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«Che cos’è il Ttip e cosa vuole da te»

«Tutti a Roma il 7 maggio». Intervista con Elena Mazzoni, coordinatrice della Campagna Stop-TTIP Italia e tra gli autori di “TTIP. L’accordo di libero scambio transatlantico. Quando lo conosci lo eviti”

di Giampaolo Martinotti

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In questi giorni, alla vigilia della visita del presidente statunitense Barak Obama a Hannover, circa 90 mila persone hanno invaso le strade del capoluogo tedesco per protestare contro il TTIP, il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti che minaccia la democrazia e l’ambiente. In Italia, la Campagna Stop-TTIP invita tutte e tutti sabato 7 maggio a Roma per una grande manifestazione nazionale per “fermare il trattato, tutelare i diritti e i beni comuni e per costruire un altro modello sociale ed economico”.

Che cos’è in poche parole il TTIP?

L’acronimo TTIP sta per Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti, un accordo bilaterale tra USA ed Ue, in corso di negoziazione dal 2013. Era il giugno del 2013 infatti quando, durante il summit del G8 in Irlanda del Nord, il Presidente della Commissione europea Barroso, insieme al Presidente USA Obama, al Primo Ministro UK David Cameron e al Presidente del Consiglio europeo Von Rumpy, stagliandosi sullo sfondo bucolico dei boschi e dei laghi della contea di Fermanagh, hanno dato il via ai negoziati del TTIP. Fino all’ottobre del 2014 il Trattato è stato segreto perfino nel testo del mandato negoziale e prima della declassificazione del mandato il mediatore europeo1 Emily O’Reilly, su pressione del Parlamento europeo, aveva avviato una consultazione online tramite la quale i soggetti interessati potevano esprimere la propria opinione sulle misure concrete che la Commissione avrebbe dovuto intraprendere per rendere più trasparenti i negoziati TTIP. La declassificazione del mandato è stata accolta con toni trionfalistici dal Vice-ministro Calenda, in prima fila come tutto il governo italiano nel sostenere il Trattato in quanto “pilastro della futura ripresa economica”.

A che punto sono i negoziati e per quale motivo avrebbero dovuto essere portati a termine nella massima velocità e nella più assoluta segretezza? Quali sono i reali obbiettivi del TTIP?

Nonostante i proclami di grande trasparenza la trasparenza è proprio il grande assente in tutta la negoziazione attorno al TTIP. Dal 25 al 29 aprile si è tenuto a New York il 13esimo round negoziale e voci di corridoio parlano di un’ulteriore sforbiciata data dall’UE alla lista di IGP protette nel Trattato, per assecondare le richieste insistenti degli USA che considerano le IGP europee semplici marchi. L’obiettivo reale del trattato è l’abbattimento delle cosiddette “Barriere non tariffarie” ovvero tutte quelle normative poste a tutela del lavoro, dell’ambiente, dell’alimentazione, dei servizi pubblici, che vengono considerate dalle multinazionali una barriera al loro profitto. Lunedì 2 maggio alle 11:00 i due terzi del testo negoziale del TTIP, ben 248 pagine, sono state desecretate e rese pubbliche da Greenpeace. Sono la sostanza della trattativa tra Stati Uniti e Unione Europea al punto in cui si è arrivati durante l’ultimo round negoziale, svoltosi a New York. Il tutto a pochi giorni dalla grande manifestazione organizzata dalla Campagna Stop TTIP Italia per il prossimo 7 maggio a Roma, e a poche settimane dal prossimo Consiglio Europeo del 13 maggio che tratterà del TTIP e anche del CETA, l’accordo di liberalizzazione con il Canada in via di ratifica al Parlamento europeo.

Nel vostro libro sottolineate come il TTIP costituisca un problema democratico. Cosa sono gli ISDS e perché dal “libero scambio di merci” si è rapidamente passati alla cessione di sovranità dagli Stati ai tribunali privati?

Il punto più controverso del Trattato riguarda sicuramente la presenza al suo interno del meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitore e stato, l’ISDS, uno strumento presente in un gran numero di trattati di libero scambio e d’investimento, un tribunale commerciale nato con lo scopo di proteggere gli investimenti internazionali delle imprese straniere da espropriazioni o trattamento discriminatorio. L’introduzione del meccanismo ISDS nel TTIP permetterebbe, alle multinazionali statunitensi che investono in Europa, di aggirare ogni corte nazionale o europea e accusare direttamente i governi europei nei tribunali arbitrali internazionali ogni volta che ritengono che le leggi in materia di salute pubblica, ambiente e protezione sociale interferiscano con i loro profitti e, le multinazionali europee, godrebbero dello stesso privilegio. Questa procedura di risoluzione delle dispute è già in vigore in migliaia di accordi bilaterali in materia di investimenti sottoscritti principalmente tra paesi ad economia avanzata e quelli cosiddetti in via di sviluppo. Secondo l’UNCTAD, la Conferenza ONU sul Commercio e lo Sviluppo, i tribunali per gli investimenti giudicano i casi dalla prospettiva del diritto commerciale, ignorando gli aspetti più ampi relativi all’interesse pubblico, ai diritti umani e alla salute dell’ecosistema. Collegi arbitrali ai quali fino a pochi anni fa ricorrevano investitori dei paesi ricchi quando operavano in contesti dove non era garantito lo Stato di diritto per la presenza di governi inaffidabili, sono ora oggetto di trattativa in un accordo tra l’Ue e gli USA e questo pare alquanto incredibile. Non vi è alcuna ragione democratica per favorire l’inclusione di un meccanismo di risoluzione delle controversie investitore-Stato nel TTIP, basterebbe un capitolo sulla protezione degli investimenti a riconoscere che, sia l’Unione che gli Stati Uniti, possiedono un sistema giudiziario capace di fornire tutte le garanzie al privato che intende far valere i propri diritti.

Peraltro, ci potrebbero essere ripercussioni a livello ambientale e sulla salute pubblica?

Nel capitolo sulle misure sanitarie e fitosanitarie, che dovrebbe stabilire gli standard di riferimento per la qualità e la salubrità dei cibi, non c’è alcun riferimento a quel Principio di precauzione che l’Unione Europea dice di voler salvaguardare, ma vengono ben specificati quegli organismi che promuovono gli standard a livello internazionale, come il Codex Alimentarius, che hanno criteri meno rigidi dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare.

Qual è la posizione attuale del governo Renzi rispetto al TTIP?

Il governo italiano è uno dei pasdaran del TTIP non a caso Obama ad Hannover ha incontrato anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e, la recente nomina di Chicco Testa al Ministero dello Sviluppo Economico, conferma la tendenza neoliberista del governo italiano.

È già partita una raccolta fondi per finanziare “dal basso” la grande manifestazione nazionale in programma a Roma per il 7 maggio. Perché è necessario scendere in piazza e qual è il messaggio che si vuole lanciare ai governi europei?

Scendere in piazza sabato è doveroso e necessario. L’informazione intorno al Trattato sta aumentando, i social sono invasi, i comitati territoriali sono attivissimi insomma, non ci sono più scuse, Ahora es el momento, adelante!

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Roma, sabato 7 maggio 2016, ore 14 in piazza della Repubblica

Dalla mattina in piazza San Giorvanni: TTIP free bio&eco marcket, lezioni in piazza, info e per finire…CONCERTONE!

L’appello della Campagna Stop-TTIP Italia

Per informazioni e adesioni: stopttipitalia@gmail.com

Aiutaci a sostenere la campagna di finanziamento dal basso#StopTTIP

 

 

 

 

 

 

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