Il gruppo romano con il nuovo EP Namastè Om Shanti al Parco della Musica. Mix di ritmo, groove e melodie tra Mediterraneo, Medio Oriente e India
[di Sergio Braga]
Ho assistito all’inizio di gennaio di quest’anno ad una sorta di “anteprima” del concerto di Nuove Tribù Zulu, ora in programma all’Auditorium Parco della Musica il primo giorno d’aprile. Non si tratta di uno scherzo, però. Affatto, per chi ama la musica che si apre al mondo senza pregiudizi. L’occasione allora era il lancio dell’Ep Namasté Om Shanti all’auditorium Santa Chiara. Ed è stata davvero una sorpresa, anche se attesa perché è da 25 anni che ci sorprendono. Quella sera teatro gremito, posti in piedi. Era un concerto, uno spettacolo, una live performance in esponenziale crescendo che ha coinvolto, trascinato il pubblico in un’esperienza musicale fatta di ritmo, groove e melodie tra Mediterraneo, Medio Oriente e India, con incursioni tra Klezmer e Gypsy, che non ti faceva smettere di chiedere bis. Sto ancora digerendo sensazioni che mi portano lontano. Sogni, forse, anche ma realtà distanti e divergenti, se si vuole.
L’Ep Namasté Om Shanti, del resto, propone due brani originali, teaser del lavoro in corso di questo storico gruppo che anima, ormai da un coerentissimo, eppure sempre creativo e sempre sorprendente, quarto di secolo, il panorama romano/italiano della folk/world music. Due brani, due title track, Namastè e Hara Shiva Shankara, nell’Ep del 2015. Con il remix di NeroloZ che ne esaltano i potenziali dance. E lì si balla, sul serio. L’album è uscito all’inizio dell’anno per Filibusta Record.
È da questo Ep, in realtà un concept, che nasce Namastè Live 2016 sul palco del Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica, una produzione in collaborazione con Norman Music ed Helikonia. Il gruppo suona – fa musica – nella collaudata formazione composta dai fratelli Camerini. La voce, inconfondibile, di Andrea Camerini, nel crescere del groove. L’acrobatico contrabbasso di Paolo Camerini, maestro dello slapping e di altre infrazioni/interazioni ritmiche con lo strumento che ci lasciano con il fiato sospeso. Straordinaria polistrumentista, Ludovica Valori, alla fisarmonica, pianoforte e tastiere. E che quando serve ci mette la voce.
Questi ultimi due, reduci da una tournée americana, nell’ensemble Train de Ville che li ha visti suonare a New York, in due locali ad Harlem la loro world/folkmusik, e, al Queens College della City University of New York (CUNY), in occasione del lancio dell’Italian Culture Club creato di recente dall’ateneo, con il nuovo ed il vecchio folk italiano/romano, per spiegare, con la loro perfomance ed un reading curato dalla sociologa urbana Irene Ranaldi, cosa è oggi Roma e l’Italia con le sue contraddizioni.
Infine, ma non ultimi, semmai indispensabili per il mix e lo spettaclo. Roberto Berini alla batteria, una “gun machine” nella precisione e nell’espressione. Massimiliano Diotallevi al sassofono/fiati capaci di fiati/grida da lasciare senza fiato. Basterebbe. Ma non basta. Non basta perché in concerto ci saranno degli straordinari guest che hanno collabrato all’Ep. L’iraniano Pejman Tadajon, stupefacente maestro di setar e kamancheh, strumenti ancestrali della musica asiatica. Ed il maestro di Tabla Sanjay Kansa Banik, dall’Orchestra di Piazza Vittorio, con percussioni da brivido.
Appuntamento da non mancare il primo di aprile al Teatro Studio dell’Auditorim Parco della Musica di Roma. Emozioni