Movimenti, centri sociali, sindacati di base, la sinistra radicale e anticapitalista: domani a Roma in piazza uniti per contestare il bilancio “lacrime e sangue” del commissario Tronca
di Giampaolo Martinotti
“Da mesi un nuovo equilibrio si è stabilito a Roma. Un equilibrio che supera le istituzioni democratiche e applica attraverso la gestione prefettizia le ricette decise dal governo Renzi e dall’Europa”. Inizia così l’appello che invita tutte e tutti alla mobilitazione cittadina prevista per domani, sabato 19 marzo. Movimenti e centri sociali, sindacati di base, la sinistra radicale e anticapitalista, lavoratrici e lavoratori, studenti e cittadini romani si sono dati appuntamento in piazza Vittorio Emanuele II alle ore 15 per dire no alla più feroce svendita del patrimonio pubblico, ai pesantissimi tagli e alle privatizzazioni contenute nel Dup, il Documento unico di pogrammazione, firmato dal commissario Tronca.
Funzionale alle più sciagurate politiche di austerità, la gestione prefettizia della città voluta dal Partito Democratico è la triste eredità tramandata ai romani dalle fallimentari giunte degli ultimi anni e dalla disastrosa esperienza dell’ex sindaco Marino, asservito alle stesse politiche imposte dal patto di stabilità e dal pareggio di bilancio, con i relativi tagli ai servizi, sfratti e sgomberi, processi di privatizzazione, speculazione cementizia, attacchi al salario e ai diritti dei lavoratori.
Questa gestione emergenziale di Roma al tempo della crisi economica perpetua, e della minaccia terroristica paventata di tanto in tanto dal ministro Alfano, ha lo scopo essenziale di reprimere i diritti sociali e civili restringendo il campo della democrazia e del dissenso. Questo nuovo modello non accetta mediazioni sociali ed esprime la necessità di applicare le politiche neoliberiste attraverso l’inflessibile repressione di chi resiste, come “le tante realtà in lotta che fanno di Roma una città che non si arrenderà facilmente all’arroganza della finanza e delle politiche economiche europee ed internazionali”.
Allo stesso modo, la perversa logica del debito viene utilizzata per scardinare la democrazia e i diritti a tutti i livelli, imponendo così ai cittadini una vera e propria sudditanza nei confronti dei poteri tecnici. All’interno di una città militarizzata, i vincoli di bilancio e il profitto privato annullano la garanzia dei diritti fondamentali, e gli enti locali vengono spinti nella spirale del patto di stabilità, una vera e propria trappola per la quale gli investimenti, la crescita economica e la salvaguardia dei beni comuni non hanno alcuna considerazione.
In questo contesto assurdo, le ripercussioni per Roma e per i suoi abitanti sono drammatiche. Le condizioni di vita e di lavoro continuano a peggiorare, mentre la costante degradazione dei diritti aumenta la disperazione delle fasce più deboli della società. Paradossalmente, il mutualismo degli spazi sociali che danno un aiuto concreto a tante famiglie, e che in questi anni hanno rivitalizzato le periferie seminando integrazione e cultura alternativa, è sottoposto all’attacco violento di quelle stesse istituzioni che da tempo hanno abbandonato a se stesse proprio le periferie.
#RomaNonSiVende vuole essere una forma di contrasto al nuovo modello emergenziale, all’interno di un futuro percorso di mobilitazione unitaria dall’approccio sistemico. Un processo di opposizione alla mercificazione di ogni ambito della vita, costruito e contaminato dai rapporti tra le varie realtà sociali, politiche, sindacali di classe e associative presenti sul territorio. Domani a Roma “promuoviamo tutti insieme gli spazi sociali, il sindacalismo di base e conflittuale, i movimenti per il diritto all’abitare, le cooperative sociali, le realtà dei lavoratori autorganizzati e i comitati di quartiere”, fondamentali realtà a difesa dei diritti e della dignità di tutti gli abitanti della capitale.