Meno di un italiano su 4 sceglie di dare l’8 per mille alla Chiesa Cattolica che però si prende l’82% del montepremi. Il trucco spiegato da una campagna dell’Uaar
di Francesco Ruggeri
S’è riaperta la caccia all’otto per mille, uno degli sport preferiti delle gerarchie cattoliche per drenare fondi pubblici. Stiamo per essere invasi dagli spot strappalacrime della Cei sulla bontà di cedere anche una quota del nostro reddito per mantenere un apparato famelico e finanziare attività che dovrebbero garantire il governo e gli enti pubblici. Grazie alle regole truccate la Chiesa Cattolica si pappa l’82% del monte di soldi con appena il 37% dei consensi da parte dei contribuenti. Lo spiega bene l’Uaar, Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti, che inaugura Occhiopermille, una campagna Aiutare i contribuenti a effettuare una scelta informata e consapevole per la destinazione dell’8 per mille. A partire da domani, 15 aprile, l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione sul proprio sito il modello 730 precompilato e l’Uaar ha pensato di cogliere l’occasione per ricordare a tutti i contribuenti che il meccanismo è fondato su un inganno a tutto vantaggio della Chiesa cattolica.
“L’Uaar è da anni impegnata per l’abolizione dell’8 per mille o per il passaggio a una tassa che gravi solo sul contribuente che vuole espressamente finanziare la propria religione”, spiega Stefano Incani, neosegretario dell’Uaar. “E finché non si realizzerà questo nostro auspicio riteniamo di fondamentale importanza informare i contribuenti su questo perverso meccanismo. Non sono in molti per esempio a sapere che anche le quote non espresse – quelle che non vengono destinate, perché il contribuente non firma né per lo Stato né per una delle confessioni religiose che ha accesso ai fondi – sono comunque ripartite in proporzione alle firme ottenute. Meccanismo che si traduce nel fatto che la Chiesa cattolica con il 37% delle firme si aggiudica l’82% dei fondi. Sono infatti solo quattro contribuenti su dieci a firmare per destinare l’8 per mille: poiché la maggior parte di loro (circa il 70%) sceglie la Chiesa Cattolica, questa, in virtù di tale meccanismo, riceve ogni anno l’80% della torta, cioè più di un miliardo di euro. Di fatto quattro persone su dieci decidono anche per le altre”.
Sulla mancanza di trasparenza è intervenuta anche la Corte dei Conti, per ben due volte nell’arco dell’ultimo anno e mezzo, sottolineando come lo Stato sia l’unico competitore che non sensibilizza l’opinione pubblica sulle proprie attività con campagne pubblicitarie, manifestando in tal modo un disinteresse che ha determinato, nel corso del tempo, «la drastica riduzione dei contribuenti a suo favore».
“Il nostro invito – spiega Roberto Grendene, responsabile Campagne Uaar – è prima di tutto a compiere una scelta informata. In secondo luogo invitiamo tutti a fare pressione affinché l’8 per mille statale sia usato laicamente a beneficio di tutti, per esempio facendo in modo che sia destinato agli interventi contro le calamità naturali”. E la Chiesa Cattolica, è noto, non ha nulla di naturale. E’ una calamità artificiale.
Articolo assurdo. Se non si firma per destinare l’8 per mille a qualcuno, non ci si può poi lamentare di dove sono andati a finire quei soldi.
Esattamente come chi non vota e poi si lamenta del governo.