Lo scandalo della commistione tra politica e petrolio fa salire la voglia di andare a votare al referendum del 17 aprile per fermare le trivelle e magari anche Renzi
di Giulio AF Buratti
Nicola Piepoli, volto noto di sondaggista, dice che il quorum è più probabile dopo la venuta alla luce dello scandalo Guidi/Total. Il suo collega Weber di Swg dice che le percentuali non cambieranno dopo il 31 marzo, con lo scoppio del caso Guidi e petrolio in Basilicata. Ma il dato è che il referendum NoTrivelle è uscito dalle nebbie in cui si trovava. A sei giorni dal petrolgate che ha portato alle dimissioni di Federica Guidi, diventa probabile il raggiungimento del quorum secondo Piepoli che ha rivelato al sito L43 i dati dell’ultima rilevazione svolta tra lunedì e martedì. Alla domanda se il caso Guidi ha cambiato l’intenzione di voto per il referendum del 17 aprile è stato registrato un rafforzamento della percezione a partecipare alla consultazione. Tale da poter anche rendere valido il voto. L’istituto Piepoli non entra nel merito dei ‘sì’ e dei ‘no’ ma chi si recherà alle urne lo farà soprattutto per bloccare le trivellazioni in alto mare e per mandare un segnale al governo. Renzi, di suo, difende la legittimità dell’astensione (ovvio) ma dimentica il dovere del governo di favorire al massimo la partecipazione. Le sue pulsioni autoritarie sono evidenti nel rifiuto di accorpare il referendum al voto per le amministrative, cosa che avrebbe anche permesso un discreto risparsmio all’erario, 300 milioni secondo i calcoli del Codacons. Il prossimo 13 aprile il Tar del Lazio si pronuncerà proprio sul ricorso promosso dal Codacons contro la decisione del Governo di fissare il referendum sulle trivellazione al 17 aprile. La decisione del Governo di non unificare referendum ed elezioni amministrative risulta contraria ai principi di buon andamento della Pubblica Amministrazione e non sembra rispondere ai criteri fissati dalle norme vigenti e dalla Costituzione. Giachetti, candidato renziano per la corsa al Campidoglio sente puzza di bruciato e si affretta a dire che lui a votare ci andrà.
Il premier, tuttavia, non rinuncia al bullismo mediatico: «Spero che questo referendum che potrebbe bloccare 11 mila posti di lavoro fallisca».
L’ultima rilevazione di Piepoli ha rilevato che il 74% degli interpellati pensa con convinzione di recarsi alle urne. Con i referendum, ha spiegato il noto sondaggista, è inequivocabile il dato di metà giornata del voto: se la media è del 10% il quorum non sarà mai raggiunto, se è del 30 l’effetto traino salverà la consultazione».
La sedicente sinistra del Pd prova timidamente a prendere la palla al balzo a favore del Sì e giudicando eccessive le parole del premier. A Palazzo Chigi, però, sarebbero convinti che la “sinistra” dem non sia in grado di gestire la situazione. L’unico che potrebbe farlo è il governatore pugliese Michele Emiliano in corsa per sfidare per sfidare Renzi nella corsa alla segreteria.
Alcuni sondaggisti erano stati interpellati nei giorni scorsi dal Corsera sulla consultazione del 17 aprile. Un referendum il cui quorum dipende anche da circa la metà del corpo elettorale che si trova in regioni non interessate direttamente dalle trivelle (Lazio, Lombardia, Piemonte e Sicilia). Roberto Weber (Swg) non crede che le percentuali cambieranno in modo significativo: «In Italia non c’è una sensibilità ambientale così forte. E poi chi punta a un coagulo politico contro Renzi non fa i conti con la mancanza di leadership nelle file di chi vorrebbe dare la spallata al governo». Per Nicola Piepoli «le probabilità di raggiungimento del quorum ora aumentano. Tutto dipenderà dall’affluenza del mattino: se entro le 13 avrà votato il 25%, nel pomeriggio di domenica ci sarà un effetto trascinamento per tanti elettori». Per Alessandro Amadori «c’è più consapevolezza. Molti italiani, prima disinteressati, ora dichiarano di voler andare a votare». Carlo Buttaroni (Technè) è convinto che il caso Guidi abbia «acceso l’attenzione anche se l’effetto derivato è quello del doping perché ci si allontana dal merito del quesito e si focalizza l’attenzione sulle parti in causa». Qualcosa è cambiato dopo il 31 marzo per Fabrizio Masia (Emg): «Anche se gli italiani dimenticano facilmente. E una reazione a caldo non favorevole al governo potrebbe cambiare in queste due settimane». «È meglio che Renzi non alzi troppo i toni altrimenti rischia l’effetto paradosso – aggiunge Piepoli – il Pd, alla fine, è un partito ubbidiente». Per Weber invece «il tasso di disubbidienza nel Pd è altissimo. Il partito che vincola non esiste più».