattare gran parte dei centri sociali romani. Quelli di Sel dicono che ne viene fatta un’interpretazione restrittiva ma dov’erano quando la Giunta Marino s’è fatta in quattro per mettere a valore il patrimonio capitolino? L’assessorato al Patrimonio era in mano a Sel.
La Giunta Marino, al netto delle riserve sulla questione morale, è stata l’ennesimo affondo del Pd per tagliare le spese sociali – non si dimentichi il brutale piano di rientro previsto dal suo bilancio – e proseguire le privatizzazioni delle aziende pubbliche e del patrimonio. E’ proprio contro quel modello che si scenderà in piazza il 19 marzo consapevoli che la violenza dell’attacco condotto dal governo commissariale di Tronca deriva da direttive del governo Renzi e dell’Europa. I medesimo binari su cui s’è mosso il trenino di Marino. O c’è ancora qualcuno che vuole rispolverare il mito che Marino rappresentava uno scarto a sinistra e su quel mito ha costruito la scorsa campagna per le comunali? «Rompere il ricatto del debito, opporsi alla vendita della città di Roma, del suo patrimonio, dei suoi servizi, dei suoi spazi pubblici: questo il minimo comune denominatore che le varie esperienze politiche e sociali della città hanno trovato per articolare una forte risposta al pericoloso tentativo di riscrittura della vita della città, pianificato attraverso il Documento Unico di Programmazione (DUP che ricalca il programma che s’era prefisso Marino)», si legge nella chiamata per il 19 marzo.
Lo scioglimento della riserva da parte dell’ex sindaco sembra irritare a destra e a sinistra del conglomerato che si profila all’orizzonte. «Per noi sono ipotesi che non esistono e ci stupisce non siano state già smentite. Noi le primarie le abbiamo già fatte e ora chi si candida al di fuori, si candida contro il centrosinistra lo fa senza alcuna possibilità, per far vincere la destra e Grillo», strepita il commissario dem di Roma Matteo Orfini all’Ansa riprendendo il leit motiv del voto utile. A chi gli chiede se, in caso di candidatura da outsider di Ignazio Marino o Massimo Bray, che sono attualmente esponenti del Pd, sarebbero fuori dal partito, Orfini risponde: «È un ipotesi che non voglio nemmeno prendere in considerazione».
«La discussione sulle “primarie rosse” a Roma – dice anche Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – è completamente campata per aria. Non ha nessun senso fare primarie tra candidati che sostengono progetti politici diversi. Noi siamo alternativi al Pd e al suo progetto politico e non siamo interessati in nessun modo ad essere contaminati dalle beghe di potere che dilaniano il Pd e che con la politica hanno poco a che fare. In secondo luogo non ha nessun senso fare primarie con chi rischia di essere rinviato a giudizio nelle prossime settimane. Il candidato della sinistra a Roma c’è già e si chiama Stefano Fassina». Ma Fassina lo sa? Sono mesi che, parallelamente a una debole campagna di lancio della sua candidatura, l’ex sottosegretario del governo Letta, ed ex responsabile economico del Pd, lancia messaggi a settori del Pd disgustati dalla defenestrazione di Marino senza curarsi di come tutto ciò potesse logorare il fianco sinistro della sua mai nata coalizione. La telenovela continua.