L’inviato di Popoff, nella capitale dell’isola, La Valletta, sulle tracce di Corto Maltese mentre a Roma si inaugura una mostra sugli incontri e i passaggi di Hugo Pratt
da La Valletta, Malta, Enrico Baldin
Poco nella cultura e nella letteratura di Malta parla di Corto Maltese, il celebre personaggio del fumetto italiano conosciuto in tutto il mondo ed in particolar modo in Europa occidentale. Eppure tra le pagine del fumetto, nelle introduzioni e nelle storie, si scorgono – spesso sfumati – piccoli particolari sull’infanzia del marinaio ed avventuriero con orecchino e camicia bianca creato dalla matita di Hugo Pratt. Corto Maltese infatti è nato nell’isola di Malta nel 1887, nella sua capitale La Valletta, ed ha passato a Malta parte della sua fanciullezza studiando alla scuola ebraica.
Corto era già cosmopolita dalla nascita. Figlio di madre gitana nata a Siviglia e di un marinaio britannico originario della Cornovaglia, Corto Maltese nacque con già il mondo nel sangue. Nella piccola Malta – dopo esser vissuto a Cordova e a Gibilterra – Corto iniziò a prendere confidenza col suo futuro, ascoltando storie provenienti da lontano raccontate da marinai, da mozzi e capitani. Storie da ogni angolo del mondo, narrate da uomini che attraccati in ogni angolo del mondo. A Malta – isola spesso solo di passaggio – queste storie si incrociavano passando di bocca in bocca, confondendosi. Storie a volte fantasiose e incredibili che stuzzicavano la fantasia del piccolo Corto, che ancora non sapeva distinguere quanto fosse vero e quanto provenisse dal pavoneggiarsi di quegli uomini che forse volevano solo far colpo su qualche donna.
Quanti pensieri, quante immagini nella testa di Corto che accovacciato a Port Sant’Elmo, provando a guardare il mare oltre la linea dell’infinito, sognava di vivere le avventure udite giù al porto, toccando nuove terre. Perché per chi è figlio di un’andalusa e di un britannico, per chi nei primi anni di vita si è cullato tra i racconti dei marinai tra La Valletta e Gibilterra, prima o poi la piccola Malta diviene stretta. Eppure tracce di alcune tra quelle terre in cui Corto Maltese giunse durante la sua vita, già si trovavano a Malta. A Malta approdarono conquistatori, si esportarono civiltà, si combatterono guerre, si installarono fortificazioni. Dall’intelligenza dei fenici nel costruire vascelli mercantili alla cristianità che iniziò col naufragio di San Paolo nella piccola isola mediterranea, dai tratti linguistici lasciati dagli arabi alle influenze dei normanni, degli aragonesi e dei castigliani, fino al lungo perdurare della presenza dei cavalieri crociati di san Giovanni e alla razzia compiuta da Napoleone a cui in seguito si oppose la corona inglese. Quel mondo che a Malta era giunto nel corso di due millenni, Corto il navigatore avventuriero andò a cercarlo durante la sua vita.
Rispetto a fine ‘800, La Valletta che ha dato i natali a Corto Maltese, è molto cambiata. Oggi sui rumori e sulle urla del porto prevalgono i clacson delle auto; ai pescherecci, ai velieri e alle galere mercantili, si sostituiscono enormi navi e lussuosi panfili che nulla hanno a che vedere con La Valletta della fine del diciannovesimo secolo. Le storie di mostri marini e di terre ignote che affioravano dalla nebbia oggi vivono sulle leggende di vecchi libri.
Quel che non è cambiato però è il vento che soffia sul porto di La Valletta. Soffia tanto forte da incunearsi tra le vie e tra i palazzi vecchi e nuovi. Non è cambiato il colore chiaro delle pietre vecchie centinaia d’anni della fortificazione che i Cavalieri dell’ordine di san Giovanni eressero per difendersi dai turchi. Non sono cambiate le nuvole che corrono alla stessa velocità di un pensiero. La cupola della chiesa di San Paul continua a vedersi e a brillare anche di notte, e lo sguardo dal porto sulla cittadina di Birgu appare intatto. Il blu del mare fa apparire pallido il cielo, mentre il calore del tramonto appacifica una città movimentata, acquietando anche il mare le cui onde stamattina si infrangevano con impeto sulle mura robuste come i quattro secoli e mezzo di storia di questa città. I viottoli acciottolati che salgono verso la cattedrale di San Juan paiono fermi ad un tempo remoto e nei vicoli più stretti gli sguardi delle donne anziane si intravedono tra i vetri delle finestre; i gatti che si adagiano sulle pietre esposte al sole alzano gli occhi al passo incerto di chi cammina cercando un altro scorcio romantico.
Tutto questo nella capitale di Malta non è cambiato. E se Corto Maltese tornasse a La Valletta anche solo per il tempo di un attimo riconoscerebbe che nel profondo, oltre la sua frenetica normalità, la sua città natale è rimasta come prima, ed un po’somiglia a lui per quell’aspetto romantico ed affascinante. Forse perché ogni uomo, almeno un po’, è figlio anche della terra in cui è cresciuto.
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Grazie!
Articolo molto interessante che evidenzia il legame forte, seppur sensibile, che riavvicina il mito del Corto Maltese con quell’isola che, per la sua grande specie, lo deve ancora scoprire ed apprezzare nello stesso modo in cui Corto accarezzava la liberta’ come se fosse la sua amante oltreoceana.